I partiti operai al governo per riprendere il potere ai lavoratori

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Spagna 1931-1937 - La politica del Fronte Popolare contro la rivoluzione operaia - Cercle Léon Trotsky
3 maggio 1996

Di fronte all'impotenza del governo Giral, il 4 settembre il Partito Socialista decise di assumere le responsabilità di governo e Largo Caballero, dirigente dell'ala sinistra e dell'UGT, prese la guida del governo. Impose come condizione la presenza di ministri comunisti : per la prima volta dei membri del Partito Comunista (erano due) partecipavano ad un governo borghese. Prieto e Negrin rappresentavano l'ala destra del Partito Socialista. C'erano inoltre cinque ministri repubblicani, tra cui Giral.

Largo Caballero ricostruisce l'apparato statale

Largo Caballero rimise in piedi uno stato maggiore, richiamò tutti gli ufficiali considerati come repubblicani e tentò d'imporre la militarizzazione delle milizie combattenti, che dovevano integrarsi all'esercito.

Il governo lanciò una campagna di reclutamento nella guardia civile, le guardie d'assalto, i carabinieri. Finalmente nel corso dei mesi arruolò ed armò più forze repressive di quante ne esistevano prima del 19 luglio sull'intero territorio.

Condusse una campagna affinché le milizie delle retrovie rendano le armi perché "non una manchi al fronte" ma, parallelamente, armava le sue forze repressive.

I dirigenti della CNT e del P0UM non avevano mai reclamato la dissoluzione dei resti dei corpi repressivi. Non denunciarono la loro ricostruzione, non allertarono i lavoratori contro il pericolo che questi rappresentavano e ne parlavano come di "compagni guardie".

Ovunque i comitati furono dissolti e sostituiti da consigli municipali, almeno sulla carta.

Per strappare le imprese dalle mani degli operai, degli impiegati e dei contadini, il governo non ebbe altra scelta che la nazionalizzazione.

I comitati, le milizie, nessun organo locale della classe operaia voleva sparire. Resistettero passo a passo rifiutando di obbedire agli ordini. Occorsero mesi al governo per riprendere tutto in mano.

La CNT ed il POUM entrano nel governo catalano...

Anche in Catalogna fu creato un nuovo governo provinciale. Il 27 settembre, in effetti, gli anarchici accetarono, su richiesta di Companys, di entrare ufficialmente al governo della Generalità, esigendo solamente che sia ribattezzato "consiglio di difesa". Un membro del partito di Companys, Tarradellas, lo presideva. Gli anarchici accettarono la direzione della Sanità, dei Rifornimenti e dell'Economia. In più Garcia Oliver fu nominato segretario di Stato alla Guerra ed un altro membro della CNT capo della polizia.

Il comitato Centrale delle milizie fu dissolto e le sue commissioni annesse alle omologue della Generalità.

Da parte sua, il POUM fece esattamente la stessa cosa ed accettò il ministero della Giustizia nella personna di Andrès Nin !

Per giustificarsi, il POUM affermava che il nuovo governo era "di tipo originale, di breve durata, di transizione rivolutionaria, che sarà superato dalla presa totale del potere da parte delle organizzazioni operaie." L'organo del POUM rispondeva alle critiche di Trotski : "(...) si trattava di un governo rivoluzionario ed (...) il dovere del POUM era di parteciparvi. Non solo perché i rappresentanti dei partiti operai avevano la maggioranza, ma innanzitutto perché il suo programma era un programma rivoluzionario, la cui realizzazione doveva produrre un avanzamento della rivoluzione". L'organo della Gioventù del POUM, contraria alla partecipazione, confessava che "il nostro partito è entrato nella Generalità perché non voleva andare contro-corrente in queste ore di estrema gravità (...)".

In pratica tutta la politica del POUM era condizionata da quella della CNT. L'obbiettivo dei dirigenti del POUM era di convincere i dirigenti della CNT. Non riuscendoci, li seguivano. Non solo non bisognava criticarli pubblicamente per la loro capitolazione, ma era necessario capitolare a sua volta per non separarsi.

Eppure, per i rivoluzionari la sola politica possibile era di dire la verità sulla politica del Fronte popolare e quella della CNT. Se il POUM avesse acettato il rischio di rompere coi dirigenti anarchici sempre più inclini al riformismo, forse avrebbe potuto guadagnare l'interesse di tutta una parte della CNT, composta veramente da militanti rivoluzionari che cercavano un'uscita alla situazione.

