Comizio delle liste Lutte Ouvrière della regione parigina l'intervento di Arlette Laguiller

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Da "Lutte de Classe" n° 57 (Francia : elezioni amministrative del marzo 2001- Commenti e risultati)
Marzo 2001

Lavoratrici, lavoratori, compagni e amici,

In tutte le città dove presentiamo delle liste, l'elettorato popolare potrà scegliere di inviare al consiglio comunale donne e uomini che rappresenteranno, nel seno di questa istituzione, gli interessi delle classi lavoratrici. Fra i cinque milioni di elettori di queste città, la voce di chi rifiuta la falsa alternativa tra destra e sinistra di governo potrà farsi sentire in modo chiaro e senza equivoci.

Infatti le nostre liste sono solo liste presentate in nome di Lutte Ouvrière, e non come liste che raggruppino varie organizzazioni che non hanno in comune un programma, un orientamento o un opinione e si dicono 100% a sinistra o a sinistra della sinistra o qualcosa altrettanto vago.

La scelta tra la destra e la sinistra di governo è solo una scelta tra due squadre di politicanti, e non tra due politiche.

Queste due squadre si alternano al potere da venti anni. Ognuna prima di arrivare al potere promette un cambiamento. Ma abbiamo potuto verificare e riverificare cosa valgono queste promesse. Anche quando queste squadre cambiano, la politica rimane la stessa e viene sempre attuata a favore della classe che, con la sua ricchezza, col suo monopolio sulle grandi imprese, sui mezzi di produzione, domina la vita economica e sociale.

I gruppi industriali e finanziari dispongono di un potere sovrano. Non hanno conti da dare a nessuno sulle loro decisioni, tranne ai loro maggiori azionisti. Possono chiudere le loro imprese, ridurne l'organico, spostarlo secondo le promesse di aiuti e di sovvenzioni. Le decisioni possono essere catastrofiche per i lavoratori ridotti alla disoccupazione, possono rovinare tutte le categorie sociali i cui redditi sono direttamente o indirettamente legati ai salari dei lavoratori : il potere politico, sia di destra che di sinistra, si dichiara impotente. Dalla Alstom alla Michelin o alla Danone, dalla Aventis alla Moulinex, quante grandi imprese stanno preparando o eseguendo piani di licenziamenti, mentre una piccola parte dei loro profitti basterebbe a mantenere i posti di lavoro che stanno sopprimendo ? E non dimentichiamo quelle più rare, come oggi la Bull, che stanno perdendo soldi e lo fanno pagare ai loro lavoratori.

La siderurgia è un bel esempio dell'atteggiamento dei governi, di destra o di sinistra che siano, nei confronti dei gruppi industriali. Usinor ha appena dato l'annuncio della sua fusione con due altri consorzi, che farà del nuovo gruppo il numero uno mondiale dell'acciaio, e al tempo stesso Usinor cinicamente da notizia di una prossima riduzione dell'organico.

Nel corso dei trenta anni scorsi, la siderurgia ha già perso 100000 posti di lavoro, e i governi che si sono alternati durante questo periodo non hanno fatto niente per impedire questo macello. Peggio, furono le imprese che licenziavano, cioè i loro padroni e azionisti, a ricevere ancora aiuti che ammontavano a decine di miliardi di franchi. Dalla ripresa dei debiti della siderurgia da parte di un governo di destra nel 1978 ai "piani acciaio" nel 1982 e 1984 da parte di un governo di sinistra, e nel frattempo le nazionalizzazioni del 1981 che consistettero nel riacquistare a basso prezzo le acciaierie non redditizie, lo Stato ha regalato più volte ai padroni di questo settore il prezzo delle loro fabbriche.

Inoltre, dopo avere nazionalizzato la siderurgia, lo Stato sotto Mitterrand si è incaricato dello sporco lavoro di licenziare, chiudere fabbriche, rovinare intere regioni, finché le fabbriche residue ridiventassero redditizie. Allora furono di nuovo privatizzate, dalla destra questa volta.

I proprietari e gli azionisti della siderurgia possiedono oggi delle imprese floride, e per di più, con i soldi dello Stato, hanno potuto distribuire i loro investimenti tra vari settori, alla pari del barone Seillière, rappresentante della famiglia De Wendel che fa capo ad un consorzio le cui possessioni vanno dall'informatica alle compagnie aeree, al settore immobiliare e alla biotecnologia. Ovviamente Seillière, presidente del MEDEF (Movimento delle Imprese di Francia, che corrisponde in Francia alla Confindustria), che si atteggia a rappresentante del liberismo economico e protesta contro gli interventi dello Stato, non ha mai pensato a restituire neanche un centesimo dalle decine di miliardi che la famiglia da lui rappresentata ha intascato da parte dello Stato senza nessun compenso. Ebbene, un giorno bisognerà imporre a lui e ai suoi simili di restituire ciò che hanno preso, in modo che questo denaro possa finalmente servire la collettività !

La classe economicamente dominante ha una moltitudine di mezzi per trarre vantaggio dalle decisioni politiche. La nauseante successione di scandali, dalla prevaricazione negli appalti pubblici dell'Ile-de- France (regione parigina) al sistema di corruzione della società petroliera Elf e alle tangenti distribuite dal trafficante d'armi Falcone, lascia intravedere come le grandi imprese comprano i politici e di quali mezzi dispongono per trasformare ministri, deputati, presidenti di regioni, alti personaggi dello Stato o i loro vicini in intermediari ben retribuiti. Ed è questa gente che predica l'austerità e i sacrifici ai lavoratori, pagati sei o settemila franchi al mese.

