Da "Lutte ouvrière" - 22 Settembre 2023
Dal 15 settembre, la United Auto Workers (UAW), il sindacato dei lavoratori del settore automobilistico degli Stati Uniti, ha proclamato lo sciopero contro le tre principali case automobilistiche storiche degli Stati Uniti: General Motors, Ford e Chrysler, che ora fa parte del gruppo Stellantis.
Per la prima volta, l'UAW ha indetto uno sciopero che riguarda contemporaneamente "i tre grandi". Da quando Shawn Fain è stato eletto presidente dell'UAW in primavera, la dirigenza del sindacato ha tenuto un'impostazione più combattiva, preparando i suoi 150.000 membri del settore automobilistico a mobilitarsi per il rinnovo dei contratti collettivi quadriennali, che scadono il 14 settembre.
Sottolineando i 250 miliardi di dollari di profitti realizzati dalle "tre grandi" nel mercato nordamericano negli ultimi dieci anni e i sacrifici fatti dai lavoratori, in particolare a seguito della crisi del 2008, il sindacato ha espresso richieste ampiamente condivise dai suoi iscritti. Chiede un aumento salariale del 46% nei prossimi quattro anni per tenere il passo con l'inflazione prevedibile, per recuperare l'inflazione del 20% del passato e per compensare le perdite subite dai lavoratori licenziati e poi riassunti con tariffe orarie spesso inferiori di un terzo. Il sindacato chiede anche il ritorno dell'indennità di compensazione del carovita (COLA), a cui ha rinunciato nel 2007 sotto la pressione dei datori di lavoro. Infine, in nome dell'unità dei lavoratori, l'UAW chiede la fine dello status derogatorio ("terzo", accettato nei contratti precedenti) imposto ai neoassunti e ai lavoratori temporanei, che sono pagati molto meno dei loro colleghi e non beneficiano della stessa copertura pensionistica o medica.
Negli ultimi mesi, l'UAW ha reso popolari queste richieste, ricordando gli scioperi e le occupazioni di fabbriche degli anni '30 che hanno imposto la presenza dei sindacati nelle aziende più grandi. I suoi dirigenti tornano a parlare della classe operaia, parlando della "battaglia di una generazione". Non c'è dubbio che la stragrande maggioranza degli iscritti all'UAW si identifichi con le richieste del sindacato e sappia che è necessario un grande sciopero per mettere in riga i padroni. D'altro canto, questi padroni e i loro sostenitori politici hanno denunciato queste richieste come eccessive e avuto la faccia tosta di affermare che uno sciopero metterebbe a rischio l'economia. Eppure non si tratta nemmeno di ricreare i posti di lavoro che sono stati distrutti a decine di migliaia, il che consente ai padroni di guadagnare di più su ogni veicolo e spiega i giganteschi profitti accumulati. Non si parla nemmeno di ridurre gli orari di lavoro massacranti e i ritmi che distruggono la salute dei lavoratori.
Per ora, i "tre grandi" hanno offerto solo briciole ai negoziatori dell'UAW, mentre questi ultimi vorrebbero aumentare gradualmente la pressione dello sciopero prima di ottenere contratti da sottoporre al voto degli iscritti al sindacato. Lo sciopero è legale solo al momento del rinnovo di questi contratti e finora è solo una piccola parte degli iscritti al sindacato è stata chiamata a scioperare, mentre il fondo per gli scioperi del sindacato gli paga un indennizzo parziale. L'UAW sta organizzando lo sciopero solo in uno stabilimento di ciascuno dei "tre grandi", con picchetti a rotazione che mobilitano ciascuno dei 13.000 scioperanti solo una volta alla settimana. Nella sua tattica che mira a rafforzare la sua posizione di fronte a queste case automobilistiche ricche a miliardi e sostenute dai loro azionisti finanziari di Wall Street, Shawn Fain ha detto ai membri dell'UAW di stare pronti a rispondere quando il sindacato chiederà ad altri stabilimenti di aderire allo sciopero.
La dirigenza dell'UAW ha quindi il pieno controllo di questo sciopero di cui ha preso l'iniziativa. I lavoratori iscritti al sindacato sono stati consultati sull'opportunità di questo movimento e lo hanno approvato, anche se non hanno alcun controllo sulle sue modalità di svolgimento. Sicuramente è visto con simpatia ben oltre i ranghi dell'UAW e il settore automobilistico, perché il problema dei salari è quello di tutta la classe operaia. Quali che siano le tattiche e le preoccupazioni dei dirigenti dell'UAW, i lavoratori dell'auto possono trovare alleati in tutto il mondo del lavoro, che sia sindacalizzato o meno.