La " riforma " delle pensioni : Un attacco contro tutti i lavoratori

Stampa
Francia - Il mondo del lavoro rialza la testa (da "Lutte de Classe" n°74)
estate 2003

La riforma delle pensioni elaborata dal governo Chirac-Raffarin sta per essere approvata dal parlamento dove il governo dispone di una larga maggioranza. Benché i sondaggi abbiano indicato che quasi i due terzi della popolazione sostengono gli scioperanti ed i manifestanti che si oppongono al progetto del governo, le signore ed i signori deputati e senatori, che non sono assolutamente interessati dai sacrifici richiesti, non sono affatto imbarazzati all'idea di decidere di imporli agli altri contro la volontà generale! Ma ciò che i parlamentari ed i governi possono fare contro i lavoratori, i lavoratori lo possono disfare ! Perché si tratta di una legge ingiusta e anti operaia. Col pretesto di " salvare le pensioni " il governo impone una nuova degradazione del livello di vita della classe operaia. Lavorare più a lungo per una pensione amputata: non è una " riforma ", si tratta di un ritorno indietro dalle conseguenze drammatiche per tutti i lavoratori.

Le menzogne del governo

Raffarin pretende che urge fare sforzi, perché la popolazione invecchia e, tra venti o quaranta anni, non ci saranno più abbastanza attivi per pagare le pensioni.

Nel sistema pensionistico attuale, detto per ripartizione, sono i lavoratori in attività che pagano le pensioni agli anziani. Ora, le numerose generazioni del dopoguerra arrivano all'età della pensione mentre le generazioni successive, molto meno numerose, non bastano più a sostituirle. Di più, i pensionati vivono sempre più a lungo, poiché la speranza di vita si allunga ogni anno. Così mentre quarant'anni fa c'erano quattro attivi per un pensionato, non ne restano solo oggi. Alcuni esperti affermano che, tra 40 anni, ci sarà solo un attivo per pagare la pensione di un anziano. Il "carico" diventerebbe così troppo pesante.

In primo luogo, sarebbe una cosa normale che una parte crescente delle ricchezze prodotte sia consacrata agli anziani, appunto perché sono numerosi e vivono di più Come sarebbe normale che le spese sanitarie si crescessero, giacché ci si può curare meglio. Per l'appunto è questo che si chiama progresso.

Ma, contrariamente a quanto pretende il governo, ciò non dovrebbe porre in se un problema di finanziamento delle pensioni poiché, anche se meno numerosi, i lavoratori producono di più e la produzione di ricchezze non cessa di aumentare. È questo che si chiama aumento della produttività.

Ma di ciò, il governo si guarda bene di parlarne, mentre questa produttività è notevolmente aumentata e aumenta in continuazione. Tanto è vero che una diminuzione impressionante del numero di agricoltori, per esempio, non ha certo comportato la carestia nel paese: nel 1950, un agricoltore produceva in media abbastanza da nutrire tredici persone, oggi produce quanto basta per nutrirne sessanta ! Anche nell'industria, la produttività è enormemente aumentata. Nell'industria dell'automobile, degli elettrodomestici, dell'elettronica, ecc., gli operai in produzione sanno bene che la quantità di macchine, di frigoriferi, di televisori, che devono produrre ogni giorno è aumentata senza sosta da quando hanno cominciato a lavorare.

Un lavoratore odierno in attività produce per ogni ora di lavoro in media dieci volte più che un lavoratore attivo di mezzo secolo fa.

Le ricchezze prodotte dai lavoratori in attività, anche se meno numerosi, sarebbero infatti più che largamente sufficienti per far vivere correttamente i pensionati. E ciò sarebbe tanto più giusto che una parte di questa produttività accresciuta proviene dalle cadenze sempre più rapide, dall'intensità sempre crescente del ritmo di lavoro, non solo sulle catene di produzione, ma fino alle casse dei supermercati. Ma il vero problema, e che l'accrescimento del reddito prodotto non serve a questo! Serve ad arricchire ancora di più quelli che sono già ricchi.

