PERIFERIE URBANE

Imprimer
TESTI DEL 35 CONGRESSO di LUTTE OUVRIERE (2005)
dicembre 2005

Questo testo non è una mozione del Congresso (tanto più che ci siamo già espressi a più riprese nella nostra stampa) ma dopo discussione sull'argomento, è stato approvato dal 97% dei delegati presenti al congresso.

L'habitat concentrazionario, la mancanza di posti di lavoro su scala locale e nazionale, il basso livello dei redditi, gli alloggi spesso sovraffollati e degradati, il razzismo, non solo tutto ciò esiste, ma crea la convinzione, per quelli che non se la cavano, che tutta la popolazione che abita tali quartieri viene emarginata e non ha accesso a quanto la media della popolazione conosce. Crea anche la convinzione, per i giovani, che non potranno mai integrarsi.

Questo è il fondo sociale e noi l'abbiamo detto tante volte da tanto tempo.

Ma la forma che tali eventi hanno preso pone un reale problema.

Certo, si può dire, come i giovani che si esprimono, che sono "arrabbiati", e tanto peggio per quelli che ne sono vittime poiché è questo il solo modo di attirare l'attenzione su di loro. Si tratta di esplosioni di collera certo, ma la scelta di una reazione cieca contro quelli con i quali vivono, oppure le scuole, senza fare la differenza tra i pompieri e la polizia, contro gli autobus che circolano nei quartieri che bruciano, a volte con conduttore e passeggeri a bordo, tutti questi atti che vanno contro i loro propri interessi e dell'opinione che l'insieme della popolazione può farsi di loro, mostrano che sono ben lontani dal livello di coscienza che caratterizzava, per i marxisti, il movimento operaio.

Ciononostante alcune manifestazioni contadine che distruggono frutta, verdura e altri beni che farebbero la gioia delle "banche alimentari" o dei "Ristoranti del cuore", mettono in evidenza lo stesso tipo di reazioni.

Il rispetto degli strumenti di lavoro durante gli scioperi, se a volte prende forme veramente opportuniste sotto la pressione dei sindacati, è comunque la manifestazione della coscienza che, anche nella lotta, ci si deve sforzare di non distruggere il lavoro umano, soprattutto quando il suo prodotto può servire a tutti.

Non discuteremo la politica del governo poiché, anche nel corso di questa crisi, fu inesistente. Delle promesse per il futuro, fra cinque o dieci anni, ognuno sa per esperienza che non saranno mantenute e che fra cinque anni, dieci anni, i quartieri saranno gli stessi o, se saranno cambiati, sarà in peggio.

Tra le misure immediate, c'è stata quella di rendere precipitosamente alle associazioni di quartiere i crediti che il governo aveva soppresso. Ma il lavoro di queste associazioni, per quanto utile possa essere nei confronti di una minoranza, non è atto a cambiare la situazione sociale, morale soprattutto, di questi giovani. Fare del teatro, del cinema, dell'informatica, del calcio e altre cose dello stesso tipo, può cambiare la situazione sociale e morale di qualche decina di giovani di un quartiere ma non la situazione di tutti, ed a volte ciò si rivolge a quelli che ne hanno meno bisogno.

D'altronde i crediti non erano stati soppressi che ultimamente ed il lavoro di tali associazioni, per quanto dedite alla loro causa, non aveva migliorato la situazione né rimediato a tale frustrazione. Ed a volte è proprio con i centri giovanili che gli incendiari se la sono presa.

Oggigiorno, secondo Chirac, a scuola questi giovani si annoiano e quindi perché mantenerli lì fino a sedici anni anziché farne degli apprendisti a partire da 14 anni ; così, dice, potrebbero avere la fierezza di lavorare con le loro mani, acquisire la solidarietà con gli altri, fabbricare qualcosa e guadagnare un po' di soldi. Ma per quanto riguarda i soldi, quello che gli viene proposto per il primo anno di apprendistato è meno di 85 euro al mese. Anche se questi giovani non sapessero assolutamente contare, capirebbero che li si vuole prendere cinicamente in giro.

Ma bisognerebbe chiedersi perché questi giovani arrivati verso la fine della scolarità obbligatoria non vogliono più andare a scuola, non ci si interessano più ed anche perché non ci si sono mai interessati.

La risposta è che la scuola è un servizio pubblico ma che, come tutti i servizi pubblici, non è veramente al servizio della popolazione. Niente è stato fatto per dare a tali giovani di questi quartieri lugubri e sovraffollati il gusto dell'istruzione, della cultura. E non è a 14 anni che ciò può farsi, tranne forse per una minoranza. In questa popolazione, c'è una frazione di giovani che riesce a seguire gli studi di primo grado, a quelle di secondo grado, nonostante tutte le difficoltà. Un gran numero li segue male e raggiunge solo un debole livello e, dall'altro lato, una minoranza non conosce nulla, arriva in prima media o anche oltre senza saper né leggere correttamente, né scrivere senza troppi errori e ancor meno contare.

Ciò è la responsabilità dello Stato, di tutti i governi, da almeno venticinque o trent'anni, e non delle famiglie !

Una famiglia di origine immigrata non è in condizione di insegnare a parlare correttamente il francese ai suoi bambini in tenera età, soprattutto se i due genitori lavorano.

Oggi, ci dicono che ci sono posti nelle scuole materne. Ma, nel caso di tali quartieri, si tratta di un enorme menzogna poiché questi bambini non possono trovarvi quello che non trovano nelle loro famiglie.

Nelle classi delle scuole materne dei quartieri popolari non totalmente sfavoriti e che non sono dei ghetti, anche se queste classi comportano lo stesso numero di bambini che altrove, la popolazione non è la stessa che nei quartieri più degradati. Quelli che non hanno imparato un francese corretto in famiglia prima della vera e propria scolarizzazione, durante il periodo della scuola materna cioè tra i due o tre anni ed i sei anni, dovrebbero poter imparare a parlare correttamente ed acquisire dei rudimenti di lettura, oppure imparare a contare.

Ma ciò che non si dice è che in questi quartieri superaffollati, dove i bambini sono numerosi, forse c'è posto nelle scuole materne, anche se non sempre, ma le classi sono abitualmente sovraccariche, da 27 a 29 alunni, addirittura 30 o 31.

Anche se giuridicamente sono in maggioranza francesi, in queste classi i bambini parlano a volte quattro o cinque lingue diverse, e anche di più, secondo la lingua delle madri.

Molti bambini che usciranno da tali classi materne per entrare nella scuola di primo grado hanno un handicap da cui troppi non si rimetteranno mai. Cosa potranno imparare nella scuola di primo grado se non hanno la padronanza della lingua o della lettura e se, soprattutto, gli insegnanti non sono abbastanza numerosi e disponibili per insegnarglielo ? Il percorso nella scuola primaria sarà inutile per molti di loro.

Beninteso questi, non potendo seguire, resteranno in fondo alla classe ed anche se termineranno il ciclo di insegnamento, poiché si preferisce non bocciarli per farli uscire dalla scuola, non avranno il livello necessario. Non si tratta semplicemente di ricevere diplomi, peraltro svalutati. Per occupare un posto di lavoro, con lo stesso diploma, non bisogna arrivare ultimi in tale sistema ingiusto e concorrenziale sullo sfondo di un'enorme disoccupazione.

Allora se il governo si è trovato ieri di fronte ad un'insurrezione di "giovani antisociali" secondo i suoi termini e le sue lamentele, è lui il responsabile, è lui che li ha educati male, non i genitori.

E su questo terreno come su ben altri, tutti i governi da 25 o trent'anni hanno fatto la stessa cosa.