La repubblica reazionaria : il biennio nero (1934-1935)

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Spagna 1931-1937 - La politica del Fronte Popolare contro la rivoluzione operaia - Cercle Léon Trotsky
3 maggio 1996

Seguì l'inizio del periodo reazionario chiamato "bienio negro", il biennio nero, 1934- 1935.

Tutte le misure prese contro la chiesa e i proprietari fondiari furono abrogate. Nella maggior parte delle regioni la riforma agraria fu abbandonata. Le terre occupate temporaneamente dovettero essere evacuate. Il 1934 fu l'anno della grande offensiva dei proprietari dei grandi fondi per abbassare i salari e licenziare gli operai agricoli sindacalizzati. Il loro slogan : "Avete fame ? Mangiate la repubblica" !

L'estrema destra si faceva sempre più minacciosa. Monarchici e fascisti della Falange approfittavano di ogni occasione per sfilare in parata.

Il Partito Socialista parla di rivoluzione...

Di fronte alla minaccia di veder arrivare al potere la destra antiparlamentare col partito di Gil Robles, una frazione dei dirigenti socialisti ed in particolare Largo Caballero, l'ex-ministro del Lavoro, incominciò ad utilizzare una terminologia sempre più radicale.

L'arrivo di Hitler al potere, nel gennaio 1933 in Germania, poi i fatti del mese di febbraio 1934 in Austria ed in Francia, provocarono dappertutto un guizzo a sinistra dei partiti socialisti che sentivano la loro esistenza stessa minacciata dall'ascesa del fascismo.

Largo Caballero ormai affermava che la repubblica democratica era fallita, che l'obiettivo dei socialisti doveva essere la conquista del potere, la dittatura del proletariato.

Questi propositi erano accolti con entusiasmo dai lavoratori delle città come delle campagne. Dal 1930, non era la volontà rivoluzionaria che gli mancava, ma dei dirigenti risolti. Il Partito Socialista reclutò largamente. La Gioventù Socialista conquistò in qualche mese decine di migliaia di membri.

I giovani, i lavoratori presero in parola i discorsi rivoluzionari dei dirigenti.

Ma questi brandivano la minaccia della rivoluzione senza prepararla veramente, sperando di intimidire così la borghesia e dissuaderla dal confidare il governo alla CEDA.

Ed ogni volta che si profilò uno scontro decisivo, i dirigenti del Partito Socialista e dell'UGT si tiraronò indietro.

...ma non vuole farla

Così, mentre il dirigente della destra reazionaria e fascistoide Gil Robles si preparava a concentrare le sue truppe in una grande dimostrazione di forza il 22 aprile 1934 a Madrid, i dirigenti socialisti scelsero prima di non far nulla, col pretesto di non disperdersi in lotte parziali mentre tutto era già pronto, dicevano, per la rivoluzione. Ma all'ultimo momento, inquieti, indirono lo sciopero generale. Malgrado l'assenza di preparazione, la riposta dei lavoratori fu unanime. Madrid si trasformò in una città morta. Tutti i mezzi di trasporto che dovevano condurre i manifestanti furono paralizzati. Gil Robles non poté riunire che 10000 persone : un fiasco. Ma la politica dei dirigenti socialisti non permise alla classe operaia di tirar profitto dalla vittoria.

La politica del Partito Socialista fu ancora più criminale all'epoca del grande sciopero dei lavoratori agricoli nell'estate 1934.

La Federazione nazionale dei lavoratori della terra, che era membra dell'UGT, indisse lo sciopero al momento della mietitura, dal 1° giugno, per ottenere il ritorno ai salari precedenti il 1933 e la fine delle discriminazioni nella ripartizione del lavoro.

Ma, col pretesto di preservarsi per la rivoluzione, i dirigenti socialisti e quelli dell'UGT lasciavano passare le occasioni di mobilitare i lavoratori per conseguire vittorie parziali e preparare così concretamente l'insurrezione. L'UGT rifiutò il sostegno ai lavoratori delle campagne nonché di indire uno sciopero operaio di solidarietà.

Nelle campagne, lo sciopero, che coinvolse centinaia di migliaia di lavoratori, fu sconfitto regione per regione. 7000 operai agricoli furono incarcerati. Il 20 giugno gli operai agricoli vinti, demoralizzati, ripresero il lavoro.

Se il proletariato industriale avesse appoggiato lo sciopero delle campagne - e probabilmente l'avrebbe fatto, se vi fosse stato chiamato - avrebbe impedito al governo di concentrare tutte le forze repressive nelle campagne, rafforzato la solidarietà dei lavoratori delle città e delle campagne in una lotta comune ed avrebbe evitato di farsi battere separatamente. In effetti quando il proletariato si sollevò a sua volta in ottobre, le campagne non erano più in grado di aiutarlo.

I lavoratori prendono in parola il Partito Socialista

I dirigenti socialisti che affermavano da mesi che tutto era pronto per l'insurrezione dicevano di volerla scatenare se la CEDA di Gil Robles fosse entrata al governo.

Ma quando un nuovo governo accolse tre ministri della CEDA il 4 ottobre 1934, i dirigenti del Partito Socialista si tirarono indietro ancora una volta.

