Ciò che faranno i dirigenti americani dipenderà in fin dei conti dai rischi che sceglieranno di affrontare, di fronte ai vari problemi sollevati dal rovesciamento di Saddam Hussein.
Quel che è certo è che, qualunque sia la scelta che faranno, sia quella della guerra che quella della diplomazia accompagnata da una pressione guerriera permanente, il loro obiettivo rimarrà, come è sempre stato fin dal 1945, preservare il dominio dell'imperialismo in generale e del loro in particolare.
Non a caso il Medio Oriente è stato da parecchi decenni una delle principali zone di tensione del mondo. Questo non è colpa dei suoi popoli ma dell'imperialismo. Questa regione ha un'importanza capitale, sia per la sua situazione geostrategica che per la ricchezza petrolifera del sottosuolo. Questa ricchezza che poteva essere un vantaggio per i popoli della regione è diventata una maledizione. Infatti,accanto alla ricchezza smisurata di alcuni emiri e di un'alta borghesia legata all'imperialismo, le masse lavoratrici della regione vivono nella miseria. E sono loro che subiscono le dittature, i colpi di Stato, le guerre che risultano in ultima analisi dalle manovre imperialiste.
Sì, il Medio Oriente è uno specchio del dominio imperialista sul mondo.
E si può dire retroattivamente, alla luce dei decenni di storia che abbiamo evocati, che anche nei periodi di pace la popolazione del Medio Oriente ha pagato caro il dominio imperialista. Nel 1988 per esempio non furono le truppe americane a fare 100 000 morti nella popolazione curda, fu l'esercito iracheno. Ma esso ne ebbe la possibilità perché l'imperialismo aveva armato Saddam Hussein sino ai denti perché potesse fare il suo sporco lavoro al suo posto, indebolendo l'Iran di Khomeini.
D'altra parte, già prima di colpire l'Iraq, questa guerra ha fatto vittime collaterali : i Palestinesi assassinati da Sharon in nome della guerra contro il terrorismo, e adesso i morti della guerra in Cecenia che Putin vorrebbe legittimare con lo stesso pretesto.
Già con la loro politica di sanzioni e di bombardamenti periodici, i dirigenti imperialisti hanno creato uno stato di guerra in Iraq che la popolazione sta pagando caro da dodici anni.
E negli Stati Uniti stessi, il modo in cui hanno schierato l'opinione dalla parte della guerra, con la loro campagna bellica contro Saddam Hussein, è pericoloso per la popolazione americana e contrario ai suoi interessi.
In Francia, l'interesse della popolazione non è neanche di vedere in Chirac un salvatore della pace. E questo non solo perché se ci sarà la guerra, la Francia vi prenderà parte, ma anche perché l'imperialismo francese fa parte della banda di briganti imperialisti che saccheggiano il Medio Oriente. Senz'altro le sue forze non sono all'altezza delle sue ambizioni ! E nelle battaglie per dividerselo, non ha sempre la parte che vorrebbe. Ma le battaglie tra briganti per la divisione del bottino non offrono alcun conforto a quelli che sono stati derubati.
Allora, opporsi al clima di guerra trattenuto contro l'Iraq vuol dire anche denunciare il nostro proprio imperialismo, e questo significa denunciarlo non per il suo accodamento ai capi briganti americani, ma anche per il suo proprio ruolo, passato e presente.
E sia negli Stati Uniti che in Francia, è nell'interesse delle popolazioni mobilitarsi contro questa guerra di brigantaggio contro l'Iraq, che, se si farà, non sarà con la loro approvazione.
Al di là dei rischi attuali di guerra con l'Iraq, al di là dell'attuale politica dei dirigenti americani, è il sistema imperialista stesso che costituisce un pericolo permanente per i popoli. Infatti il sistema imperialista è un generatore di guerre per causa delle rivalità che lo sottendono, dell'oppressione che esercita e della povertà che produce. E nel caso del Medioriente, fin tanto che durerà il dominio imperialista, rimarrà una regione dove la sorte della popolazione sarà subordinata agli interessi dei trust petroliferi.
Allora sì, abbasso la guerra all'Iraq, ma anche abbasso l'imperialismo, sinonimo di guerre e di sofferenze per i popoli !