Ma questi "casi" qua, quelli che fanno scandalo, almeno passano davanti alla giustizia.

Invece se un gran padrone può comprare una rete televisiva o costruirsi un impero di stampa, questo è perfettamente legale ! Il consorzio Vivendi per esempio, l'ex Società Generale dell'Acqua che ha cambiato nome dopo gli scandali in cui è stata coinvolta, ha edificato la sua ricchezza sulla gestione della distribuzione dell'acqua e del trattamento dei rifiuti urbani in gran parte delle città di Francia, ricchezza pagati dagli utenti. Oggi ha anche investito in altri settori quali l'informatica e la telefonia cellulare, e ha potuto comprare l'agenzia Havas che controlla gran parte della pubblicità della stampa francese, con le dovute conseguenze in materia di controllo su questa stampa. Vivendi controlla direttamente la televisione Canale Più e parecchie pubblicazioni, di cui l'Express e l'Expansion.

Bouygues da parte sua controlla TF1, la prima rete televisiva di questo paese, e la televisione d'informazione a cavo LCI.

Quanto al secondo maggior consorzio della distribuzione dell'acqua, la Suez-Lionese dell'acqua, esso controlla la rete televisiva M6.

A quel proposito, non si parla di corruzione. Eppure la Vivendi come la Bouygues o la Suez-Lionese dell'Acqua hanno costruito la loro fortuna grazie agli appalti pubblici, cioè grazie ai contratti fatti con sindaci, presidenti di consigli provinciali o regionali o con ministri. Ora, grazie al loro potere sulla stampa, queste grandi imprese possono orientare l'opinione pubblica in generale, nonché fare e disfare le carriere politiche.

Due altri gruppi che, da parte loro, si arricchiscono grazie alla fabbricazione d'armi, cioè grazie alle commesse dello Stato, si interessano anche alla stampa : la società Matra di J-L Lagardère, e la Dassault. Matra controlla la società Hachette, cioè la radio Europa 1 e una serie di pubblicazioni quali Le Journal du dimanche, Elle, Télé 7 jours, France- dimanche o Pariscope. Dassault da parte sua possiede due giornali economici.

Aggiungiamo ancora tre altri nomi del Gota dei grandi borghesi : Pinault, della grande distribuzione, Arnault, delle industrie di lusso, e Jérôme Seydoux, della Chargeurs Réunis, che controllano rispettivamente il settimanale Le Point, il quotidiano economico La Tribune e il quotidiano Libération. Questo è il panorama della grande stampa di questo paese, controllata da otto grandi consorzi, cioè dai loro proprietari !

E non parlo della grande stampa di provincia in cui spesso si ritrovano gli stessi nomi, con in più il gruppo Hersant.

Si fanno discorsi sulla democrazia perché ci sono le elezioni. ma è evidente che il denaro ha più potere che gli elettori. Allora è questo potere, questa società lì che bisognerebbe cambiare !

E quanti altri legami perfettamente legali tra i politici e il gran capitale ? Martine Aubry, prima di fare la ministra del Lavoro, fu direttrice alla Péchiney. Non fa eccezione. Quanti altri esempi di questi scambi, di passaggi di dirigenti politici alle grandi imprese, e vice versa : Balladur, passato dalla direzione di grandi società, tra le altre quella che gestisce il traforo del Monte Bianco, al posto di primo ministro, o Pierret, dalla direzione del gruppo alberghiero Accor al ministero dell'Industria, per citare solo questi.

Sì, ci sono molteplici collegamenti tra il gran padronato e i politici, fino al vertice dello Stato. Quindi tutti i governi, di destra o di sinistra, hanno sempre favorito il gran padronato. La loro funzione essenziale è addirittura fare credere che gli interessi del gran padronato e quelli dell'insieme della società sono identici. "Ciò che è buono per la General Motors è buono per gli Stati Uniti" dichiarò una volta il padrone di questa impresa, in questo paese dove il capitalismo è sempre stato più cinico, e quindi più sincero !

In Francia la destra non usa mezzi termini per dire le cose altrettanto chiaramente e cinicamente. La sinistra, che recluta il suo elettorato tra i salariati, si esprime in modo più ipocrite, benché i lavoratori di una certa generazione si ricordano come, negli anni ottanta, la sinistra di governo lodava i vantaggi della Borsa e affermava che grazie alla crescita del prezzo delle azioni il paese dovesse ritrovare la piena occupazione.

Guardiamo il bilancio di questi quasi quattro anni di governo delle sinistre. Come mai i lavoratori e i ceti popolari ci potrebbero trovare motivi di soddisfazione ?

La crescita economica ? Ma il governo c'entra per ben poco ! E d'altra parte i commentatori annunciano già che, in seguito al rallentamento economico negli Stati-Uniti, l'economia francese potrebbe a sua volta rallentare seriamente.

Ma innanzi tutto, questo periodo di crescita, lungi dal diminuire il divario tra i più ricchi e la maggioranza lavoratrice della popolazione, l'ha invece aumentato. Mai il divario fu così enorme, così scandaloso, tra una minoranza di possedenti i cui redditi aumentano ogni anno del 20%, 50% o addirittura del 100%, e la maggioranza dei salariati i cui salari nel caso migliore ristagnano, quando non diminuiscono per causa della precarietà. E lo Stato, invece di cercare di ridurre il divario, contribuisce ad aumentarlo !

