La rivoluzione del 1958.

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L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
8 novembre 2002

Questa rivoluzione del 1958 era stata fatta da un gruppo di ufficiali superiori le cui idee non avevano niente di radicale, né nel campo politico né nel campo sociale, e rimanevano nell'ambito stretto del nazionalismo iracheno. Le prime misure della Repubblica dei militari furono : abolire le norme del vecchio regime, di rompere con la parità fissa tra la moneta irachena e la lira inglese, di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina, l'URSS ed altri paesi dell'Est e, in fine, di denunciare il trattato di Bagdad, denuncia che fu completata l'anno successivo con la partenza degli ultimi tecnici inglesi dalle basi iracheni.

Però al di là degli intenti dei militari, il colpo di Stato di Kassem aprì la strada ad una vera esplosione politica, intellettuale e culturale. Senza aspettare la loro legalizzazione, le pubblicazioni, i club di discussioni, le organizzazioni di ogni genere si stavano moltiplicando. Nelle fabbriche gli operai si rivolgevano ai vecchi sindacati clandestini, o a nuove strutture quando non ce n'erano. A tal punto che appena un anno dopo il colpo di Stato, i sindacati iracheni raggruppavano 275 000 lavoratori, ossia più della metà della manodopera salariata del paese. E il più delle volte i fondatori e le anime delle varie organizzazioni in cui decine di migliaia di lavoratori e giovani affluivano erano militanti del Partito comunista iracheno.

Lo stesso carattere creativo e qualche volta un po' caotico si mostrò nell'attuazione delle riforme economiche e sociali annunciate dal regime. Si moltiplicarono innumerevoli comitati che spesso ebbero un funzionamento aperto e democratico come non si era mai visto prima. Così per esempio la riforma agraria applicata a partire dall'ottobre del 1958 fu il prodotto di questi dibattiti. Fu applicata solo in parte, per colpa di avvenimenti ulteriori, ma nondimeno trasformò radicalmente le condizioni di vita e i rapporti sociali nelle campagne.

Comunque uno degli aspetti più importanti di tutta quest'effervescenza politica fu l'enorme corrente di simpatia di cui godette il partito comunista, che gli permise di conoscere una crescita senza precedenti.

Kassem cercò fino ad un certo punto di servirsi di questo fermento politico. Sin dalla fine del luglio 1958, chiamò la gioventù a formare una milizia, chiamata "resistenza popolare", per difendere il regime. In realtà furono i militanti del PCI a fornirne i quadri, utilizzandola come una struttura d'allenamento per la loro organizzazione giovanile. Ma i miliziani rimanevano costretti a restituire le armi al commissariato di polizia dopo ogni esercitazione.