Evidentemente, questo non stava scritto da nessuna parte. Ma in ogni modo, al di fuori da questa politica, non c'era nessuna possibilità di aiutare la classe operaia a vincere.

Ma i dirigenti del POUM non volevano essere accusati di rompere l'unità. Non volevano essere accusati di settarismo. Non erano cambiati da quando avevano firmato il patto di Fronte popolare : rappresentavano ancora l'ala più a sinistra del Fronte popolare ma in nessun modo un partito rivoluzionario proletario. Mai ebbero l'audacia politica di tentare di giocare il ruolo che il partito bolchevico, altrettanto minoritario all'inizio della rivoluzione, giocò nei confronti della classe operaia russa.

... che conduce la stessa politica del governo centrale

Il governo Tarradellas, appena qualche giorno dopo la sua formazione, decretò la dissoluzione dei comitati e la loro sostituzione con i consigli municipali. La CNT ed il POUM firmarono questo decreto ed altri ancora... Andrès Nin dovette convincere il comitato di Lerida di accettare di trasformarsi in un consiglio municipale qualunque, cioè che il POUM ci abbia una parte minima e che i partiti borghesi vi siano rappresentati ! I dirigenti anarchici fecero la stessa cosa con i comitati sotto il loro controllo.

Esattamente come il governo centrale, il governo Companys ricostruiva l'apparato statale, le forze armate, le autorità civili, i tribunali, e tentava di riprendere il controllo delle imprese.

La CNT entra nel governo centrale

Nell'ottobre 1936, il pericolo si concentrò su Madrid, che le forze franchiste pensavano di potere prendere senza colpo ferire. Appena queste giunsero nei pressi della capitale, il governo decise di fuggire a Valenza. Solo qualche giorno prima, il governo era stato rimpastato per fare entrare quattro ministri della CNT che, dopo quasi due mesi di discussioni e di voti contradditori aveva accettato la partecipazione al governo centrale di Largo Caballero. Ecco la giustificazione della CNT esposta nel suo organo centrale, Solidaridad Obrera del 4 novembre : "L'ingresso della CNT nel governo centrale è uno dei fatti più trascendenti che abbia registrato la storia politica del nostro paese.(...) Le circostanze hanno modificato la natura del governo e dello Stato spagnoli. Attualmente il governo... ha cessato di essere una forza di oppressione contro la classe operaia, allo stesso modo che lo Stato non è più l'organismo che divide la società in classi. Entrambi cesseranno, a maggior ragione, di opprimere il popolo con l'intervento della CNT nei loro organi."

I quattro ministri della CNT arrivarono al momento giusto per dare la loro garanzia politica a questo governo che stava scappando a Valenza.

La battaglia di Madrid vinta dal proletariato

Col governo, erano scappati gli alti funzionari, lo stato maggiore di tutti i partiti, le redazioni dei giornali, ecc.

Le proletariato madrileno fu lasciato a se stesso. Ma questa situazione offriva una nuova opportunità rivoluzionaria. I comitati si moltiplicarono di nuovo e assunsero tutti i compiti necessari alla sopravvivenza della capitale et dei rifugiati che affluivano in massa dai dintorni : i rifornimenti, i pasti collettivi, la sorveglianza dei sospetti, le perquisizioni, l'esecuzione dei controrivoluzionari, la sorveglianza antiaerea, lo scavo delle trincee, la ripartizione delle munizioni. La classe operaia madrilena poteva tentere di portare a termine ciò che aveva cominciato a luglio, formando un vero governo operaio, una Comune di Madrid. Ciò avrebbe potuto dare, a partire da Madrid, un nuovo impulso alla rivoluzione in tutto il paese.

Di tutta evidenza, ciò era fuori questione per il Partito Comunista e il Partito Socialista. Se la CNT, benché minoritaria nella capitale, avesse provato a trascinare la popolazione operaia a prendere ufficialmente il potere, forse ci sarebbe riuscita, tanto ciò corrispondeva alla situazione, all'aspirazione delle masse dopo la diserzione del governo. Ma, con le mani legate dal suo ingresso nel governo centrale, lasciò decretare che il generale Miaja, incompetente a detta di tutti, assicuri il governo e la difesa della città.

Ancora una volta fu l'eroismo della popolazione operaia che salvò la situazione.

Certo, è a partire dall'ottobre 36, poco prima della battaglia di Madrid, che le armi russe cominciarono ad arrivare. E' ancora a questa occasione che le prime Brigate Internazionali, formate da volontari di tutti i paesi, furono costituite ufficialmente.