La diminuzione della disoccupazione ? Ma ci sono ancora più di due milioni di disoccupati, anche stando alle statistiche ufficiali ! Due milioni di donne e uomini devono vivere con 4500 F di sussidio minimo di disoccupazione, un sussidio decrescente con il tempo. E quando i diritti a questo sussidio sono esauriti, bisogna accontentarsi dei 2608 franchi al mese dell'RMI (Reddito Minimo d'Inserzione).

I governo, contento di se, dà l'annuncio che, sin dal suo arrivo al potere nel 1997, quasi un milione di lavoratori sono usciti dalla disoccupazione. Ma non dice che la maggior parte di loro non hanno trovato altro che un lavoro precario, interinale, a part-time, in contratto a tempo determinato, con un salario misero, appena più alto del sussidio di disoccupazione o dell'RMI.

Da eccezione, il lavoro interinale è diventato un modo di funzionamento normale. Dà ai padroni la possibilità di regolare l'organico in funzione della produzione. Di più i padroni sperano avere, con gli interinali, una manodopera docile, costretta ad accettare le esigenze padronali a pena di essere immediatamente licenziata.

Ebbene, sono sicura che i padroni alla fine saranno richiamati all'ordine ! A forza di riportarci indietro, ci impongono le condizioni di un'altra epoca, delle condizioni dell'anteguerra. Ma nel 1936, la stragrande maggioranza dei lavoratori non erano più protetti degli interinali di oggi. Ebbene nel giugno 1936 questo non ha impedito l'esplosione degli scioperi , anzi, questo ha anche contribuito a provocarla !

Il numero di quelli che sono stati cancellati dalle statistiche ma continuano ad alternare periodi di lavoro precario con periodi di disoccupazione, è raddoppiato in pochi anni. Ciò che il governo chiama la diminuzione della disoccupazione è, in realtà, la diminuzione del salario di chi ritrova un lavoro.

La realtà dietro le vanterie appare anche in un rapporto appena presentato da Jacques Delors, ex membro di un governo socialista e sostegno di Jospin. La soglia della povertà corrisponde, in Francia, a un reddito di meno di 3500 F al mese. Ebbene, ci sono in questo paese 3,3 milioni di persone che hanno un guadagno inferiore, ossia il 7,5% della popolazione ! E quelli che devono vivere con meno della soglia di povertà secondo la definizione europea, ossia meno di 4200 franchi mensili, rappresentano il 14% della popolazione. E Delors stesso sottolinea che, malgrado la crescita, la povertà sta aumentando mentre gran parte di quelli che vivono sotto la soglia della povertà sono donne e uomini che pero lavorano e ricevono un salario.

Come cavarsela con salari di questo genere ? Come pagare gli studi dei bambini ? Come disporre di un alloggio decente ? Tanto più che si costruiscono sempre meno case popolari che, di più, diventano troppo care per i salari bassi.

Ma, ben al di là di quelli di cui i salari permettono a malapena di sopravvivere, è la schiacciante maggioranza dei lavoratori che ha un problema di potere d'acquisto. Perché i salari, anche di chi ha un lavoro fisso, sono bloccati o frenati da molto tempo mentre i prelievi non smettono di aumentare.

Ecco perché l'aumento generale e importante dei salari deve essere una delle rivendicazioni essenziali che possono e debbono unificare tutti i lavoratori, al di là delle categorie e della divisione che padronato e governo vorrebbero scavare tra i lavoratori del settore pubblico e quelli del privato.

La diminuzione del tempo di lavoro ? Ma la legge Aubry, la cosiddetta "legge delle 35 ore", non rappresenta neanche una diminuzione dell'orario. Invece permette ai padroni di imporre orari più flessibili, un blocco dei salari, perfino l'obbligo del lavoro del sabato o della domenica che, grazie all'annualizzazione del tempo di lavoro, non viene neanche pagato come straordinario.

E, per convincere i padroni ad accettare di firmare gli accordi Aubry, pure tanto favorevoli per loro, gli si regalarono sgravi di oneri sociali che ammontavano a 10 o 20 miliardi di franchi all'anno. E oggi risulta che questo regalo ai padroni costerà anche di più. E cosa fa il governo ? Chiede alla Previdenza Sociale di pagare la spesa supplementare ! E si verrà ancora a parlarci del disavanzo della Previdenza sociale, e si faranno ancora pressioni sui ceti popolari perché vadano meno spesso dal medico o perché spendano meno in medicine. E il colmo, è che gli impiegati della previdenza sociale stessi non fanno ancora le 35 ore!

E il governo rimane inattivo di fronte all'ultima offensiva del gran padronato che vorrebbe sopprimere la pensione a sessanta anni. Il che significa che chi vorrebbe andare in pensione a sessanta anni non riceverebbe una pensione intera. Già oggi, molti anziani sono ridotti a vivere con una pensione misera. Non possiamo accettare un'ulteriore diminuzione delle pensioni!

Ma, nel momento stesso in cui il MEDEF, la confederazione padronale, vuole respingere l'età della pensione, i padroni metalmeccanici che, quanto a loro, vogliono sbarazzarsi dei loro lavoratori troppo anziani e rovinati dallo sfruttamento, hanno appena firmato un accordo che consente loro di ottenere gli aiuti finanziari dello Stato per mettere in prepensionamento parecchie decine di migliaia di lavoratori. Tanto meglio se almeno una parte dei lavoratori rovinati dallo sfruttamento può lasciare la produzione un po' prima, ma i grandi gruppi metalmeccanici hanno fatto abbastanza profitti sulla pelle dei loro operai per finanziare, loro, questi prepensionamenti invece di farli pagare dallo Stato, cioè, in gran parte, con i contributi dei lavoratori stessi.

