Le elezioni 2002-2004 (Testo maggioritario)

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Lutte Ouvrière - Testi del 34° congresso (2004)
5 dicembre 2004

Nel corso di questo anno, abbiamo vissuto due consultazioni elettorali nazionali, le regionali del 21 marzo (il secondo turno non ci ha interessati) e le europee del 13 giugno.

Queste due campagne sono state fatte in comune con la LCR.

Evidentemente, ci hanno preso molto tempo ed energia poiché queste campagne e le nostre preoccupazioni hanno perdurato tutto il primo semestre ed anche una parte del 2003.

Queste elezioni ed il nostro accordo con la LCR non possono interpretarsi che risalendo in parte alla presidenziale ed alle legislative del 2002.

Cominceremo questo testo con delle considerazioni più generali sull'elettorato.

Le componenti dell'elettorato

In una campagna elettorale, noi cerchiamo di toccare la frazione della popolazione, e dell'elettorato, che rappresenta quelli di cui vogliamo essere i rappresentanti politici. Tranne in caso di accordo elettorale, non ci rivolgiamo nello stesso modo a quello che noi pensiamo essere, oppure che speriamo essere, il centro di gravità dei nostri elettori, e la LCR fa la stessa cosa dal canto suo. E' per questo che noi diciamo spesso che il nostro elettorato è differente da quello della LCR o, più precisamente, che non sono esattamente sovrapponibili.

Una tale distinzione che può sembrare arbitraria è evidente quando paragoniamo l'elettorato del partito socialista e quello del partito comunista, anche se quest'ultimo è in diminuzione a vantaggio del PS. Una parte dei loro elettorati rispettivi coincide, e dal punto di vista sociale è costituita più o meno dagli stessi. Ma c'è anche una gran parte, si può dire da ogni lato, che non è la stessa, politicamente e socialmente. Gli insegnanti, per esempio, formano una categoria sociale di cui la frazione diciamo "di sinistra" vota piuttosto PS che PC. E si può fare la stessa constatazione, ma in senso inverso, degli operai e delle categorie più sfruttate del mondo del lavoro. Benché il PC stia indietreggiando, ne rimane ancora il principale rappresentante in seno all'elettorato di sinistra.

Certo, si può dire che dappertutto, in tutte le categorie sociali ci sono elettori di destra, addirittura del FN, ma non parliamo di valori assoluti, bensì della proporzione di elettori del PC e del PS che appartengono a queste categorie sociali.

E' difficile dire precisamente perché, da circa trenta anni, un trasferimento di voti è avvenuto dal PC verso il PS. Crollo dell'Urss, dopo quello del muro di Berlino, costituzione e poi rottura dell'unione della sinistra, andirivieni dal 1981 tra la partecipazione al governo, il sostegno critico e la rottura, poi nuova alleanza con nuove partecipazioni governative. Tutti questi destreggiamenti hanno accompagnato, e provocato, la crescita del PS. L'oscillazione della bilancia verso la destra e il riformismo hanno contribuito all'arretramento del PCF. E' certo che ciò che resta al PC è in gran parte la frazione più proletaria del suo vecchio elettorato. Ultimamente ha ripreso qualcosa ma è difficile sapere se ha conquistato un nuovo elettorato, giovane per esempio, o se ha raggruppato vecchi elettori perduti.

Quando questo elettorato contava ancora molto, il PC serviva a portare tale elettorato specifico al PS e gli faceva da battitore sulla sinistra. E' ancora così ma in modo sempre più simbolico.

Ma, al primo turno della presidenziale del 2002, c'è stata una falsa manovra, o piuttosto un errore di valutazione. Convinte della vittoria di Jospin, le differenti componenti della sinistra governativa, PS, PC e Verdi, hanno creduto di aver un capitale di voti sufficiente per permettere nello stesso tempo, a Jospin di essere presente naturalmente al secondo turno e al PC e ai Verdi di fare delle primarie tra di loro. Queste primarie gli avrebbero permesso di ripartirsi, in proporzione dei loro risultati rispettivi alla presidenziale, i colleggi eleggibili che il PS avrebbe lasciato loro alle legislative. In teoria era meglio che lasciare questa ripartizione al solo piacimento dei dirigenti del PS.

Il calcolo sarebbe stato giudizioso se Jospin non avesse fallito il secondo turno per duecentomila voti, in mancanza di troppi suffragi andati ai Verdi ed al PC. Si può dire la stessa cosa di quelli che sono andati all'estrema sinistra, ma l'estrema sinistra non era stata associata al governo Jospin. Gli altri sì ! Ne erano stati solidali per governare ma si sono presentati contro di lui. I traditori sono loro, non noi !

