1990-91 - la guerra del Golfo

Εκτύπωση
L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
8 novembre 2002

La guerra con l'Iran finì con un pareggio, come lo voleva l'imperialismo, e lasciò la società irachena dissanguata e la sua economia in rovine.

Venne allora il 1990-91 che segnò la rottura fra gli Stati Uniti e l'Iraq. L'Iraq non si era distinto per la sua opposizione ai diktat dell'imperialismo. Era un regime apprezzato nelle capitali occidentali nonostante i massacri che aveva commesso, o forse proprio per questi. Fu finalmente l'invasione del Kuwait a provocare la rottura.

Perché Saddam Hussein si lanciò in questa avventura ? La politica di dumping del petrolio praticata dal Kuwait e le sue esigenze di rimborso immediato del debito iracheno mettevano Saddam in un vicolo cieco, in un momento in cui al contrario si aspettava ad essere ringraziato per tutti i suoi sforzi per colpire l'Iran. Insomma il sicario voleva incassare il suo stipendio, mentre l'imperialismo e i suoi alleati kuwaitiani, saudiani o degli Emirati ritenevano di non dovergli niente.

Per uscire da questo vicolo cieco, l'unica strada individuata da Saddam Hussein fu seguire l'esempio di Kassem, con l'invasione del Kuwait. Forse pensò che i dirigenti dell'imperialismo l'avrebbero lasciato fare, o comunque che sarebbero stati pronti ad un mercanteggiamento nel quale l'occupazione irachena del Kuwait avrebbe potuto fare da moneta di scambio ? Non lo sappiamo. Rimane il fatto che con l'invasione del Kuwait, Saddam Hussein questa volta toccava troppo direttamente gli interessi dei trust petroliferi perché i dirigenti dell'imperialismo non gliela facessero pagare.

Qui sta la ragione dell'atteggiamento dei dirigenti americani nei confronti di Saddam Hussein, nel 1990-91 come oggi. Peraltro, anche se le vicende elettorali hanno fatto sì che ad amministrare la punizione ci fosse Bush padre e adesso Bush figlio, non bisogna dimenticare che nel frattempo Clinton ha praticato esattamente la stessa politica.

Dopo che le truppe irachene invasero il Kuwait il 2 agosto del 1990, scoppiò la campagna, tanto isterica quanto ipocrita, dei governi occidentali che gridavano alla violazione del diritto internazionale. E dall'oggi al domani gli stessi dirigenti occidentali che avevano armato Saddam Hussein, l'avevano finanziato e non avevano mai detto niente contro i massacri che commetteva contro la sua propria popolazione, cominciarono a denunciarlo come un dittatore, da abbattere in nome della democrazia e della difesa dell''"indipendenza" kuwaitiana, e in realtà nell'interesse dei loro trust petroliferi.

Poi venne la guerra, a partire dal 17 gennaio 1991, che cominciò con cinque settimane e mezzo di bombardamenti, seguite dalla guerra terrestre che mise in rotta ciò che restava dell'esercito iracheno. Dopo di che Saddam Hussein annunciò il ritiro delle sue truppe dal Kuwait, ritiro che fu l'occasione di un ultimo massacro, tanto ignobile quanto gratuito, di queste migliaia di soldati presi sotto il diluvio di bombe a frammentazione

Non rimaneva più a Bush senior che da andare fino in fondo alle sue minacce, e da far cadere il regime di Saddam Hussein. Ma non ne fece niente. Quando scoppiarono degli sollevamenti nel Kurdistan e tra le popolazioni sciite del sud del paese, che avevano preso sul serio gli appelli di Bush a rivoltarsi, le truppe occidentali rimasero tranquillamente sulle loro posizioni, aspettando che l'esercito iracheno annientasse gli insorti. E fu solo nell'aprile 1991, dopo che l'insurrezione curda era stata repressa, che i dirigenti occidentali imposero una zona d'esclusione al nord del paese, di cui una parte passò in seguito sotto il controllo parziale delle Nazioni Unite. Quanto alla zona d'esclusione che ancora oggi copre il sud del paese, fu instaurata solo nell'agosto del 1992, cioè ben dopo gli avvenimenti.

Dobbiamo concludere che i dirigenti americani non volevano la caduta di Saddam Hussein a qualunque prezzo, e comunque non a rischio che si sviluppasse nel paese una situazione esplosiva dopo il crollo del suo regime. Questo aveva dimostrato da anni la sua efficacia nel reprimere le masse del suo paese, e tutto sommato era meglio contare su di lui per continuare a farlo, invece di rischiare un nuovo periodo di instabilità politica. Grazie a questo calcolo perfettamente cinico, il sicario di sempre, una volta richiamato all'ordine, poté rimanere alla testa del paese per il decennio successivo e fino ad oggi.