La vicenda elettorale americana di questa fine del 2000 si è trascinata per le lunghe e non si sa ancora quando si deciderà davvero chi sarà il presidente degli Stati- Uniti. Secondo Clinton però non c'è motivo di vedere lì una crisi del "sistema democratico americano".
Senz'altro la legge elettorale americana, uguali a molte altre leggi truffa in questo mondo che si pretende democratico, ha rivelato i suoi limiti in occasione di questa elezione. Ma in realtà tutto il sistema politico per la popolazione è come dire "testa vinci tu, croce perdo io". I due apparati politici, il Partito Democratico ed il Partito Repubblicano, sono delle macchine dal comportamento identico. L'una e l'altra selezionano dei candidati che si assomigliano sempre di più.
Questo era particolarmente ovvio in questa elezione in cui i due candidati avevano fatto scelta di cancellare tutto quello che li poteva distinguere. Su molti argomenti, lasciati fuori dalla campagna elettorale, per esempio la pena di morte, ostentavano opinioni identiche. La campagna si è poi polarizzata su alcune questioni, tra l'altro il futuro delle pensioni, sulle quali i candidati non avevano un'opinione ben chiara, tutti e due fautori della privatizzazione, ed esprimevano solo piccole sfumature d'opinione.
Comunque la metà degli elettori ha scelto come al solito di restare a casa. E al contrario di ciò che viene affermato da quelli che vogliono ad ogni costo spingere i cittadini verso le urne, anche quando non c'è nessuna scelta reale -e scegliere tra Bush e Gore era come scegliere tra la peste e il colera- chi ha preferito rimanere a casa intuendo che questi due candidati rappresentavano un mondo ostile alle classi lavoratrici, non ha avuto cattiva ispirazione.
Infatti Bush e Gore sono completamente intercambiabili anche se hanno delle carte diverse - ma tutto sommato equivalenti- per giocare la loro partita che è quella di dare un'immagine al più potente Stato capitalistico del pianeta. L'uno come l'altro sapranno rappresentare e servire gli interessi della più potente classe dirigente del mondo, la borghesia americana. L'insieme dello Stato americano è concepito per raggiungere questo risultato a prescindere dalla scelta del presidente. Per questo non c'è motivo per stupirsi, come l'hanno fatto in questi giorni alcuni giornali, che "lo scemo del villaggio globale" -riferendosi a Bush- possa diventare presidente degli Stati-Uniti. Non sarà migliore, ne peggio, del vecchio attore rincitrullito Ronald Reagan. L'apparato di Stato americano ne ha conosciuto ben altre.
Le capacità intellettuali del presidente o le sue nozioni di politica estera, per esempio, comunque non sono un problema per il padronato o i broker della Borsa. Nella stampa americana, questi spiegavano un po' di giorni fa cosa aspettavano da questa elezione presidenziale. Avrebbero preferito la coabitazione : un presidente democratico e un controllo repubblicano della Camera dei rappresentanti piuttosto che tutto sotto il controllo repubblicano. Hanno appena vissuto questo tipo di situazione per sei anni con Clinton e la maggioranza repubblicana del Congresso. Durante questo periodo, la progressione della Borsa è stata del 13,5% all'anno, un risultato due volte migliore, si dice, che nel caso in cui il presidente e la Camera dei rappresentanti siano dello stesso colore politico.
Ciò che il padronato americano aspetta dal presidente, è di potere guadagnare ancora più soldi. E questa ripartizione dei ruoli tra i Democratici ed i Repubblicani, che dice di augurarsi, è anche un modo per riaffermare che gli uni come gli altri servono il campo dei ricchi.