Le ricchezze prodotte accaparrate dai più ricchi

Le ricchezze prodotte dal lavoro sono sempre più accaparrate da una minoranza di ricchi che si sono ancora più arricchiti in questi ultimi trent'anni malgrado la crisi economica. I padroni delle grandi imprese industriali, delle grandi aziende agricole, della grande distribuzione o della finanza reclamano sempre di più, riducono i salari e le pensioni, aggravano le condizioni di lavoro, licenziano e impongono la flessibilità e la precarietà. Le ricchezze prodotte dagli sforzi dei lavoratori, spesso al prezzo della loro salute e a volte della loro vita, servono in primo luogo a arricchire questa gente, questa minoranza di sfruttatori che decidono di tutto, esigono sempre più sacrifici da parte dei lavoratori e cercano senza sosta di accaparrare una parte sempre crescente delle ricchezze prodotte.

E' questo grande padronato che trova insopportabile l'idea di dover pagare di più per permettere agli anziani di vivere decentemente. Se rifiuta di pagare salari corretti ai salariati attivi, non è certo per pagare delle pensioni decenti a quelli che non può più sfruttare. D'altronde preferirebbe non pagare più niente.

I sacrifici imposti ai soli lavoratori

Oggi, le principali casse delle pensioni dei salariati sono in attivo, e lo sarebbero ancora di più se i salari fossero più alti, e soprattutto se non ci fossero 2,4 milioni di disoccupati censiti ufficialmente e milioni di altri che hanno solo piccoli lavori intermittenti o che addirittura hanno semplicemente rinunciato a cercare un lavoro.

E' rivoltante ascoltare i ministri che discorrono sul numero insufficiente degli " attivi " rispetto ai pensionati, mentre lasciano i padroni licenziare massicciamente i lavoratori per centinaia e per migliaia e che dicono essi stessi volersi sbarazzare della metà degli impiegati dello Stato ! Il colmo è che i lavoratori dovrebbero fare sacrifici supplementari per compensare questo deficit d'attivi, mentre sono essi stessi che fanno pagare le spese della precarietà e della disoccupazione!

Il governo è incapace di prevedere cosa succederà tra dieci o venti anni, lui che ha già dovuto rettificare diverse volte le sue previsioni di crescita economica per l'anno in corso. Ma l'annuncio di un deficit enorme nelle casse previdenziali tra venti anni e di un deficit ancora maggiore tra 40 anni serve a preoccupare i lavoratori per fargli accettare i sacrifici in anticipo. E' col pretesto di un ipotetico futuro deficit che si impongono da già dieci anni dei sacrifici ai lavoratori e che il governo attuale vuole imporne ancora!

Già dieci anni fa, il governo di Edouard Balladur impose ai salariati del settore privato di contribuire più a lungo, quarant'anni invece di 37 e mezzo, per avere una pensione ridotta di circa un quarto ! Accusare in seguito, qualche anno dopo, i salariati che non hanno subito gli attacchi di Balladur, quelli della funzione pubblica, di essere dei privilegiati perché hanno mantenuto il loro vecchio sistema pensionistico, è il colmo. Ciò nonostante, Raffarin ha orchestrato tutta una campagna di stampa per farlo credere. E non è certo strano che i ferrovieri e gli agenti della metropolitana e degli autobus parigini abbiano giudicato che Raffarin li prendeva in giro quando voleva fargli credere che non avrebbe toccato le loro pensioni!

Col pretesto di porre fine a questi "privilegi", il governo Raffarin se la prende con i salariati dello Stato, delle collettività locali, col personale ospedaliero. Si tratta dell'allineamento sul più basso : anziché ritornare ai 37 anni e mezzo di contributi per tutti, impone a tutti di contribuire quarant'anni per avere diritto ad una pensione a tasso completo. Ed è solo l'inizio : prevede già che, nel pubblico come nel privato, tutti dovranno contribuire 41 anni nel 2012, poi 42 anni nel 2020.....

Non è un progresso, è una regressione!

Tanto più che sarà sempre più difficile cumulare il numero di anni di contribuzioni che permette di ricevere una pensione a tasso pieno.

Il padronato reclama che i lavoratori contribuiscano più a lungo per avere diritto a una pensione intera, ma nello stesso tempo, i padroni sopprimono posti di lavoro e i giovani non trovano lavoro, alternano tra lavori saltuari e disoccupazione, mentre gli adulti licenziati dopo i cinquant'anni, ed anche dopo i 45, incontrano le peggiori difficoltà per ritrovare un lavoro, poiché i padroni considerano che non sono più capaci di fargli guadagnare abbastanza soldi, che sono troppo usati per essere abbastanza redditizi !

