Il prezzo della guerra per le popolazioni

Imprimer
L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
8 novembre 2002

Questa guerra durò otto lunghi anni. Per le popolazioni irachena ed iraniana, fu un macello senza fine. Sotto molti aspetti, fu paragonabile alla prima guerra mondiale in Francia, con le battaglie di trincee interminabili e l'uso intensivo di armi chimiche, particolarmente da parte dell'Iraq. Ma per di più si fece uso di alcuni frutti dei progressi tecnici apportati dall'imperialismo nel corso delle sue guerre coloniali, in particolare le mine antiuomo o altri ordigni a frammentazione. Il numero dei morti fu stimato a più di un milione.

Se la guerra durò così a lungo e fu così micidiale, questo fu dovuto in parte, quindi, all'avidità di profitti dei trust occidentali dell'armamento. E se Saddam riuscì a costruire nel corso di questa guerra una macchina militare così formidabile da permettergli di far fronte ad un paese la cui popolazione era due volte più numerosa, questo fu dovuto innanzi tutto alle scelte politiche dell'imperialismo e alle sue consegne di armi.

All'interno dell'Iraq, come si poteva prevedere, la guerra non fece altro che aggravare il carattere repressivo e dittatoriale del regime. Durante tutta la guerra le esecuzioni di persone "sospette" di appartenere ad organizzazioni illegali proseguirono a ritmo sostenuto. Periodicamente si sapeva che in qualche carcere i prigionieri politici erano "dispersi", il che faceva pensare ad esecuzioni di massa.

Ma soprattutto nel Kurdistan, l'unica regione del paese dove rimaneva un'opposizione organizzata al regime, la repressione fu particolarmente sanguinosa.

Infatti i partiti curdi cercavano di cogliere l'occasione offerta dalla guerra per radicarsi in queste regioni dove l'esercito, troppo occupato, non sarebbe intervenuto per cacciarli. Ma nel 1988, negli ultimi mesi della guerra, Saddam Hussein lanciò un'operazione di ampio respiro. 4000 villaggi e borgate furono completamente distrutti dall'artiglieria pesante o dall'aviazione, in modo che fosse impossibile ricostruirli. In un caso almeno, quello della piccola città di Halabja, l'aviazione irachena fece uso di armi chimiche che uccisero istantaneamente una parte della popolazione. Qualche volta gli abitanti venivano raggruppati prima, poi condotti verso i "villaggi protetti". Ma per guadagnare tempo, non era sempre così e in questo caso quelli che non avevano fatto in tempo per scappare in montagna erano votati ad una morta sicura.

Questa operazione, o piuttosto questo massacro organizzato, durò più di tre mesi e fece almeno 100000 morti, e probabilmente molto di più poiché si contarono più di 182000 dispersi. Mezzo milione di curdi furono parcheggiati nei "villaggi protetti" del regime, oltre a quelli che già c'erano. Così, finita la guerra con l'Iran il 20 agosto del 1988, l'esercito iracheno poté lanciare un'offensiva vittoriosa, questa volta contro i guerriglieri curdi, ormai privi di possibilità di raggiungere le città e i villaggi della regione.