Al posto dell'insurrezione, come annunciato, dichiararono uno "sciopero generale pacifico". La CNT rifiutò di partecipare ad un movimento diretto dall'UGT. Tuttavia lo sciopero fu seguito nelle principali città del paese.

A Madrid, già dalla sera del 4 ottobre, una folla immensa invase le strade nell'attesa febbrile di una distribuzione delle armi : gli scioperanti credevano che la consegna di uno "sciopero generale pacifico" era un'astuzia destinata a disorientare il governo. I lavoratori attesero tutta la notte e la mattina del 5. Ma i dirigenti socialisti erano scomparsi, lasciandoli senza consegne né prospettive. La sera, il governo si rese padrone della situazione. Tutti i capi socialisti furono arrestati.

L'insurrezione nelle Asturie

Solo le Asturie insorsero, su iniziativa dei militanti locali di tutte le organizzazioni di sinistra e di estrema sinistra, compresi quelli della CNT, che si erano concertati in un'Alleanza Operaia per preparare l'insurrezione che avevano presa sul serio.

Il movimento partì, la mattina del 5 ottobre, dalla città mineraria di Mieres. "Verso le otto e trenta del mattino", racconta Manuel Grossi, militante della Sinistra Rivoluzionaria, che ne fu uno dei dirigenti, "una folla di circa 2000 persone si riunì davanti al comune di Mieres, già occupato dagli operai insorti. Da uno dei balconi, proclamai la repubblica socialista. L'entusiasmo fu indescrivibile".

L'obiettivo successivo era l'attacco dei posti della guardia civile, dei comuni, e degli altri punti chiave delle città e dei villaggi della provincia. Oviedo, la capitale, fu presa da 8000 minatori. Tre giorni dopo, gran parte della provincia era sotto il controllo degli insorti.

In ogni comune fu costituito un comitato rivoluzionario che assicurava i rifornimenti ed organizzava le milizie armate.

Le manifatture di armi della provincia lavorarono giorno e notte per rifornire le milizie e l'esercito rosso - nome che si erano date le armate dei minatori insorti. In dieci giorni, si arruolarono tra 30000 e 50000 operai. I minatori utilizzarono l'arma che conoscevano bene : la dinamite.

Il generale Franco fu incaricato di riconquistare la provincia. Dubitando dell'efficacia delle truppe regolari, chiamò la Legione.

La resistenza, accanita, durò fino al 20 ottobre. Le città minerarie furono riprese grazie ai bombardamenti, all'artiglieria ed infine a combattimenti corpo a corpo. Venendo meno le armi e le munizioni, gli insorti dovettero finalmente arrendersi.

La repressione fu terribile, selvaggia, marcata dalla tortura, assassini, stupri. Tra gli insorti ci furono 3000 morti e 7000 feriti, 40000 persone furono incarcerate. Le Case del Popolo della regione furono trasformate in prigioni.

L'insurrezione delle Asturie, malgrado la disfatta, restituì alla classe operaia orgoglio e coraggio e costituì un esempio ed una speranza di future vittorie. La liberazione dei prigionieri divenne, per gli operai, un'ulteriore ragione di battersi.

L'evoluzione della politica delle organizzazioni operaie : verso il Fronte popolare

Nel corso del 1935 si operò nel movimento operaio una ricomposizione, traduzione di uno spostamento a destra delle direzioni di tutte le organizzazioni operaie.

Il Partito Socialista, grazie al corso radicale del 1934, aveva esteso la sua influenza. La repressione, colpendone i dirigenti - che erano incarcerati - aveva fatto degli eroi. Ma il PS si servì della sua influenza per riprendere nel 1935 la politica di alleanza con i repubblicani borghesi già seguita dal 1930 al 1933, alleanza che diventò il Frente popular, il Fronte popolare.

Il Partito Comunista, allora piccolo partito senza grande influenza, abbandonò la sua politica ultra- settaria su ingiunzione di Stalin che, in seguito all'arrivo di Hitler al potere, ricercava un'alleanza coi borghesi occidentali. Ormai i Partiti Comunisti dovevano mostrarsi come fattore d'ordine e di stabilità per le loro borghesie nazionali. Il Partito Comunista si fece il teorico del Fronte popolare.

Anche gli anarchici abbozzarono un'evoluzione politica, verso l'abbandono del loro anti-politicismo. Ma ciò li portò qualche mese dopo a raggiungere il Fronte popolare.

Infine, la Sinistra Comunista, che contava allora circa 3000 militanti, perse un'opportunità considerabile. Mentre la direzione dalla Gioventù Socialista si orientava verso Trotski e la IVa Internazionale, e proponeva alla Sinistra Comunista di entrare nella Gioventù, che contava diverse decine di migliaia di membri, per contribuire a trasformarla in un autentico partito bolscevico, la Sinistra Comunista, malgrado i consigli di Trotski, rifiutò. Preferì continuare a corteggiare i dirigenti del Blocco Operaio e Contadino, un'organizzazione di qualche migliaio di membri che si situava tra la IIa e la IIIa internazionale, con la quale auspicava fondersi. La Sinistra Comunista ed il Blocco fecero fusione, per formare il POUM, Il Partito Operaio d'Unificazione Marxista.

Le conseguenze di questa scelta furono drammatiche. La Gioventù del Partito Comunista mise la mano sulla Gioventù Socialista, trasformata rapidamente in un'organizzazione stalinista.