Ma nonostante ciò, i nostri elettori hanno nondimeno pensato che i loro voti sarebbero stati più utili se fossero stati a favore di Jospin.

Per allargare il discorso, parliamo, per esempio, dopo l'elettorato che si considera di sinistra, di quello della destra.

Le differenze tra gli elettori di sinistra e di destra non sono solo differenze di opinioni. Queste opinioni ricoprono anche differenze sociali. Frazioni di questi due elettorati possono scivolare dall'uno all'altro, con conseguenti cambiamenti di maggioranza, ma da ogni lato c'è un cuore stabile. Per di più questi due grandi gruppi di elettori sono bipolarizzati dalle leggi elettorali.

Di solito diciamo che un governo borghese, qualunque sia, di destra o di sinistra, difende gli interessi della borghesia e, più precisamente, gli interessi generali del grande capitale. Ma ciò non è sempre così definito poiché, di più, può difendere, democraticamente tramite il parlamento, o meno democraticamente tramite "gruppi di pressione", interessi borghesi particolari.

In effetti, in una democrazia parlamentare, i dirigenti politici devono essere eletti e, per esserlo, devono anche soddisfare in priorità quelli che votano o voteranno per loro. Il "clientelismo" esiste presso tutti gli eletti, dal consigliere comunale al ministro. Al potere, cercano di favorire la loro clientela elettorale con misure specifiche, senza compromettere, ciononostante, gli interessi generali della borghesia... oppure involontariamente.

A volte, in alcuni paesi come la Francia, esiste una tale baruffa tra correnti di opinioni, o di interessi, della borghesia che c'è la necessità di ridurre i poteri del parlamento rispetto all'esecutivo. Ciò è particolarmente necessario in periodi politicamente turbolenti. Fu questo il ruolo della Costituzione della quinta Repubblica ed il ruolo di De Gaulle stesso per dieci anni. Recentemente, abbiamo potuto vedere l'illustrazione di un "clientelismo" svergognato quando i deputati delle zone viticole hanno votato deroghe alla legge Evin (che regolamenta la pubblicità ed il consumo di prodotti alcolici in Francia, n.d.t.) col pretesto che i viticoltori si lamentano della diminuzione del consumo di vino in Francia. Molti dei deputati socialisti delle stesse regioni, anche se non l'hanno fatto, hanno sicuramente avuto voglia di farlo. Il governo Raffarin non l'ha rifiutato visto che in materia di clientelismo lui è un grande campione, come si è visto da due anni : abbassamento dell'Iva per i ristoratori, legge Evin sacrificata al vino, diminuzione dell'imposta sulle successioni e delle imposte sulle fortune, una giornata di lavoro non pagata imposta a tutti i salariati a vantaggio del padronato, e non si tratta certo di una lista esaustiva.

Il governo Raffarin si serve del potere dello Stato per prendere misure economiche e sociali, oppure misure "pubblicitarie", che possono soddisfare moralmente e materialmente la piccola borghesia che fornisce il grosso dei battaglioni dell'elettorato di destra. Ciononostante da questo punto di vista, è sorpassato da destra da Nicolas Sarkozy che occupava fino ad ora il posto strategico di ministro delle finanze, il quale non nasconde le sue ambizioni presidenziali.

E' difficile dire quale altra clientela potrebbe mirare l'UDF - l'altra componente della destra - se non la stessa dell'UMP, poiché i suoi dirigenti non hanno accesso alle decisioni e sono costretti ad accontentarsi di proclami propagandistici. In questo momento si agitano contro la Costituzione europea senza andare fino al "no" e contro l'integrazione della Turchia all'UE, per cercare di speculare sul vecchio fondo nazionalista francese. Ma sfortunatamente per l'UDF, l'estrema destra in questo campo è più credibile.

Il futuro ci dirà chi dei due, l'UMP o l'UDF, rappresenta meglio la destra (con la l'aprossimarsi delle elezioni del 2007 l'agglomerato UMP può disgregarsi).

Ma questa è un'altra storia.

L'accordo con la LCR

A giugno dell'anno scorso, 2003, abbiamo proposto alla LCR di presentarci insieme, proposizione alla quale questa non ha risposto che nel terzo trimestre 2003.

In effetti, avevamo considerato che diversi fattori che avevano già operato nelle elezioni del 2002 avrebbero contribuito a laminare l'estrema sinistra.