Quanto ai lavoratori immigrati, trasformati in "sans-papiers", immigrati cladestini, dalle leggi sull'immigrazione di Pasqua e Debré, si sa cosa è avvenuto con la regolarizzazione promessa dal Partito socialista. Se una parte è stata regolarizzata, ne rimangono 63000 la cui situazione è peggiorata. Dopo di avere dato le loro generalità, oggi pagano il fatto di avere creduto alle promesse di un Partito socialista che ha abiurato, su questa questione come su molte altre, e si ritrovano sottomessi alla clandestinità e alla precarietà. Allora, sì, sono solidale con la loro battaglia contro questa ingiustizia e rivendico, con loro, la regolarizzazione di tutti gli immigrati clandestini !

Ci tengo anche a riaffermare che tutti quelli che vivono e lavorano in questo paese, qualunque siano le loro origine e nazionalità, devono avere il diritto di voto. Privare i lavoratori immigrati di questo diritto elementare è un modo, per la borghesia e i suoi politici, di ridurre l'influenza elettorale della classe operaia. Allora, questa rivendicazione deve essere quella di tutti i lavoratori.

E poi, questo governo socialista ha fatto come tutti i suoi predecessori di destra : per dedicare sempre più soldi al gran padronato sotto forma di sovvenzioni, di sgravi fiscali, di sgravi di oneri sociali, ha consegnato al settore privato un numero crescente di imprese statali. Il che non gli ha impedito di continuare a frenare sempre di più le spese per i servizi pubblici perché il denaro ricevuto per la vendita di quelli che sono stati privatizzati viene immediatamente trasferito al gran capitale sotto forma di sovvenzioni.

I servizi pubblici dovrebbero almeno in parte compensare le crescenti disuguaglianze tra le varie classi sociali, ma lo fanno sempre meno.

Sotto il nome di "riforma sanitaria" si limitano, o addirittura si diminuiscono gli stanziamenti per gli ospedali. Si bloccano le assunzioni di infermieri, di assistenti, di personale medico e tecnico. E si parla di "ristrutturazione" per sopprimere posti, servizi sanitari, perfino ospedali di maternità o ospedali periferici.

Si fa una caccia ai consumi medici e farmaceutici dei ceti popolari e si diminuiscono i rimborsi.

Sin dalla nascita c'è una disuguaglianza grave, sociale, in materia di educazione, tra i bambini dei ceti privilegiati e quelli delle classi popolari dai redditi più modesti e, a maggior ragione, quelli degli immigrati.

Invece di correggere, almeno fino ad un certo punto, questa disuguaglianza, la scuola al meglio la mantiene e spesso l'aumenta.

La tesi ufficiale, quella dell'uguaglianza di fronte all'educazione, è una menzogna. E non parlo neanche del fatto che ben pochi sono i figli d'operai, i figli di disoccupati, i figli dei ceti più poveri, che accedono all'insegnamento universitario.

Ancora più catastrofico ancora è il fatto che la differenza delle condizioni comincia già nelle scuole elementari e anche nelle scuole materne. E' lì che si scava il divario tra i figli dei ceti popolari e i figli degli ambienti privilegiati. Un bimbo che non ha neanche l'occasione di imparare a leggere correntemente, a scrivere correttamente, a fare calcoli elementari, perfino ad esprimersi, è andicappato a vita. Non si parla per lui di raggiungere il livello elementare, e a maggior ragione superiore, e ha ben poche possibilità rispetto ad altri di trovare un lavoro poco qualificato. Perché, con la laurea o anche di più, i giovani devono battersi per trovare un lavoro e anche qualche volta per ottenere un posto sulla catena di produzione di una fabbrica automobilistica.

La scuola pubblica dovrebbe tendere a diminuire questa discriminazione sociale. Dovrebbe dedicare tanto più mezzi, tanto più insegnanti, agli alunni che vengono dagli ambienti più sfavoriti. E' nei quartieri popolari che dovrebbero esserci più insegnanti, classi meno numerose, perfino un lavoro in piccoli gruppi per imparare la lingua, imparare a scrivere e a fare calcoli. Lì ci vorrebbero le attrezzature più adatte, un personale tecnico, infermieri, assistenti sociali, sorveglianti, educatori. Però le scuole più trascurate sono proprio le scuole dei quartieri popolari. In queste scuole gli insegnanti sono ridotti a fare i sorveglianti, bene o male. Come farebbe un maestro ad insegnare la lettura a 25 alunni, qualche volta 28 o 30 allo stesso tempo, quando vengono da famiglie sfavorite economicamente e culturalmente, come spesso capita, in aule sovraffollate ?

E di più, l'evoluzione non va nella buona direzione. Nel progetto scolastico del prossimo anno, si annunciano soppressioni di posti nelle scuole dei quartieri popolari.

Invece di moderare la disuguaglianza sociale, lo Stato la sta rafforzando e spinge alla ghettizzazione.

Allora, ci tengo a denunciare innanzitutto la responsabilità schiacciante, da quel punto di vista, dello Stato sotto tutti i governi, di destra o di sinistra che fossero.