Ciò costituì un aiuto militare, ma soprattutto un aiuto morale considerabile per i combattenti. Anche Durruti venne alla riscossa con una colonna di 4000 combattenti, venuti d'Aragona, e lui stesso fu ucciso in combattimento. L'esercito regolare, quanto a lui, non aveva truppe e fu ridotto a chiedere ai sindacati di fornirgli 50000 vomini.

Franco, che beneficiava fin dall'inizio dell'aiuto di Mussolini e di Hitler, aveva la superiorità militare. Le sue truppe arrivarono fino a Madrid. Ma una volta nei sobborghi della città, si scontrarono ad un'accanita resistenza e non potettero avanzare. Finalmente, il 23 novembre, Franco decise di abbandonare l'attacco frontale.

Per la seconda volta la classe operaia aveva salvato Madrid, ma non approfittò del suo vantaggio.

Le armi della rivoluzione che il governo non poteva utilizzare

Eppure solo l'istaurazione di un vero potere rivoluzionario proletario avrebbe potuto vincere le armate di Franco, non solo con l'energia e l'entusiasmo che avrebbe suscitato nel campo della rivoluzione ma sopratutto perché, di fronte alla superiorità militare di Franco, lui solo avrebbe potuto utilizzare armi rivoluzionarie per vincere. Lui solo avrebbe potuto ridare speranza agli operai ed ai contadini che vivevano con la rabbia in petto nelle zone occupate da Franco, appoggiando l'attività rivoluzionaria delle masse, legalizzando l'esproprio dei grandi proprietari e le libertà operaie nelle zone repubblicane.

Un potere della classe operaia avrebbe anche concesso l'indipendenza al Marocco spagnolo, tagliando così Franco dalla sua principale retrovia. Nel dicembre 1936, nazionalisti marocchini incontrarono dei rappresentanti del governo repubblicano per proporgli un'alleanza contro Franco. Ma Largo Caballero era fin troppo responsabile verso gli interessi delle borghesie spagnola e anglo-francese per fare il minimo gesto che avrrebbe potuto incoraggiare le rivendicazioni indipendentiste nelle colonie, e dunque rifiutò.

Lui, che voleva mettere al passo la rivoluzione nelle zone che controllava, non cercava assolutamente di suscitarla nel campo franchista.

Il ruolo del Partito Comunista

Quando il governo si rese conto che, contrariamente a ciò che si aspettava, Madrid non cadeva, fu preoccupato di riprendere in mano la capitale, sempre con l'aiuto attivo del Partito Comunista e del Partito Socialista e la complicità degli anarchici.

Nella lotta per restaurare lo Stato borghese, il Partito Communista ebbe un ruolo di primo piano. Era stato alla punta della battaglia sin dall'inizio, ben prima dell'arrivo di Largo Caballero al governo, ma non aveva ancora gran peso rispetto al Partito Socialista. Ma era un piccolo apparato che obbediva a Stalin, che non subiva le pressioni che la radicalizzazione della classe operaia esercitava sul Partito Socialista.

Godendo del prestigio della Rivoluzione Russa, poteva più facilmente fare passare per rivoluzionarie delle posizioni reazionarie. Aveva le mani più libere per apparire, più ancora della destra del Partito Socialista, come il partito della legge e dell'ordine.

A partire dall'autunno 36, l'aiuto militare sovietico aumentò ancora il suo credito e gli diede un'immagine di partito efficace. Da questo periodo, molti ufficiali aderirono al Partito Comunista. Nello stesso modo il Partito Comunista, difensore della proprietà individuale dei contadini, attrasse a se i ceti della piccola borghesia che vedevano in lui un protettore contro l'anarchismo e contro la rivoluzione in generale. Infatti il Partito Comunista beneficiò allo stesso tempo delle sua immagine di partito dell'ordine, difensore della proprietà in seno ai ceti medio e piccolo-borghesi, e della sua immagine di partito legato all'URSS, al paese della Rivoluzione d'Ottobre, che solo aiutava la rivoluzione spagnola. Il numero dei membri del Partito Comunista, da alcune decine di migliaia di membri nel luglio 36, triplicò o quadruplicò in sei mesi. Inoltre riuscì ad avere un controllo totale sull'ex-Gioventù Socialista con la quale la Gioventù Comunista si era fusa, così come sul PSUC e in parte sull'UGT stessa.

