Il mercato, più facile da decretare che da fare sorgere

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50 anni dopo la morte di Stalin, 15 anni dopo la perestroika, 11 anni dopo la scomparsa dell'Urss, dove va la Russia ? - Cercle Léon Trotsky
25 aprile 2003

Dissanguata, privata di investimenti da più di un decennio, l'economia russa ha visto sorgere qualcosa che somigli al mercato ?

Crearne uno nel campo del consumo è relativamente facile : in ogni caso, si è assistito spontaneamente all'apertura di commerci un po' dappertutto.

Ma, per parlare di mercato nel vero senso della parola, non basta che ci siano da vendere e da comprare articoli di consumo. Bisogna che ciò sia vero per i mezzi di produzione. Ed in questo campo, la Russia continua, in gran parte, a scontare l'eredità politica, economica e sociale lasciata dall'Urss.

Su questo terreno, gli investitori occidentali hanno avuto largamente il tempo di fare le loro esperienze. Sono quelle -citiamo una pubblicazione del padronato francese della costruzione automobile consacrata all'ex Urss - delle "incertezze di regole" e dell'assenza di leggi stabili e di uno Stato che le faccia rispettare. Sono anche quelle di un sistema economico la cui evoluzione, dodici anni dopo, "non risponde ad alcuno schema conosciuto" dai capitalisti ; un sistema di cui "la trasformazione (è) incerta" e che non è ancora riuscito a creare una rete di attrezzature automobilistiche, condizione indispensabile ma non sufficiente, dice il padronato automobilistico francese, per poter produrre sul posto.

Questa constatazione vale per altre branche dell'industria. In Russia, dice la Bers (Banca europea di ricostruzione e sviluppo), le piccole e medie imprese hanno "un ruolo minore". "Di più (le loro) attività (...) riguardano essenzialmente il commercio e l'approvvigionamento, mentre pochissime producono beni reali". La Russia non dispone ancora di questa rete densa di subappalti, di piccoli e piccolissimi fornitori, indispensabili all'industria capitalistica.