Lo Stato preferisce sprecare scandalosamente decine di miliardi di franchi per la portaerei "Charles- de-Gaulle", senza dimenticare i 50 miliardi del finanziamento del progetto d'aereo Rafale, il che approfitta solo a due o tre ditte di costruzioni militari, mentre questo denaro andrebbe stanziato per la Pubblica Istruzione !

Sì, occorre dare alla Pubblica Istruzione i mezzi di cui ha bisogno ! Sì, deve potere assumere largamente ! Bisogna impedire che lo Stato, per arricchire un piccolo ceto di parassiti, lesini sulle spese vitali per le generazioni future.

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In nome dell'uguaglianza, è stato imposto per queste elezioni l'obbligo di percentuali uguali di donne e di uomini sulle liste. Noi Lutte Ouvrière non abbiamo mai avuto bisogno di quest'obbligo perché le donne abbiano nelle nostre file la stessa parte degli uomini, e non solo nelle elezioni comunali.

Al contrario siamo il primo partito che candidò una donna all'elezione presidenziale. All'epoca nessun altro partito ebbe quest'audacia e pochi lo fecero dopo.

Perciò, dalla parte di chi ha votato questa legge c'è una buona dose d'ipocrisia. E non parliamo dell'avventura della giovane Roxane Decorte, presentata come capolista del partito gollista a Parigi, a chi il dirigente dell'RPR Séguin ha detto poi in sostanza e con poca eleganza : "vattene che ho bisogno del posto".

Il comizio di questa sera è dedicato alle nostre liste parigine, nonché alle nostre liste della periferia e di tutta le regione Ile-de-France.

I problemi non sono esattamente uguali a Parigi e in periferia. Le possibilità dei nostri eventuali consiglieri comunali, se gli elettori popolari fanno in modo di eleggerli, non saranno quindi esattamente uguali. Infatti non si possono paragonare una città di diecimila o anche di cinquantamila abitanti e una città di due milioni d'abitanti.

Comincerò dunque col parlare di ciò che potrebbe essere il nostro intervento nelle città della periferia dove speriamo, forse più che a Parigi, avere degli eletti. E' vero che per questo, comunque, la legge rende la cosa molto difficile. Occorre infatti ottenere più del 10% dei voti al primo turno per potere candidarsi al secondo.

Parlavo poco fa della condizione femminile. Ma in periferia il problema degli asili nidi forse si pone in modo ancora più pressante che a Parigi. Le donne che lavorano in generale non lo possono fare in periferia. Devono potere lasciare i loro bambini presto la mattina prima di partire e riprenderli tardi quando tornano. Né la vita, né i trasporti pubblici, sono organizzati per evitare queste difficoltà.

Cosa valgono, in queste condizioni, i discorsi ufficiali sulla volontà di fare partecipare di più le donne alla vita pubblica ?

Ci si dice che sono stati fatti degli sforzi per migliorare i trasporti pubblici in periferia, ma questo non è vero. A parte il prolungamento di alcune linee del metrò parigino, alcuni poveri chilometri di tranvia tra Saint-Denis e Bobigny, le scarse linee che vengono chiamate con qualche enfasi Rete Espressa Regionale (RER) non fanno altro che utilizzare le già esistenti linee e stazioni delle ferrovie. Spesso chi lavora a Parigi e al di là deve prendere successivamente un autobus per recarsi alla stazione, poi il treno, il metrò e qualche volta ancora un'altro treno, anche se battezzato RER. Di più, su queste linee, quanti ritardi, quanti guasti, quanti treni soppressi, cose che ci si promette di migliorare negli anni successivi ! E in questa agglomerazione di dieci milioni d'abitanti, i trasporti rappresentano per la popolazione un problema maggiore.

Ci sono i soldi per i costosi progammi di treni ad alta velocità tanto redditizi per gli azionisti della Alstom, che fanno da vetrine per le esportazioni mentre non si trovano i soldi per linee ferroviarie di periferia.

Man mano che ubbidisce all'obbligo della redditività, la SNCF (Ferrovie dello Stato) adempia sempre meno la sua parte di servizio pubblico. Favorisce le grandi linee redditizie mentre lascia le altre all'abbandono o addirittura le liquida e così contribuisce all'aumento del traffico automobilistico.

Ovviamente l'esistenza di una rete di periferia è indispensabile al funzionamento economico della regione parigina e agli interessi del padronato. Ma se i treni trasportano il loro carico di lavoratori fino al posto di lavoro, per i padroni non importa in quali condizioni. Si fregano dei lavoratori per chi il trasporto, mattina e sera, è davvero una prova, che qualche volta dura parecchie ore, che aumenta ancora la stanchezza della giornata di lavoro.

Sin dalla metà degli anni sessanta, Parigi è stata svuotata di una parte dei suoi quartieri popolari, sostituiti da uffici nuovi e da appartamenti per una clientela agiata.

Questi abitanti esclusi dalla capitale sono stati rialloggiati in case popolari di quartieri periferici costruiti affrettatamente, in caseggiati che non hanno niente di comune con una città. L'insicurezza di cui oggi soffrono queste periferie è il prodotto di questa politica, politica che approfittò agli speculatori sui terreni liberati all'interno di Parigi e ai cementatori, ma sicuramente non approfittò alle città della periferia. Oggi, non c'è bisogno di cercare altrove la responsabilità di questi ghetti periferici praticamente costruiti apposta.

E queste città dormitori, che concentrano su uno spazio ristretto dieci, venti, trenta o addirittura cinquantamila abitanti, non hanno beneficiato di trasporti pubblici sufficienti verso le altre periferie o verso Parigi, e neanche di una manutenzione sufficiente, mentre già questi abitanti vivono in un quadro abominevole e con l'assenza totale di posti di lavoro nelle vicinanze.