E' il governo stesso che, per due anni, ha fatto la campagna elettorale del PS. Tutte le sue misure miravano a soddisfare la sua clientela borghese, tranne quelli che pensavano che non ne faceva abbastanza. Al contrario, ciò non faceva che aumentare l'ostilità delle classi popolari. Il partito socialista non aveva bisogno di far campagna. Non aveva bisogno di far promesse nel caso in cui ritorni al potere; neanche di annullare tutte le misure prese dal governo Raffarin : pensioni tagliate, sussidi di disoccupazione ridotti, legislazione del lavoro modificata a scapito dei salariati.

L'interesse dell'accordo LO-LCR era di evitare di far attribuire i deboli risultati elettorali prevedibili alle nostre divisioni. I nostri risultati sono stati in gran parte concordi con quanto avevamo previsto, vale a dire deboli.

Per concludere, siamo convinti di aver avuto ragione nel presentare liste comuni LO-LCR e non abbiamo alcuna ragione di rimpiangerlo.

Oggigiorno (recente comitato centrale della LCR) un certo numero di dirigenti della LCR e, sicuramente, una più grande proporzione di militanti, anche tra quelli che si sono dichiarati favorevoli all'accordo, attribuisce a questo accordo gli scarsi risultati, che definiscono come lo smacco delle nostre liste comuni. Questo accordo avrebbe, secondo loro, fatto troppo posto al programma di LUtte Ouvrière. Ritengono probabilmente che, se la LCR si fosse presentata da sola, avrebbe ottenuto più voti delle nostre due organizzazioni riunite.

Tuttavia ciò è poco verosimile. Secondo quelli che pensano e dicono ciò, LO trascinerebbe un'immagine settaria, illustrata secondo loro, dal nostro rifiuto di integrarci, come la LCR, agli altermondialisti o di rifiutarci ad infiltrarli. Avremmo in questo mondo tirato la campagna comune verso le nostre posizioni, cosa che avrebbe fatto perdere numerosi voti alla LCR, vale a dire tutto il beneficio della sua apertura precedente e della sua ideologia amebica che aveva spinto Olivier Besancenot al 4,25% dei voti.

Questo è un problema della LCR e non il nostro.

Di tutta evidenza non è l'accordo che ci ha portato i magri risultati di queste due consultazioni.

Avevamo già perduto, come anche la LCR, una gran parte del nostro elettorato alle legislative del 2002.

Nel 2004 era perfettamente prevedibile che le cose si sarebbero riprodotte. Da due anni, la politica del governo Raffarin si incaricava di far la campagna elettorale della sinistra, in particolare del partito socialista. La sinistra "era comunque meno peggio" dicevano, con una parvenza di verità, quanti si rammaricavano che fosse stata allontanata dal potere.

Da qui il rimpianto di non aver votato per Jospin fin dal primo turno, cosa che l'ha fatto eliminare a vantaggio di Le Pen. Per molti, la dispersione dei voti al primo turno era irresponsabile e questo sentimento era chiaro soprattutto nell'elettorato dell'estrema sinistra.

Se si considera la situazione del 10% degli elettori che avevano votato per l'estrema sinistra, sono certamente loro che si sono sentiti più responsabili di aver contribuito all'esclusione di Jospin ed alla presenza di Le Pen al secondo turno. Si sentono colpevoli di aver votato per candidati "inutili" solo per criticare Jospin, mentre avevano la volontà, in maggioranza, di ristabilire la situazione al secondo turno.

Certo anche le candidature del PCF e dei Verdi hanno preso voti a Jospin. Ma, paradossalmente, la loro presenza al primo turno sembrava più giustificata della nostra.

Dopo il primo turno, il PS, il PC ed i Verdi hanno giocato sulla paura dell'elezione di Le Pen. L'hanno brandita come uno spauracchio facendo credere implicitamente ad un aumento importante del suo elettorato, il che era falso. Agitando un tale pericolo inesistente hanno evitato di dover spiegare la perdita di una gran parte dei loro elettori, e di dover analizzare le ragioni della sanzione elettorale per la loro politica dopo cinque anni di governo. Una spiegazione difficile, che non hanno avuto bisogno di dare. La sola responsabilità dello smacco di Jospin ricadeva così sugli elettori irresponsabili che avevano giocato col fuoco e con la loro scheda elettorale.

La LCR ha seguito le orme della sinistra. Per rimanere nella corrente, ha contribuito anche se modestamente, alla sua sventura poiché ha rafforzato l'idea, in primo luogo nel proprio elettorato, che il fatto di aver voluto punire la sinistra avrebbe fatto sorgere Le Pen come una minaccia reale. Minaccia catastrofica, poiché, per non farlo eleggere, bisognava votare Chirac anche se la formula alambiccata della LCR "bisogna battere Le Pen in piazza e nelle urne" tentava di mascherare l'invito a votare Chirac. La conclusione normale per gli elettori era : bisognava salvare la Repubblica messa in pericolo del'irresponsabilità degli elettori che hanno voluto flirtare con l'estrema sinistra.

