Ma in questa Spagna, sotto diversi aspetti sottosviluppata, esisteva anche una classe operaia rafforzata dallo sviluppo industriale dell'inizio secolo.
Il proletariato spagnolo aveva forti tradizioni di lotta, compresi gli scioperi politici. I tre anni di lotta che seguirono la rivoluzione russa furono perfino chiamati gli "anni bolscevichi". Nel 1930, il sindacato creato dagli anarchici, la Confederazione Nazionale del Lavoro, la CNT, forte di diverse centinaia di migliaia di aderenti, era il più influente nella classe operaia, in particolare in Catalogna ed in Andalusia. C'era anche l'UGT, l'Unione Generale dei Lavoratori, la confederazione legata al Partito Socialista, maggioritaria nelle Asturie e nella regione madrilena. Queste due correnti si spartivano l'influenza sul movimento operaio.
Infine esisteva un minuscolo Partito Comunista che aveva intrapreso come gli altri partiti comunisti un corso settario che denunciava le organizzazioni operaie anarchiche o socialiste come "fratelli gemelli" del fascismo. In Catalogna, una parte dei militanti del Partito Comunista rifiutò questa orientazione per formare un "blocco operaio e contadino" che rappresentava in Spagna l'opposizione di destra che si sviluppò ad un certo momento in seno all'Internazionale comunista dopo la rottura tra Stalin e Bukharin. Dopo questa scissione, il Partito Comunista non contava più che qualche centinaia di membri.
Una sola corrente rappresentava la filiazione con la tradizione bolscevica all'inizio degli anni trenta, quella della Sinistra Rivoluzionaria, animata da Andrès Nin, e legata al'opposizione di sinistra internazionale di Trotski. Ma questo gruppo era una piccola organizzazione, non ancora un partito.
L'assenza di un partito comunista agguerrito, dotato di una direzione politica competente, si sarebbe rivelata tanto più dannosa che nel 1930 si aprì una vera crisi rivoluzionaria.