L'ellezione presidenziale in Russia : la vittoria scontata di Putin

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Da "Lutte Ouvrière" (Russia : la successione sanguinosa di Eltsin e l'elezione di Putin)
3 gennaio 2000 + 31 marzo 2000

(da "Lutte Ouvrière" del 31 marzo 2000)

La vittoria di Putin, col 52,5% dei voti sin dal primo turno dell'elezione presidenziale del 26 marzo, non ha stupito nessuno in Russia. I mass media russi parlavano solo del candidato intronizzato da Eltsin come presidente interinale nel dicembre scorso. Le reti televisive, che hanno molto più peso dei giornali, hanno fatto vedere solo lui. La sua "lettera aperta" agli elettori era affissata dappertutto su cartelli immensi. Non conteneva nulla che assomigli ad un programma. (dice di rimandarne l'annuncio... a dopo le elezioni), ma metteva in evidenza l'onnipresenza del candidato ufficiale.

Gli undici altri candidati non avevano neanche loro qualcosa da presentare che possa evocare, anche da lontano, un qualsiasi programma (al punto che la stampa russa ha qualche volta accennato ad una campagna che opponeva dei programmi - "bolla di sapone") ma, e questa era tutta la differenza con Putin, non si vedevano praticamente mai, né sui muri, né sugli schermi e ancora meno sotto forma di squadre di sostenitori militanti.

I governatori, che dispongono di pieni poteri nelle loro regioni, si erano schierati dalla parte di Putin. I partiti più importanti lo sostenevano apertamente o evitavano di attaccarlo anche quando avevano il loro proprio candidato. Il Partito comunista (il cui capo Ziuganov arriva secondo col 29,4% dei voti) sa cosa può aspettarsi da un Putin che gli ha offerto posti e sinecure per la sua "opposizione costruttiva" dopo l'elezione legislativa del dicembre 1999. I grandi perdenti di queste elezioni, i concorrenti più in vista di Eltsin, poi di Putin (l'ex primo ministro Primakov e il sindaco di Mosca Lujkov), avevano rinunciato a brigare la presidenza. In quanto a parecchi dei dodici candidati alla presidenziale (il cui numero doveva dimostrare la vitalità della "democrazia russa" come dicono senza ridere i dirigenti occidentali), davano addirittura l'annuncio pubblico che si auguravano la vittoria di Putin.

Già in anticipo, questa elezione si presentava come una farsa. Ma una farsa tragica poiché, bisogna ricordarlo, Putin ha ottenuto il sostegno o il ritiro dei suoi principali concorrenti solo col lanciare una nuova guerra contro la Cecenia.

Ha raggiunto il suo obiettivo, quindi, salito su un mucchio di cadaveri ceceni e anche di cadaveri di soldati russi. Nessun partito in competizione non ha neanche fatto finta di alzarsi contro di lui, e ancora meno di rimproverargli di ingarbugliarsi nel sangue.

In quanto alla popolazione, poco o non affatto informata di ciò che succede realmente in Cecenia (perché la televisione, unica fonte nazionale di informazioni, praticamente non ne da notizia), e comunque preoccupata innanzitutto dei suoi problemi quotidiani di sopravvivenza, è rimasta in gran parte indifferente a queste elezioni.

Nella classe operaia, è probabile che Ziuganov ha avuto qualche riscontro, non tanto per il suo vero significato quanto perché la qualifica "comunista" del partito di Ziuganov suona ancora per molti come un modo per esprimere il rigetto di una società in cui i potenti ostentano il loro arricchimento, prodotto della corruzione e del furto su grande scala. Sembra anche che alcuni, tra l'altro in seno all'intellighenzia, siano stati tentati di votare Ziuganov, ma per ragioni del tutto opposte : per la sua ribadita accettazione di una certa forma di "mercato", per il suo nazionalismo, e quale unico candidato accreditato di qualche peso dai sondaggi e quindi capace di capitalizzare sul proprio nome lo schifo di una frazione della piccola borghesia rispetto al macello organizzato da Putin in Cecenia e al suo passato di uomo del KGB.

Ma in questo ceto della società, molti dicevano di rifiutare di scegliere tra un "comunista" e un generale del KGB e di volere votare "contro tutti" (la legge infatti permette di indicare la scelta "contro tutti" della scheda di voto dove figura accanto ai candidati in lizza) o astenersi.

A Mosca e nelle grandi città, è sembrato che questo voto "contro tutti" abbia preoccupato il Cremlino che si è affrettato a presentarlo, tramite i mass media, come un atto incivile. Ma comunque, anche quelli che non hanno voluto votare per Putin non dubitavano affatto della sua elezione. Il partito del potere aveva ben troppo puntato sulla vittoria di Putin perché l'esito possa essere diverso.