Come faranno per contribuire più a lungo ? In realtà, lo scopo dell'operazione è meno di far lavorare più a lungo che di ridurre il montante delle pensioni versate. Molti lavoratori riceveranno solo una pensione seriamente amputata. I contratti precari, i part-time imposti, i bassi salari, tutto contribuisce ad abbassare il livello delle pensioni. E le donne, numerose a smettere di lavorare per diversi anni per elevare i loro figli, ricevono già attualmente pensioni inferiori della metà a quelle degli uomini e dovranno ricevere ancora meno!

Per i lavoratori più mal pagati i sacrifici saranno più pesanti allorché nessuno sforzo è richiesto al padronato. Il governo rifiuta di tassare profitti delle imprese col pretesto che ciò nuocerebbe all'occupazione. Ma rifiuta anche di tassare i redditi individuali dei borghesi. Al disoccupato, al pensionato, al salariato che percepisce il minimo, chiede "degli sforzi" ma non a colui che vive delle sue rendite e della speculazione borsistica ! Il governo predica la solidarietà ma si indirizza ai lavoratori e solo ad essi. I padroni non sono interpellati da questi discorsi. Ai ricchi che vivono dei redditi delle loro fortune, il governo non chiede niente.

Pensioni di miseria !

Raffarin afferma che il suo obiettivo è permettere a ognuno di beneficiare di una " pensione garantita e del mantenimento del livello delle pensioni ". Si tratta visibilmente di una menzogna perché il livello delle pensioni continua a diminuire da dieci anni nel settore privato e continuerà a diminuire per l'insieme dei lavoratori con le misure Raffarin.

Il montante delle pensioni al momento della partenza è già stato amputato dal sistema di calcolo creato da Balladur nel settore privato quando già le pensioni non erano certo mirabolanti. Se, per il momento, questo sistema di calcolo non è ancora applicato nel settore pubblico, non è difficile prevedere che, sempre col pretesto dell'equità, si vorrà imporglielo. D'altronde lo stesso Raffarin lo suggerisce quando " garantisce ", al momento del pensionamento un montante uguale al 66% del salario netto anteriore, a condizione di aver contribuito 40 anni.

Prima delle misure Balladur, la pensione rappresentava in media l'84% dell'ultimo salario per i lavoratori del settore privato, e finanche il 100% per quelli che guadagnavano meno di 7500 franchi (1150 euro circa), a condizione di aver contribuito durante 37 anni e mezzo. Oggi la pensione rappresenta in media appena i 3/4 del salario precedente, e continuerà a diminuire per non rappresentare più che i due terzi dell'ultimo salario.

Vediamo dunque in cosa consistono le "garanzie" di Raffarin. Un salariato che avrebbe lavorato una vita intera allo SMIC riceverà al pensionamento l'85% del suo ultimo salario. Ciò rappresenterebbe oggigiorno 750 euro. Sicuramente è ancora troppo poiché Raffarin non promette l'85% dello SMIC solo nel 2008... quando lui non ci sarà più ! Un salariato che guadagna 1200 euro netti è solo sicuro di riceverne il 66% al momento della pensione, cioè 800 euro. Non è la "pensione garantita " come lo pretende Raffarin, è la miseria garantita !

Ma ciò non basta! Il montante della pensione, calcolato al momento della partenza, diventa sempre più insufficiente col filo degli anni. Il montante della pensione, in effetti, è rivalorizzato ogni anno in funzione dell'evoluzione dell'indice dei prezzi, al di fuori del tabacco, di cui si sa bene che non riflette neanche l'evoluzione reale dei prezzi. Ciò era già il caso nel settore privato e ormai lo sarà anche nel settore pubblico.

Fin qui la funzione pubblica aveva conservato la sola forma di rivalorizzazione valida, quella che si fa parallelamente all'aumento dei salari. Questo legame tra le pensioni ed i salari permette ai pensionati, che non hanno più molti modi di pressione per difendere il loro livello di vita, di beneficiare dei miglioramenti salariali ottenuti dai lavoratori in attività. E solo questo può impedire che una pensione che rappresenta in partenza l'85% dello SMIC finisca per rappresentarne solo il 60 o il 50%.