E poi, è rivoltante il fatto che si contano a migliaia quelli che si ritrovano senza casa , e a milioni quelli che non hanno un alloggio conveniente. La costruzione di case popolari è in diminuzione. Di più, quando si vive dell'RMI o di sussidi di disoccupazione, o anche quando si ha un lavoro precario, non si può neppure pagare un alloggio in queste case popolari.

Ma non si devono più costruire tali ghetti per poveri e, infatti, perché ciascuno possa avere un alloggio decente, ci vogliono salari decenti.

In materia di scuole o di alloggio sociale, le possibilità dei comuni sono un po' maggiori. Ma se la costruzione e la manutenzione delle scuole elementari dipendono dei comuni, l'assunzione di insegnanti supplementari dipende dell'amministrazione della Pubblica Istruzione. Infatti, in materia di alloggio sociale, solo una politica volontaria al livello dello Stato e su grande scala potrebbe permettere di uscire da una situazione inaccettabile, col riconcepire completamente molte città.

Questo significa che non si può cambiare la sorte delle classi lavoratrici in un solo comune.

Allora, se noi ci candidiamo, non è col pretendere che abbiamo il programma che permetterà di cambiare la vita quotidiana. Quelli che portano avanti un tale programma vi mentono : alcuni perché, quando il loro candidato sarà eletto sindaco, esso dimenticherà le sue promesse, gli altri perché comunque, non essendo in situazione di diventare sindaci, saranno senza potere.

In un comune, il sindaco ha tutti i poteri. E' controllato solo dall'alto, non dal basso. Una volta eletto, anche se non si è soddisfatto, il sindaco non può essere destituito, neanche dalla maggioranza che l'ha eletto, né a maggior ragione dalla popolazione.

E certamente non pretendiamo conquistare municipi a Parigi o nella periferia parigina. Perché la nostra corrente è minoritaria, ovviamente. Ma anche perché la legge elettorale è concepita per favorire i partiti tradizionali e impedire alle minoranze di crescere. E' un modo per favorire questi partiti tradizionali e non lasciare agli elettori la possibilità di uscire dall'alternativa tra destra e sinistra di governo. Un modo insomma per ostacolare la crescita delle minoranze. A questo servono tutti i ricatti al cosiddetto "voto utile".

Il nostro programma comunale non è quindi promettere delle realizzazioni, qualunque siano. Non vi promettiamo di costruire case popolari numerose e comode, armoniosamente distribuite nella città nel bel mezzo delle case più care. Non vi promettiamo di realizzare trasporti pubblici per collegare le città di periferia tra di loro, asili nidi in numero sufficiente e scuole elementari confortevoli con il numero necessario di aule.

No, non vi promettiamo tutto questo. Al massimo, lo potrebbe fare solo un sindaco, e solo in parte però. Perché questo è solo a portata delle finanze dello Stato.

Per questo in questa campagna poniamo l'accento sugli aspetti generali di una politica corrispondente agli interessi della classe operaia di questo paese.

Ci si rimprovera qualche volta di non avere un programma locale. Ma sì ! Ne avremo uno in tutti i posti in cui avremo consiglieri eletti. Avremo almeno come programma di mettere sul tavolo tutte le questioni che il municipio dovrebbe esaminare dal punto di vista delle classi popolari e dei loro interessi. Per esempio, la scelta di imbellire il centro della città a favore dei più ricchi e dei commercianti o, al contrario, quello di favorire le attrezzature collettive dei quartieri popolari periferici, o di costruire case popolari nel centro della città.

Ma se molti elettori popolari scelgono di inviare consiglieri di Lutte Ouvrière al consiglio comunale, garantiamo che questi saranno davvero gli occhi e le orecchie della popolazione dentro questo consiglio, che faranno sapere tutto quello che ci sarà detto, tutto quello che ci sarà deciso e ci si svolgerà. In particolare, denunceremo ciò che, nella gestione, nelle scelte finanziarie, consiste dietro termini vaghi ad offrire sovvenzioni mascherate al padronato, tanto più importanti che si tratta di un padronato che non ne ha bisogno.

Denunceremo per esempio la truffa che rappresenta spesso la creazione delle cosiddette zone franche che, in generale, servono solo a fare regali alle ditte che si sistemano nei quartieri difficili, qualche volta solo sotto forma di una cassetta delle lettere, sufficiente perché beneficino di sgravi fiscali ? E non dimentichiamo che i posti di lavoro creati, anche quando non ce ne sono, in maggior parte non comportano un reclutamento locale.

Di più, se ci saranno consiglieri di Lutte Ouvrière, questo significherà che una frazione importante della popolazione lavoratrice li avrà votati, e lì sarà la loro vera forza, non nella maggioranza al consiglio comunale.

Con l'aiuto di tutti o di una parte di questi elettori e forse di altri, i nostri eletti dimostreranno che si può fare pressione sui sindaci, sui consiglieri comunali perché prendano decisioni conforme agli interessi della popolazione o rinuncino a quelle che ci sarebbero contrarie.

Lo sapete, si possono fare manifestazioni nelle grandi città, alla sede dell'organizzazione padronale Medef o al centro della capitale e, quando si è abbastanza numerosi, questo può essere efficace.

Ma il municipio è ben più vicino e i consiglieri comunali abitano la città. Si può andare in parecchi ogni giorno al municipio, andare ogni giorno a discutere con i consiglieri comunali e fare valere i diritti della popolazione.