Fatto sta che oggigiorno, la LCR paga ancora il prezzo per aver voluto "essere con i giovani" come diceva. E noi paghiamo lo stesso prezzo, ma non per colpa nostra !

La LCR ha, come anche la sinistra esclusa dal potere, gonfiato il pericolo di Le Pen, rifiutato di rimetterlo alla sua giusta importanza e rifiutato di spiegare che non c'era nessun rischio nel continuare a denunciare la sinistra che non voleva accettare le sue responsabilità; rifiutato di dire che l'elettorato di destra e una parte degli elettori trascinati dal PC, dai Verdi e dal PS avrebbe impedito largamente Le Pen di vincere e che era irreale credere che quest'ultimo avesse potuto aumentare il numero dei suoi voti fino a questo punto tra i due turni.

Facendo ciò, la LCR ha confortato presso il suo proprio elettorato, se ancora ce n'era bisogno, l'idea che la disfatta della sinistra era una catastrofe. In altre parole che sarebbe stato e che era necessario votare utile, e se ne ha convinto qualcuno è in primo luogo nel suo proprio elettorato del primo turno.

L'elettorato che alla presidenziale ha contribuito a dare un totale di quasi il 10% ad Arlette Laguiller ed Olivier Besancenot era in gran parte, grosso modo la metà, un elettorato recente, vale a dire un elettorato per il quale è ancora più facile pentirsi del proprio gesto. E gli elettori di Besancenot erano, senz'altro, in maggioranza i più recenti.

Noi abbiamo subito la pressione della sinistra governativa. Oggettivamente è la paura dell'elettorato di sinistra nei confronti di Le Pen che ci ha laminati. Ma questo è un dato oggettivo! La LCR ha subito, in più, come se questo non bastasse, la sua paura vera o simulata e la sua propria pressione.

La LCR non è interamente responsabile del movimento di opinione che ci ha laminati entrambi alle elezioni europee. Ma l'influenza della LCR sul suo proprio elettorato ha pesato, non fosse altro che confortandolo nella sua scelta del "voto utile" e per questo non può prendersela che con sè stessa.

Coloro che nel suo seno accusano l'accordo LO-LCR, forse potrebbero esaminare, tra le cause del nostro arretramento, la situazione creata da una parte dalla presenza imprevista di Le Pen al secondo turno e, d'altra parte, dalla campagna della LCR in questo secondo turno.

La sola politica giusta ed efficace che avrebbe potuto seguire era di tentare di sgonfiare oggettivamente il pericolo di Le Pen.

Forse, come noi, non avrebbe potuto cambiare niente, ma non avrebbe nulla da rimpiangere e non dovrebbe cercare altre cause alla nostra sconfitta relativa, al di fuori della situazione generale, che la sua attitudine tra i due turni della presidenziale la quale rafforzava l'idea che lo smacco di Jospin dovuto, in parte al voto per l'estrema sinistra, metteva Chirac in posizione di essere il solo salvatore possibile contro Le Pen. La LCR non ha realmente contribuito a plebiscitare Chirac ma ha portato, in modo solidale e senza critiche, il suo proprio elettorato ad allinearsi alla sinistra che consegnava le classi popolari a Chirac. E tutto ciò lo pagheremo forse ancora per molto tempo, addirittura definitivamente. A meno che la sinistra torni al potere e possa essere giudicata sui suoi atti.

In effetti, non bisogna credere che l'invito della sinistra a votare Chirac sia rimasto senza conseguenze disastrose per le classi lavoratrici.

Quasi plebiscitato dall' 82% dei voti, Chirac si è sentito assicurato di un sostegno popolare e se, oggigiorno, il governo che ha scelto è il governo più reazionario che abbiamo visto da anni, ciò non è estraneo a questo voto.

In modo ipocrito, il PC ed il PS hanno dichiarato che Chirac non rispettava gli elettori di sinistra che avevano contribuito ad eleggerlo o il "patto repubblicano" che secondo loro ne derivava.

Ma Chirac lui, non aveva chiesto né firmato niente, si è solo servito cinicamente come ci si poteva aspettare, della bazza e della legittimità che gli portavano, su un vassoio, il PS, il PC ed i Verdi e, su un piattino, la LCR.

15 novembre 2004