Vale a dire che non solo Raffarin non garantisce altro che delle pensioni ridotte ma che queste diminuiranno ancora relativamente ai salari col filo di anni. Anziché " salvare le pensioni " come lo pretende, cerca di ridurre ancora le pensioni pertanto già ben insufficienti. Oggi, circa 3 milioni di pensionati non ricevono come pensione di base che il minimo contributivo, 533 euro (3500 franchi) ai quali si aggiunge una pensione complementare per arrivare in media a 640 euro (4200 franchi), o molto meno se non hanno tutti gli anni richiesti di contributi ! In questi ultimi anni, quasi la metà dei nuovi pensionati del regime generale, esattamente il 40%, partono già in pensione in queste condizioni ! E la proporzione dei salariati che riceveranno solo una pensione minima crescerà ancora con le misure Raffarin . I pensionati si impoveriranno sempre di più e con loro tutta la classe operaia.

La "riforma " di Raffarin, come quella di Balladur, costituisce un ritorno indietro che nulla giustifica, se non la volontà del padronato di ridurre la parte di ricchezza della classe operaia alla pura sopravvivenza.

Lo Stato si serve nelle casse dei salariati

I governi si sono sempre arrangiati in modo da far pagare alle casse dei salariati spese che avrebbero dovuto assumere. Le spese legate alla cosiddetta solidarietà nazionale non devono essere prelevate sulle casse dei lavoratori ; ciò nonostante queste fanno da vere e proprie mucche da mungere per lo Stato.

Così col pretesto della solidarietà tra i diversi regimi pensionistici, avvengono notevoli trasferimenti a scapito delle casse dei salariati nel settore pubblico come nel settore privato. Ogni anno, miliardi di euro sono prelevati da queste casse, essenzialmente al profitto delle casse dei non salariati. Non solo le casse dei salariati servono ad equilibrare le casse di non salariati, ma in più bisogna che i salariati facciano sempre più sacrifici col pretesto che le loro casse non potrebbero più pagare le loro pensioni ! Attualmente, le casse dei funzionari degli enti locali e quella degli agenti ospedalieri ogni anno versano più soldi ai regimi dei non salariati di quanto ne pagano per le pensioni dei propri pensionati. E' il colmo, ma un colmo di cui il governo si guarda bene di parlare. Chiacchiera di solidarietà ma questa solidarietà gioca sempre a sfavore dei salariati.

Malgrado tutti i prelievi, la cassa pensionistica del regime generale è sempre eccedente, eccedente che d'altronde è versato ad un fondo, il fondo di solidarietà della vecchiaia, di cui lo Stato si serve per effettuare le proprie spese, per esempio il debito dello Stato alle casse di pensioni complementari, o le prestazioni della pensione sociale versate essenzialmente a quelli che non hanno mai contribuito.

I governi si servono dei soldi degli assicurati sociali senza vergogna mentre nello stesso tempo gli impongono sempre più sacrifici. Ma nei confronti del padronato, non mancano di premure. Ricordiamo per esempio che quest'ultimo, a chi non è chiesto alcun sacrificio, beneficia al contrario di notevoli sgravi degli oneri sociali padronali. Per ogni anno queste ammontano a una cifra che sorpassa largamente il deficit annunciato tra venti anni della principale cassa pensionistica dei salariati, quella del regime generale!

E' una vera provocazione il fatto che proprio mentre Raffarin esige sforzi supplementari dai salariati per finanziare le pensioni, accorda nuovi sgravi degli oneri sociali al padronato col pretesto che aumenterà un pochino lo SMIC il primo luglio.

Il governo ed il padronato si comportano come dei gangster, saccheggiando tranquillamente le casse della previdenza sociale.

Se veramente un giorno ci fosse un problema per finanziare le pensioni, la prima cosa da esigere sarebbe che lo Stato ed i padroni paghino quanto devono e che cessino di servirsi nelle casse.

