La liquidazione del Partito Comunista

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L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
8 novembre 2002

Durante tutto questo tempo sotto il tallone della dittatura baassista, la normalizzazione interna dell'Iraq continuava.

Nonostante la terribile repressione di cui era stato vittima dopo il colpo di Stato del 1968, il PC aveva ancora un'influenza notevole tra le masse povere, e certamente più importante di quella del Baas nelle città. Tanto che, pur perseguitando i militanti del PC, il Baas ogni tanto gli faceva qualche minima concessione, nella speranza che si sarebbe lasciato trascinare a dei compromissi con il regime come ai tempi di Kassem.

In realtà l'obiettivo del Baas era innanzitutto di eliminare il PC. Ma la stessa politica del PC dava qualche credibilità alle proposte ipocriti del Baas, con la sua rivendicazione di un governo d' unione nazionale di tutti i "partiti progressisti nazionali", dal Baas al PC.

Finalmente, dopo la firma del trattato di amicizia sovietico- iracheno, la direzione del PC dichiarò che era pronta a partecipare al fronte popolare nazionale, con il Baas come unico interlocutore poiché i nazionalisti curdi non accettavano le condizioni fissate dal Baas. Subito due membri del PC furono nominati ministri. L'anno successivo, nel luglio 1973, le istanze del Baas sancirono questa decisione, dopodiché il partito fu legalizzato e formalmente integrato al Fronte Popolare Nazionale dietro il Baas. Da quel momento il PC fu autorizzato a pubblicare, oltre al suo mensile, un settimanale e poi un quotidiano, che lodavano la politica "antimperialista" del regime e il carattere "socialista" delle sue realizzazioni economiche.

Da parte dei dirigenti del PC, si trattava di una capitolazione pura e semplice. Infatti le condizioni imposte dal Baas implicavano né più né meno che il riconoscimento incondizionato del suo ruolo dirigente in tutti gli aspetti della vita politica e sociale, e allo stesso tempo la rinuncia ad ogni tipo di politica indipendente.

L'influenza del PC rimaneva ancora importante, ma esso era legato ed imbavagliato dalla sua alleanza con il Baas. E quando il regime ritenne che era venuto il momento di farne a meno, lo poté fare senza incontrare nessuna resistenza reale.

Per questo non ci fu tanto da aspettare. Nel marzo 1975 ad Algeri, il regime firmò un'accordo con lo scià d'Iran. In cambio di un regolamento dei conflitti di confine, questo accettò di porre fine all'aiuto che dava ai combattenti curdi del PDK. L'esercito iracheno poteva schiacciare facilmente i combattenti curdi. E' in questo modo che il regime ebbe il via libera contro il PC.

La repressione cominciò sin dalla fine del 1975 con ondate di arresti in cui numerosi militanti furono torturati e incarcerati. Quando nel maggio dell'anno successivo la direzione del PC decise finalmente di esprimere una protesta ufficiale contro queste misure di repressione, il Baas rispose con una violentissima campagna anticomunista in tutti gli organi di stampa. Alla repressione si aggiunsero allora le esecuzioni sommarie, in un modo che faceva pensare sempre di più ai massacri del 1963.

Dal 1978 la repressione divenne ancora più brutale. Torture e mutilazioni furono il trattamento abituale per quelli che avevano la disgrazia di cadere nelle mani di una od altra delle bande armate incaricate della "pulizia" dei quartieri poveri. Allora cominciò il corteo senza fine delle famiglie alla ricerca delle persone sparite, sotto gli insulti della teppaglia del Baas, nei grandi capannoni requisiti dalla polizia e dove centinaia di corpi mutilati venivano stipati.

Fu solo nel maggio 1979 che, dopo essere stato messo fuori legge, il PC iracheno abbandonò il fronte popolare nazionale e passò ufficialmente all'opposizione. Di conseguenza il PC fu ridotto ad un'esistenza precaria, tagliato fuori dalle masse nelle montagne del Kurdistan o costrettto all'emigrazione.