L'offensiva del governo contro i lavoratori

Nel novembre 1936, con un decreto firmato da tutti i ministri, compresi quelli anarchici, il governo decise lo scioglimento delle milizie delle retrovie e loro incorporazione nelle forze di polizia regolari. Di nuovo, le milizie del fronte furono costrette di accettare la militarizzazione. Col pretesto del comando unico, le truppe furono poste sotto l'autorità del ministro della Guerra, che nominava gli ufficiali, e fu ripristinata tutta la vecchia struttura gerarchica, con i gradi e i privilegi materiali, e anche il vecchio codice militare... nell'attesa di stenderne un nuovo !

I tribunali rivoluzionari furono sostituiti con dei tribunali composti da magistrati del vecchio regime.

Man mano che si ricostituiva il potere dello Stato, il governo disponeva di mezzi di pressione sempre più potenti : le milizie che non accettavano la militarizzazione non ricevevano più armi ; le imprese che rifiutavano il controllo dello Stato non avevano più finanziamenti ne materie prime... Tarradellas, che fu Primo ministro del governo catalano spiega lui stesso la sua politica dell'epoca : "Di fronte al rifiuto della CNT di accettare il nostro controllo, diedi l'ordine a tutte le banche di non pagare più il minimo assegno, o di non dare il minimo anticipo alle fabbriche collettivizzate senza l'autorizzazione della Generalità. Gli operai furono allora in una situazione difficile. Quando le loro disponibilità in liquido furono esaurite, le banche risposero alle loro domande che ci voleva un'autorizzazione speciale della Generalità. E la Generalità diceva di no, perché queste collettività non erano controllate da noi". E per le materie prime era lo stesso.

Le stesse autorità sabotavano la produzione per ragioni politiche, nello stesso modo che sabotarono la guerra. Il fronte d'Aragona tenuto inanzitutto dagli anarchici non riceveva che poche armi : il governo non voleva che potessero avere il prestigio della vittoria e non diede mai loro i mezzi per conquistare Saragozza.

Il nuovo ministro dei rifornimenti, Comorera, dirigente del PSUC, lanciò nel gennaio 1937 una nuova campagna contro i comitati, spingendo la piccola borghesia a manifestare al grido di "meno comitati e più pane". Chiaramente, benché fossero ufficialmente sciolti dall'ottobre, i comitati c'erano ancora !

D'altra parte il governo centrale organizzava a Valenza una manifestazione antioperaia che raggruppò i borghesi della città per il disarmamento delle milizie, per il comando unico, con la parola d'ordine "tutto il potere al governo".

Il rapporto di forza tra la classe operaia e le forze controrivoluzionarie si evolveva sempre più a favore di queste ultime man mano che il governo

riportava successi parziali contro le milizie, contro i comitati, contro le collettività, e che riusciva ad organizzare delle forze di repressione che gli erano fedeli. Un confronto decisivo diventava inevitabile.

Il POUM escluso dal governo catalano

Nel dicembre 1936, il POUM era stato escluso dal governo catalano su esigenza del PSUC. Libero da ogni obbligo di solidarietà di governo, aveva potuto spiegare la situazione ai lavoratori, e dedicarsi a prepararli a stabilire pienamente il loro proprio potere, in una situazione di forte malcontento contro la collaborazione al governo in seno alla CNT, alla Gioventù anarchica e nelle file dello stesso POUM !

Invece di approfittare dell'occasione per apparire finalmente come una vera alternativa rivoluzionaria per la classe operaia, il POUM mirò ad una sola cosa : il ritorno al governo. Ripeté continuamente : "non si può governare senza il POUM e meno ancora contro di lui". Gettato all'opposizione, attacato, il POUM si limitava a reclamare per collaborare di nuovo !

Affrontamento tra le forze della repressione e le milizie operaie

A marzo la Generalità dissolse le pattuglie di controllo. La CNT si oppose dicendo che queste potevano coesistere con gli altri corpi di polizia, "compagni guardie". Il POUM ebbe la stessa posizione. Ma quando il governo tentò di applicare il decreto a Barcellona, i lavoratori delle pattuglie di controllo occuparono i punti strategici della città e disarmarono 250 guardie civili.

La classe operaia di Catalogna continuava spontaneamente a resistere agli attacchi governativi.

Ad aprile 1937, i carabinieri ripresero con la forza il controllo della frontiera ai comitati dei villaggi frontalieri in mano alla CNT. A Puigcerda, dovettero dar battaglia per disarmare la milizia ed uccisero otto persone.

