Kosovo : la politica dell'imperialismo mette i popoli gli uni contro gli altri

Εκτύπωση
Da "Lutte Ouvrière" e "Lutte de classe" (La guerra del Kosovo)
Luglio 1999

Da "Lutte Ouvrière" del 2 luglio 1999

Data la tremenda situazione che si verifica nel Kosovo, è chiaro che questa pace armata che succede alla guerra aperta è in se stessa un dramma.

La NATO ha fatto una dimostrazione di forza, ma quale prospettiva d'avvenire è stata data ai popoli ?

Oltre le distruzioni massicce e il brutale aggravamento della miseria, tra i fattori d'aggravamento della sorte dei popoli che risultano dall'intervento imperialista, il peggio sta senz'altro nel fatto che i sentimenti di ostilità ed i pregiudizi tra i popoli, lungi dall'essere stati attenuati, sono stati peggiorati, esacerbati.

Sotto l'aspetto delle divisioni interetniche, quest'intervento ha gettato olio sul fuoco. E questo, per il futuro dei popoli della regione, è una catastrofe ed un crimine.

I servizi della stampa ne sono testimoni, gli urti, le tensioni, i saccheggi, i regolamenti di conti si moltiplicano ogni giorno, e questo dalle due parti, adesso che i Serbi del Kosovo sono a loro volta costretti alla partenza.

Certamente, alcuni di loro hanno partecipato alle esazioni ed ai crimini delle milizie e dei commandi paramilitari e pagano per questo. Ma a pagare non sono i capi, né i banditi quali Arkan e soci, né i capi dell'esercito e del regime serbi.

I Serbi del Kosovo pagano anche per la politica di segregazione instaurata da dieci anni da Milosevic in questa provincia, che li metteva in posizione privilegiata rispetto agli albanofoni.

Sin dagli anni ottanta, sono stati utilizzati dal potere di Belgrado e le sue bande armate. Ma oggi ne sono vittime a loro volta. E sono tanto più intrappolati in quanto il regime di Milosevic cerca di respingerli dalla Serbia, o comunque si dimostra poco accogliente per questi nuovi profughi. Alcuni, secondo la stampa, si rivolgono contro Milosevic di cui ritengono che li ha traditi. Ma comunque, dopo i bombardamenti della NATO, e adesso l'occupazione militare delle truppe occidentali della KFOR, come mai non potrebbero darne la responsabilità agli albanofoni, poiché ufficialmente la NATO è intervenuta per proteggere questi ? Come potrebbero fidarsi, per proteggere il loro mantenimento nel Kosovo, dei militari di queste medesime potenze che ieri li bombardavano ?

E' tanto più vero che, dall'altro lato, l'afflusso di profughi ridotti alla disperanza, la scoperta delle fosse comuni non possono che alimentare il desiderio di vendetta, anche quando, da parte sua, la politica dell'UCK non contribuisce, nelle zone da lei controllate, a cacciare i Serbi.

In queste condizioni, quale coabitazione potrebbe essere possibile tra Kosovari albanesi e Serbi (senza dimenticare gli zingari) ? Certamente, gli odi etnici sono stati decisamente attizzati e sfruttati da Milosevic e l'estrema destra serba, ma l'intervento della NATO e le sue conseguenze hanno nutrito il terriccio nel quale crescono.

Questo è anche vero nel senso che fanno il gioco dei nazionalisti più estremisti, gli ultrà d'ambo le parti. Questi trovano nella situazione attuale tutto gli ingredienti per proliferare, per conquistare un'influenza e un credito sulle popolazioni prive di speranze, e nello stesso tempo delle possibilità di manovre.

Così nella città di Mitrovica, nella zona occupata dalle truppe francesi, degli estremisti serbi raggruppati in milizie (di cui alcuni venuti da Belgrado) impediscono, ai profughi albanofoni che tornano, di accedere alla parte della città da loro controllata, dove si trovano tra l'altro i commerci e l'ospedale... Controllano il ponte che divide la città in due parti, di cui la parte "albanese" è in gran parte distrutta ed incendiata.

E, sempre stando ai servizi della stampa, i militari della KFOR non sembrano molto attivi per impedire questa divisione di fatto, tanto più significativa in quanto questa zona si trova al Nord del Kosovo, addossata alla Serbia, in tal modo che la situazione comporta le premesse di una partizione etnica...

Comunque, anche se i Kosovari albanesi "conservano" gran parte del territorio, la NATO e l'ONU beffeggiano apertamente il loro desiderio d'indipendenza, coll'imporre il mantenimento del Kosovo nell'ambito della Serbia e il dominio di forze d'occupazione straniere.

Bisogna per forza constatare che l'ordine che intendono far regnare nel Kosovo (e in tutta la regione) non ha niente a che vedere con il rispetto delle aspirazioni dei popoli all'autodeterminazione, né per il presente, né per l'avvenire.