Ebbene, i candidati di Lutte Ouvrière s'impegnano ad aiutare la popolazione a fare questo e a farsi sentire, dopo le elezioni e a prescindere dalle elezioni.

Peraltro, nel passato, nel 19 secolo per il Partito socialista, nel 20 secolo per il Partito comunista, i partiti che allora si chiamavano i "partiti operai" sapevano organizzare la solidarietà, il "tutti per uno, uno per tutti" nei quartieri operai. Oggi questo non esiste più. Questo è anche sostituito dall'individualismo e questa morale dell'"ognuno solo per se stesso" con la quale questa società mercantile sta contaminando tutti.

Sì, la popolazione potrebbe organizzare asili nidi, anche prima di ottenerne dal municipio perché questo è un modo per costringerlo. Sì, potremmo, anche prima che il municipio o lo Stato assumano insegnanti, fare appello a tutti i benevoli per fare uscire i bambini dall'ignoranza e per organizzare, con il sostegno dei maestri, gruppi di bambini abbastanza ristretti da potere imparare loro a leggere correntemente, a scrivere correttamente e ad esprimersi ugualmente, prima di entrare nelle classi successive e perché non diventino alunni sempre in ritardo e esclusi dal sistema scolastico prima di essere esclusi dalla società. Così ci saranno alunni salvati e, di più, si riallacceranno legami di solidarietà in seno alle classi lavoratrici, indipendentemente delle nazionalità, delle origini e della condizione sociale.

Sì, con l'aiuto della popolazione, troveremo volontari per fare delle lezioni anche per gli adulti, corsi di lingua, corsi di alfabetizzazione, corsi di cultura generale, al loro livello, senza aspettare il denaro.

Senza aspettare... ma solo provvisoriamente ! Perché questa solidarietà, una volta sistemata per la difensiva, lo sarà anche per l'offensiva. Ecco ciò che i nostri consiglieri comunali s'impegnano a fare se, con il vostro voto, volete sceglierli.

Adesso parliamo della città di Parigi, e sarò più breve perché lì i problemi sono gli stessi, con la stessa gravità per le classi popolari che altrove.

La popolazione lavoratrice della regione parigina sta di fronte agli stessi problemi di quella del resto dell'insieme del paese. La disoccupazione, i bassi salari, la flessibilità, sono mali di cui soffre la popolazione lavoratrice dell'insieme del paese. Il degrado dei servizi pubblici, del sistema sanitario, i lavoratori parigini li subiscono anche loro.

I ghetti sono rari, ma non i tuguri, non i "venditori di sonno", questi padroni di casa abusivi, protetti come lo sono dalle leggi sulla proprietà.

A Parigi, un po' più di un terzo dei genitori che lavorano possono trovare un posto in un asilo nido. Ma questo è solo una media : le possibilità sono ben più scarse in alcuni quartieri popolari. E cosa potrebbe rappresentare, nelle finanze della città, l'investimento che sarebbe necessario ? Una goccia nel mare, rispetto alle realizzazioni prestigiose tanto redditizie per il cementiere Bouygues, come la "grande Arca".

Prendiamo il caso del metrò, la cui rete dentro Parigi rimane, per l'essenziale, quello di un secolo fa quando la regione parigina contava due volte meno abitanti, dispersi su una superficie tre o quattro volte più grande. Qualche rara realizzazione di prestigio, come la linea Meteor che permette ai lettori della grande biblioteca nazionale di recarsi, e viceversa, alla chiesa della Madeleine, un quartiere popolare come si sa, non compensa i guasti o l'insufficienza dei treni nelle ore di punta.

Parigi, come le grandi città della regione parigina, dispone di importanti finanziamenti che si contendono alcuni grandi pescecani della distribuzione dell'acqua, della raccolta dei rifiuti, dell'edilizia, dei lavori pubblici? E' scandaloso che grandi consorzi quali la Vivendi, ex-Compagnia Generale dell'Acqua, e la Società Lionese dell'Acqua, abbiano potuto arricchirsi alle spese di famiglie operaie che pagano l'acqua sempre più caro. E' scandaloso che la Bouygues ed altri gruppi privati facciano profitti importanti sulla costruzione di scuole, o sulla costruzione di case popolari.

Ma gli eletti di Lutte Ouvrière a Parigi avranno meno possibilità d'intervento che nei comuni di periferia.

Non si può paragonare ogni circoscrizione di Parigi con una città della periferia. Non è tanto una questione di popolazione perché ci sono città di periferia con una popolazione quasi uguale, ma i municipi delle circoscrizioni di Parigi hanno ancora meno potere dell'ultimo dei comuni.

Allora, se la pressione sui sindaci e i consiglieri non può essere la stessa che nelle città della periferia comuni di periferia, è comunque possibile poiché è anche possibile sul governo. E con l'aiuto della popolazione gli eletti di Lutte Ouvrière non saranno impotenti.

Ma di più, i consiglieri daranno il loro sostegno e organizzeranno tutte le iniziative di solidarietà e di organizzazione di strutture per i compiti di cui i municipi sono assenti, si tratti di asili nidi e giardini d'infanzia, del rifiuto del ritardo scolastico delle figlie e figli di famiglie sfavorite, del rifiuto delle soppressioni di linee di autobus, come si fa in questo momento per la linea Stazione Nord- Montparnasse, tutto questo perché non vogliono assumere né comprare il materiale sufficiente e perché si sta ricercando la redditività per i servizi pubblici.