Maggio 37 a Barcellona : gli operai disarmati

Lo scontro decisivo con la classe operaia ebbe luogo all'inizio di maggio a Barcellona. Il 3 maggio il governo catalano stimò che il momento era venuto ed il commissario dell'ordine pubblico, allora uno stalinista, tentò di impadronirsi, alla testa di un gruppo di guardie, della centrale telefonica in mano agli impiegati ed al loro comitato e sorvegliata dai miliziani della CNT.

Non solo gli impiegati della centrale si difesero, ma tutto il proletariato di Barcellona scese spontaneamente in sciopero ed accorse alla riscossa. La città si riempì di barricate, gli operai erano ancora una volta padroni della città. Il settore del palazzo del governo era circondato da barricate, in mano a combattenti che chiedevano alla CNT l'ordine di prenderlo. I ministri anarchici Garcia Oliver e Federica Montseny si precipitarono in aereo da Valenza e alla radio diedero l'ordine di cessare il fuoco e di smettere questa "guerra fraticida". Un manifesto firmato dalla CNT fu distribuito sulle barricate il 4 maggio : "deponete le armi ; abbracciatevi come fratelli ! otterremo la vittoria se ci uniamo : saremo vinti se ci combattiamo tra di noi. Pensateci bene. Pensateci bene : noi vi tendiamo le braccia disarmate ; fate lo stesso e tutto ciò sarà finito. Che la concordia regni tra noi". Gli operai non credevano ai propri occhi : i loro propri capi si mettevano dall'altro lato della barricata ! Ma gli operai, se non presero d'assalto il palazzo del governo dove i loro dirigenti negoziavano in permanenza, rifiutarono di deporre le armi.

Il governo di Valenza mandò 5000 guardie civili di rinforzo a Barcellona. Sulla loro strada, soppressero i comitati, disarmarono gli operai, i contadini, chiusero i locali delle organizzazioni operaie, arrestarono ed assassinarono.

Quando arrivarono a Barcellona, il 6 maggio, la direzione della CNT diede e ripeté come sola consegna agli operai di abbandonare le barricate e di ritornare a casa. Eppure non fu seguita.

I dirigenti anarchici promisero che i responsabili dell'attaco contro la centrale sarebbero castigati e che le milizie potrebbero continuare a coesistere con le guardie.

Non sapendo piu che fare, gli operai abbandonarono poco a poco le barricate, a partire dal 7 maggio. Mentre erano militarmente padroni della città, e che potevano spazzare via il governo, gli operai di Barcellona furono vinti politicamente dai loro propri dirigenti anarchici.

Il POUM, quanto a lui, cercò di convincere la direzione della CNT che bisognava battersi. Non riuscendoci, non ebbe il coraggio di porsi alla testa della lotta e dal terzo giorno riprese l'ordine della CNT di smettere lo sciopero generale e di abbandonare le barricate.

Quando le ultime barricate furono abbandonate, il giornale della CNT presentò questa sconfitta decisiva come una vittoria e quello del POUM fece la stessa cosa, mentendo così ai lavoratori.

I partiti operai hanno sconfitto la rivoluzione

I fatti del maggio 1937 segnano una svolta decisiva nella rivoluzione spagnola. Da maggio, il potere controrivoluzionario passò apertamente all'offensiva, disarmò le milizie, compreso a Barcellona, sciolse effettivamente i comitati, distrusse tutti gli embrioni di potere creati dalla rivoluzione. Le conquiste rivoluzionarie furono annientate e la persecusione si abbatté sulle organizzazioni operaie ed i militanti.

Dal luglio 36 al maggio 37 erano passati quasi dieci mesi durante i quali coesistettero due poteri incompatibili : quello creato spontaneamente dal proletariato e dai contadini poveri, con le sue milizie, i suoi comitati, i suoi espropri, ed il vecchio apparato di Stato della repubbblica quasi completamente distrutto a luglio ma che fu ricostituito poco a poco, coscientemente, dal Fronte popolare. Era inevitabile che questa situazione si risolva con l'annientamento di uno dei due poteri. Durante questi dieci mesi non mancarono le occasioni che avrebbero potuto permettere al proletariato di ottenere una vittoria decisiva. A causa dell'assenza di una direzione rivoluzionaria, il proletariato non poté spingere la rivoluzione fino in fondo e finalmente fu lui ad essere schiacciato in nome dell'unità e dell'efficacia della guerra contro Franco.

Ma la disfatta della rivoluzione significava ineluttabilmente, come vedremo, la disfatta militare di fronte a Franco.