Difatti l'economia di questo paese, malmenata dai burocrati e dalle riforme consigliate dal mondo imperialista, resta dominata dai giganti industriali concepiti al tempo dell'Urss secondo una logica estranea alle leggi di mercato. E' su questa base che si sono sviluppate le entità industriali e, intorno, il resto dell'economia sovietica modellato a loro immagine e secondo i loro bisogni durante tre quarti di secolo.
Queste imprese, oggigiorno formalmente privatizzate, funzionano sempre in un contesto economico e politico dove molti uomini d'affari occidentali confessano di non capirci più niente.
Questo contesto è il prodotto di una lunga storia e di rapporti sociali differenti, e resta marcato, per esempio, dall'assenza di piccole e medie industrie. E questo perché gli organizzatori dell'economia sovietica avevano scelto di concentrare in grandi poli tutta la catena della produzione di un solo prodotto spesso molto complesso.
A tutto ciò si sovrappongono dei tratti dovuti al funzionamento della burocrazia stessa. La necessità, per esempio, per la direzione di queste imprese di legare relazioni d'interdipendenza permanenti con le autorità, locali o no, poiché solo da esse dipendeva la risoluzione dei problemi di rifornimento, di manodopera, ecc. Tutto ciò funzionava, e non poteva che funzionare, su delle basi molto lontane da quelle che conosciamo in Occidente. E se, nella Russia attuale, ciò funziona ancora bene o male, é in gran parte in questo quadro.
Certo, a differenza dell'Urss, nella Russia di oggi i grandi ricchi esibiscono un livello di vita a volte superiore a quello di numerosi dirigenti capitalisti occidentali. Possiamo vedere questi miliardari come dei prototipi del regno della fortuna in Russia. Ma, precisamente, sono solo dei prototipi sorti dalla decomposizione dello Stato e dalle riforme di Eltsin, e non dei tipi socialmente definiti di una società capitalistica fondata sul mercato. E ciò per una ragione fondamentale: né l'una né l'altro esistono in Russia, o in ogni caso, non ancora.
Il baratto, che dominava circa i tre quarti dell'economia all'epoca di Eltsin, non è scomparso. Si è ridotto, ma resta un modo di funzionamento "normale" per questa economia le cui relazioni generalmente non si stabiliscono sul mercato.
Inoltre, questa deve vivere praticamente senza investimenti, poiché investire suppone avere buone ragioni di pensare che i capitali immessi nella produzione produrranno del profitto a corto o medio termine. E' chiaro, in Occidente, che senza questa fiducia nell'avvenire, i capitalisti non investono. Nei paesi ricchi, è allora lo Stato che prende il passo. Ma lo Stato russo, impoverito, non ha più i mezzi di un tale intervento.
E più il tempo passa, più quest'economia si installa in questo modo di funzionamento, meno gli investitori esteri sono tentati di avventurarcisi .
Evidentemente, in questa Russia detta in transizione verso il mercato, la questione degli investimenti è decisiva. E' la prova di verità per il profitto, è qui che si manifesta tutta la differenza tra il profitto capitalista e quello che i burocrati e affaristi privati russi tirano dal loro parassitismo.
Quando diciamo che la burocrazia non ha radici economiche profonde, a differenza della borghesia, individuiamo in questo punto la differenza tra la natura del profitto dell'una e dell'altra. La potenza della borghesia si esprime attraverso l'accumulazione di questo profitto che le permette di trasformare il plusvalore estratto dal lavoro umano in capitale, in imprese, al fine di riprodurre lo sfruttamento capitalistico. Ora, non è questo, si vede bene, che si prepara nelle profondità dell'economia russa, o solo in modo molto incompleto e marginale.
Allora, cos'è cambiato da 12 anni ? Molte cose sono cambiate quantitativamente, ma niente o quasi niente di fondamentale nella sfera dei rapporti sociali . Quello che c'è di nuovo, oltre alla forma privatizzata assunta dal saccheggio della burocrazia, è il suo carattere ormai parzialmente individuale. E' anche il fatto che, se il sistema attuale è stato concepito nel quadro stretto della gerarchia nomenclaturista sotto Brejnev, questa gerarchia non si appoggia più su un potere centralizzato e una struttura piramidale, ma su schegge di Stato. E in questa società, che non é ancora il capitalismo ma dove il denaro regna sovrano all'ombra del potere, certi burocrati-affaristi hanno assunto ormai abbastanza peso per sorpassare in ricchezza e potenza il loro vecchi padrini.