Accaparrare scorte di materie prime, di macchine, addirittura di fabbriche , è un problema di circostanze, di rapporti di forza, forse di abilità. Al contrario, consolidare tutto questo tramite la proprietà privata non è più una questione di volontà individuale. La proprietà privata è una nozione sociale. Per esistere, esige che la società la riconosca come uno dei suoi fondamenti, la protegga tramite le leggi, un apparato giudiziario, la polizia e, finalmente, tutto un consenso sociale.
Ora, tutto questo non esisteva nella Russia sovietica, almeno per i mezzi di produzione. Certo, ciò fu messo in cantiere in modo balbuziente sotto Gorbaciov ed in modo aperto sotto Eltsin. Ma, mentre aspettava che la proprietà privata si ristabilisca pienamente - detto altrimenti, che sia compiuta la controrivoluzione sociale distruggendo tutto quanto risulta dalla rivoluzione proletaria, finanche in modo lontano e deformato- ogni burocrate sapeva che "il suo" bene appena acquisito poteva essergli preso da un altro, più furbo e soprattutto beneficiario di protezioni più potenti. Poiché, in Russia, prima di essere economico, il problema della privatizzazione era, e resta, principalmente politico.
La storia nella Russia post-sovietica è marcata da lotte che opponevano diversi candidati all'appropriazione di questa o di quella fonte di ricchezza. L'aspetto più spettacolare ne è la guerra tra bande più o meno legate a questo o quel circolo del potere. In generale ciò si decide in modo radicale : tramite l'eliminazione fisica di uno dei competitori. Ma, spesso, queste lotte oppongono semplicemente diversi livelli del potere politico : una regione si appropria un bene federale per essere a sua volta espropriata da un municipio. E viceversa.
Questa proprietà, sogno di quanti riuscivano ad impadronirsi di qualcosa, incontrava delle difficoltà, e le incontra ancora, a stabilizzarsi. Segno ne é che i burocrati hanno preferito, fin dall'inizio, trasferire i proventi del loro saccheggio nelle banche occidentali. Per trasformarsi in proprietà privata, la proprietà dello Stato aveva ed ha ancora bisogno di oltrepassare le frontiere.
L'abbiamo già detto, quelli che potevano produrre con una fabbrica passata sotto il loro controllo hanno continuato a farla funzionare, altri preferivano smembrarla . E poi c'erano quelli che, molto più numerosi, non disponendo di un'impresa ma di un posto di responsabilità politica o amministrativa, ricattavano la popolazione, così come i direttori che cercavano di diventare proprietari delle loro fabbriche.
Un punto comune a tutti è che i proventi di queste operazioni non erano investiti nella produzione : filavano in Svizzera o nelle isole Caimano. Ecco perché, man mano che le imprese passavano dalle mani dello Stato a quelle dei burocrati, gli investimenti produttivi crollavano .