Affinché la storia non si ripeta

Εκτύπωση
Spagna 1931-1937 - La politica del Fronte Popolare contro la rivoluzione operaia - Cercle Léon Trotsky
3 maggio 1996

Stroncando la rivoluzione proletaria, il Fronte popolare aveva aperto la strada a Franco. Nel luglio 1939, Trotski scriveva : "Per gli operai ed i contadini di Spagna, la disfatta non è solo un episodio militare, essa costituisce una terribile tragedia storica. Significa la distruzione delle loro organizzazioni, del loro ideale storico, dei loro sindacati, della loro felicità, delle speranze che hanno nutrito durante decenni ed anche secoli. Un essere umano dotato di ragione può immaginare che questa classe possa, nello spazio di uno, due o tre anni, costruire nuove organizzazioni, un nuovo spirito militante, e rovesciare così Franco ? Non ci credo. Oggi la Spagna è più lontana dalla rivoluzione di ogni altro paese."

E la tragedia del proletariato spagnolo era anche la tragedia di tutto il proletariato internazionale. La vittoria della rivoluzione proletaria in Spagna avrebbe avuto conseguenze incalcolabili. Senza alcun dubbio avrebbe cambiato il rapporto delle forze in Europa in questi anni trenta. Avrebbe potuto galvanizzare il proletariato europeo tutto intero nella sua lotta contro il fascismo. La vittoria della rivoluzione proletaria in Spagna era l'ultima possibilità di risparmiare al mondo la Seconda Guerra mondiale.

L'ondata rivoluzionaria che scosse la Spagna si estese su un lungo periodo di sette anni, dal 1930 al 1937. Ciò mostra la potenza dell'ascesa rivoluzionaria proletaria, che si è risollevata a più riprese da disfatte parziali e che la reazione ha stroncato con tante difficoltà.

Ma questo indica anche fino a che punto è mancato un partito capace di condurre con fermezza una politica giusta.

La politica delle differenti organizzazioni della classe operaia ad ogni tappa costituisce ancora oggi una lezione tragica che bisogna conoscere e capire.

Perché sono sempre le stesse vecchie ricette fallite che i partiti riformisti servono di nuovo ai lavoratori. La politica di alleanza elettorale dei partiti operai e dei partiti borghesi "di sinistra" finisce immancabilmente col favorire la destra e l'estrema destra. E' sempre una politica funesta perché demoralizza la classe operaia. Ma, nei periodi di lotte di classe acute, è decisamente criminale perché porta all'annientamento della classe operaia.

Ancor'oggi, i socialdemocratici e i dirigenti dei partiti comunisti mentono sfrontatamente su quanto è successo in Spagna e non vogliono assumere alcuna responsabilità per la vittoria di Franco. I socialdemocratici denunciano i crimini degli stalinisti e nascondono il fatto che ne furono complici coscienti.

I dirigenti del Partito comunista ancor'oggi continuano a sostenere che la sola attitudine realista nel 1936 in Spagna era la difesa della "Repubblica". Ma quarant'anni dopo, così come i socialdemocratici, si sono precipitati nelle braccia di Juan Carlos, accettando la monarchia e la sua bandiera, senza più preoccuparsi di questa "Repubblica" in nome della quale strangolarono la rivoluzione spagnola.

Ma le lezioni da tirare non riguardano solo i riformisti dichiarati.

Anche i dirigenti anarchici, accettando di collaborare con la reazione borghese, tradirono i lavoratori che ebbero fiducia in loro, ed i loro propri militanti. Trotski riassumeva il loro fallimento in questi termini : "L'anarchia, che voleva essere solo antipolitica, si ritrovò ad essere nei fatti antirivoluzionaria e, nei momenti più critici, controrivoluzionaria."

Quanto al POUM, Trotsky stimava che "un enorme responsabilità nella tragedia spagnola" pesava su di lui. "Con la loro politica di adattamento a tutte le forme di riformismo, essi (i dirigenti del POUM) si sono fatti i migliori ausiliari dei traditori anarchici, comunisti e socialisti. (...) Il POUM ha sempre ricercato la linea di minor resistenza, ha temporeggiato, tergiversato, giocato a nascondino con la rivoluzione." Ed aggiungeva: "I dirigenti del POUM parlavano con eloquenza dei vantaggi della rivoluzione socialista sulla rivoluzione borghese, ma non facevano niente di serio per preparare la rivoluzione socialista, poiché questa preparazione non poteva che passare per una mobilitazione spietata, audace, implacabile degli operai anarchici, socialisti, comunisti contro i loro dirigenti traditori. Non bisognava temere di separarsi da quei dirigenti, di diventare "una setta" nei primi tempi, anche al rischio di essere perseguitati da tutti ; bisognava lanciare parole d'ordine giuste e chiare, predire il futuro, e, appoggiandosi sugli avvenimenti, discreditare i dirigenti ufficiali e scacciarli dai loro posti."

Ma i dirigenti del POUM avevano una sola paura, essere accusati di settarismo dicendo le verità politiche che avrebbero dovuto dire, essere accusati di rompere l'unità rifiutando di coprire le capitolazioni.

Ma quale unità ? L'unità e la solidarietà con i lavoratori in lotta, o l'unità e la solidarietà con dei partiti che non volevano, a loro volta, rompere l'unità con i rappresentanti della borghesia?

Si tratta di una scelta di classe che fa tutta la differenza tra la politica di un partito operaio rivoluzionario e quella di un'organizzazione opportunista. Il POUM si limitò ad essere il partito più a sinistra del Fronte popolare, a sinistra della sinistra in qualche modo.

Ma ciò di cui ha bisogno la classe operaia per vincere, è di un partito che accetta di situarsi completamente sul suo terreno di classe, senza compromessi.

E affinché la storia non si ripeta, il compito di tutti i rivoluzionari, di tutti i lavoratori coscienti è di costruire questo strumento che è così drammaticamente mancato al proletariato spagnolo, penetrandosi delle lezioni degli insuccessi passati per prepararsi alle future lotte.