Non sembra un granché, una linea di autobus. Ma per molti lavoratori che vivono in periferia e arrivano a Parigi alla Stazione Nord, questo significa un aggravamento delle loro condizioni di vita perché è un aumento della loro fatica quotidiana.

E per tutte le parti del nostro programma che consistono nel rendere pubblici tutte le decisioni e gli atti del municipio, a fare capire il loro significato, le loro conseguenze e che cosa c'è dietro, ebbene ci impegniamo a fare tutto questo e a renderlo pubblico se ci sono consiglieri comunali Lutte Ouvrière in una circoscrizione. Avremo bollettini d'informazione, lettere aperte che informeranno gli abitanti dei quartieri popolari su tutto quello che succederà. Faremo riunioni d'informazione nei quartieri popolari e proveremo, col sostegno della popolazione lavoratrice, ad agire di conseguenza contro tutto ciò che la opprime.

L'idea espressa da Marx nella parola lapidaria "l'emancipazione dei lavoratori sarà l'opera dei lavoratori stessi" è la base delle nostre convinzioni politiche. Certamente i lavoratori non possono emanciparsi nell'ambito di un solo comune ! Ma possono fare nei quartieri popolari come nelle fabbriche l'apprendistato dell'azione collettiva. Ebbene, è in questa direzione che i consiglieri comunali Lutte Ouvrière s'impegnano ad agire.

Ovviamente, tutto questo è più difficile a Parigi, dove il potere locale è tanto lontano dagli abitanti quanto il potere centrale. Ci sono meno possibilità a Parigi di incontrare per strada i consiglieri comunali o il sindaco, di assillarli e fare pressione su loro, che a Gennevilliers, Colombes o Saint-Denis. E sul piano politico, e sul piano geografico, il Palazzo di città di Parigi è tanto lontano dalla popolazione quanto la sede del governo a Matignon.

Ma, appunto, si può fare indietreggiare anche Matignon. Lo sanno bene i contadini, anche se quelli che si stanno mobilitando in questi giorni non sono molti. Ebbene, sì, gli eletti di Lutte Ouvrière aiuteranno la popolazione lavoratrice di Parigi a difendere se stessa i suoi interessi, così come lo fanno, in questo momento, gli allevatori per difendere i loro.

E poi, a Parigi come in periferia, i consiglieri comunali incoraggeranno le associazioni che cercano di migliorare le cose a favore della popolazione povera, concretamente, sul terreno, ogni giorno.

I militanti di Lutte Ouvrière hanno scelto di militare nel campo politico, nella prospettiva di una trasformazione radicale dell'economia e della società. Ma questa prospettiva generale non si oppone affatto all'attività di tutti quelli che, col volontariato, cercano a migliorare le cose nell'ambito della società attuale, anzi. E' proprio perché stiamo combattendo le istituzioni ufficiali di questa società, perché combattiamo il potere del denaro e tutto quello che ne deriva, l'egoismo, l'arrivismo individuale, la concorrenza per le poltrone, che possiamo meglio capire ed aiutare quelli che si dedicano alla collettività, senza retribuzione, qualunque siano i limiti della loro azione.

Allora, col votare per Lutte Ouvrière, l'unico partito che sia oggi il partito degli operai, il partito delle lavoratrici e dei lavoratori, l'elettorato popolare può esprimere che rifiuta la politica che sacrifica i lavoratori a vantaggio dei più ricchi.

Col votare per le liste di Lutte Ouvrière, gli elettori popolari potranno esprimere la loro volontà d'imporre un'altra politica :

- la requisizione delle imprese che fanno benefici e sopprimono posti di lavoro.

- la cessazione delle sovvenzioni, aiuti, sgravi fiscali e riduzioni di oneri sociali per le grandi imprese.

- la diminuzione delle tasse pagate dai salariati, la soppressione delle imposte indirette sui consumi come l'IVA, un'aumentata tassazione dei benefici delle imprese e dei redditi del capitale, un'imposta fortemente progressiva sulle fortune.

- la creazione dei posti di lavoro necessari nei servizi pubblici e le enti pubbliche.

- Un'aumento generale dei salari, delle pensioni e di tutti i sussidi sociali.

Così gli elettori popolari potranno indicare che vogliono imporre il controllo dei lavoratori, il controllo degli utenti, il controllo dei consumatori sulle contabilità delle imprese private così come delle imprese pubbliche, affinché le grandi imprese non possano più sprecare i loro immensi profitti nella speculazione, nella corruzione, pur affermando che non hanno i soldi per preservare i posti di lavoro e aumentare i salari.

Certamente non basta votare perché tutto questo si realizzi. Si potranno imporre queste rivendicazioni solo con lotte collettive potenti di tutti quelli che sono le vittime dell'attuale situazione, lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani.

I voti non possono mai sostituire l'azione, ma possono prepararla. Possono dimostrare che siamo numerosi a pensare che bisogna uscire dalla solita trappola dell'oscillazione tra sinistra e destra, tra due campi politici ugualmente sottomessi agli interessi del gran padronato e dei ricchi, e che sia possibile imporre un'altra politica, una politica favorevole alle classi lavoratrici.

Allora, compagni e amici,

La scheda di voto, anche se a favore di Lutte Ouvrière, non sostituirà la lotta collettiva dei lavoratori per fermare l'offensiva padronale e per riprendere il sopravvento. Ma più voti ci saranno a favore delle nostre liste, e più questo sarà un incoraggiamento per le lotte future.