E'il padronato che deve pagare

Chiedere nuovi sacrifici ai lavoratori per assicurare le pensioni degli anziani è tanto più scioccante che le pensioni dovrebbero essere interamente a carico del padronato e dello Stato padrone. Poiché i lavoratori producono infinitamente più di quanto non consumino. È il loro lavoro che fa vivere tutta la società, compresi gli sfruttatori, compresi i parassiti di ogni genere. Sono loro che pagano per gli sprechi inauditi creati dal sistema di produzione capitalistica. Allora, il minimo sarebbe che continuino a ricevere il loro salario-e un salario corretto-durante la loro pensione. Le ricchezze prodotte dovrebbero servire in primo luogo a far vivere i lavoratori in attività e in pensione prima di arricchire ancora di più i ricchi.

Il voto della legge Fillon-Raffarin apre la strada a nuovi attacchi contro tutti, che d'altronde il governo ha già cominciato a programmare, come l'allungamento della durata dei contributi a 41 e poi a 42 anni. E poi ci saranno anche gli aumenti dei contributi sociali col pretesto prevedibile che le misure già prese non basteranno a " salvare le pensioni ". Il governo ha già previsto la creazione di una commissione che farà il punto ogni cinque anni. Se i lavoratori li lasciano fare, ogni cinque anni saranno invitati a "salvare le pensioni" ! Le stesse pensioni integrative che devono essere rinegoziate tra il padronato ed i sindacati da qui al primo gennaio, sono minacciate.

Vale a dire che l'interesse dell'insieme dei salariati è di far blocco contro gli attacchi del governo e di ottenere nello stesso tempo il ritiro delle misure Raffarin e l'abrogazione delle misure Balladur.

Si, bisognerà almeno ritornare a 37 anni e mezzo di contributi per tutti e al diritto ad una pensione completa a sessant'anni. Bisogna legare di nuovo le pensioni ai salari. Il vecchio sistema pensionistico non è certo l'ideale, ma bisogna già difendersi contro gli attacchi reiterati del governo e del padronato. Si tratta di semplici rivendicazioni difensive. La legge Fillon-Raffarin sarà adottata dal parlamento. Ma, ancora una volta, una legge fatta contro i lavoratori, i lavoratori possono farla abrogare. Ne hanno il diritto mille volte.

I lavoratori hanno già pagato troppo. Tocca ai padroni e allo Stato padrone finanziare le pensioni dei salariati. Per questo ci sono largamente abbastanza soldi. Ma da trent'anni il padronato, aiutato dal governo, è riuscito a ridurre notevolmente la parte delle ricchezze prodotte consacrate ai salari, ai sussidi di disoccupazione e alle pensioni, in breve la parte che va alla classe operaia. E vorrebbe ridurla ancora. Non bisogna lasciarsi menare. Bisogna esigere che lo Stato cessi di prendere nelle casse dei salariati per finanziare gli altri regimi. Bisogna esigere che cessino le esenzioni di oneri sociali dei padroni. E se ciò non basta, bisogna aumentare i contributi padronali. I padroni li pagano in rapporto ai salari versati, ma potrebbero anche pagarli in rapporto alle ricchezze prodotte, al valore aggiunto come si dice, in rapporto ai loro profitti. Visto che il governo pretende che il costo del lavoro è troppo pesante e che ciò "uccide l'occupazione", deve tassare i padroni in rapporto alle ricchezze create e non ai salari. Sarebbe solo giustizia se una parte di queste ricchezze prodotte fosse chiaramente adibita alle pensioni, e che non siano i salariati a vedere ancora amputati i loro già deboli salari.

Infatti tutto procede di pari passo. Gli attacchi contro le pensioni vanno di pari coi licenziamenti e con la disoccupazione, con i salari bassi e i piccoli lavori precari. Sono i milleuno modi che i padroni hanno per sfruttare i lavoratori

Allora battersi per dei salari corretti, per togliere ai padroni il diritto di buttare i lavoratori sul lastrico, per obbligarli a pagare tanto per le pensioni che per i salari, che per la sanità -il nuovo attacco programmato da Raffarin- tutto ciò fa parte di un insieme : battersi per dare una battuta d'arresto alla regressione sociale che ci fanno subire da trent'anni, prima che il padronato ci faccia ritornare, con aiuto dei governi, a condizioni degne del XIX secolo !

23 giugno 2003