1936, la mobilitazione delle masse povere.

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L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
8 novembre 2002

Ma sin da questi anni 1930 si manifestarono nuovi movimenti di rivolta contro l'oppressione imperialista nel Medio Oriente. Fu così in Siria, dove nel 1936 scoppiò uno sciopero generale che doveva durare cinquanta giorni, ma fu anche così in Palestina e in Iraq. L'effervescenza politica si sviluppava nell'insieme del mondo arabo, compreso il Magreb allora sotto il dominio del colonialismo francese. Era segnata dall'irruzione delle masse povere sulla scena politica. Il focolaio di questa effervescenza furono le grandi città, relativamente vecchie ed importanti nell'insieme del Medio Oriente, dove coesistevano una borghesia ricca e anche una piccola borghesia intellettuale assettata di idee nuove, e anche una classe operaia, certamente ancora poco numerosa, ma che già aveva le sue proprie organizzazioni.

In Iraq, i primi sindacati erano apparsi alla fine degli anni venti, innanzi tutto tra gli artigiani, gli operai a domicilio, ma anche nelle ferrovie, per iniziativa di nazionalisti. Questi sindacati furono all'origine di parecchi importanti movimenti di sciopero fra il 1931 e il 1934, contro misure di aumento delle imposte o anche per imporre un ribasso delle tariffe carissime praticate dai proprietari inglesi della compagnia d'elettricità di Bagdad

Una nuova opposizione politica nasceva, molto diversa dai gruppi d'opposizione nazionalisti tradizionali. Il partito Ahali, o partito del popolo, creato da un gruppo di studenti iracheni dell'Università americana di Beyrut alla fine degli anni 1920, apparve alla testa dei grandi movimenti sociali degli anni 1935-36.

Tutto cominciò nel marzo 1935, nel sud del paese, quando i contadini poveri si mobilitarono. Per la prima volta in Iraq si videro manifestazioni contadine per la riforma agraria e per la democrazia comunale. Ma questo movimento, represso nel sangue, era solo un preludio.

Nell'ottobre 1936, ci fu a Bagdad un colpo di Stato militare antimonarchico, diretto dal generale Hikmet Suleyman. Parecchi ministri, provenienti dalla direzione del partito Ahali, furono ammessi al governo. Una settimana dopo, più di 100 000 manifestanti sfilavano, con striscioni che chiedevano pane per gli affamati o denunciavano il fascismo. Movimenti di sciopero si sviluppavano fra i portuali, i ferrovieri, gli operai del petrolio, ecc. Gli operai affluivano nei nuovi sindacati che si stavano creando.

All'inizio, il nuovo potere cercò di appoggiarsi su questa mobilitazione, utilizzando un discorso socialisteggiante. Ma per tanto l'esercito non era disposto a lasciarsi trascinare troppo lontano sul terreno delle riforme. I proprietari fondiari richiamarono la gerarchia militare ai suoi doveri quando cominciò la pubblicazione di progetti di riforma agraria. Presto il generale Hikmet Suleyman si rivolse contro le forze politiche che lo sostenevano.

Potenti movimenti di sciopero cercarono di rispondere all'ondata ascendente della repressione. Ma era troppo tardi. Le masse povere non erano preparate a fare fronte a questo voltafaccia dell'esercito. Furono prese alla sprovvista senza aver potuto darsi i mezzi per combattere. Invece in questa occasione l'esercito aveva dato alla borghesia irachena e all'imperialismo le prove della sua capacità di assumere il potere politico, compreso di fronte ad una mobilitazione popolare che avrebbe potuto minacciare molti privilegiati. Non sarebbe stata l'ultima volta.