La direzione cede

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Pierre BOIS - Lo sciopero Renault aprile-maggio 1947
Maggio 1971

Venerdì 16 maggio, la direzione "allo scopo di creare un clima favorevole per la produzione" propone una somma di 1600 franchi per la ripresa e un anticipo di 900 franchi per tutti i lavoratori (anticipo che, del resto, sarà poi definitivamente concesso).

Effettivamente ciò consiste nel dare soddisfazione in modo mascherato alla rivendicazione del pagamento delle ore di sciopero.

Su questa base, lunedì 19, dopo un'ultima assemblea degli scioperanti, il comitato di sciopero propone la ripresa del lavoro. Questa ha luogo dopo una riunione e una votazione.

Gli operai del settore Collas non si sentono vinti per niente.

Hanno cominciato prima degli altri, finito dopo gli altri, e con la loro tenacia hanno ottenuto il pagamento mascherato delle ore di sciopero per tutti.

Infatti, l'insieme dei lavoratori ha scioperato dal 29 aprile al 12 maggio, il che rappresenta otto giorni lavorativi. Mentre il salario di un O.S. era circa di 7000 franchi al mese (20 giorni lavorativi), per un O.S. la ripresa ha avuto luogo con un indennizzo delle ore perdute di 2500 franchi.

Nella fabbrica, la maggior parte dei lavoratori non ha perduto niente.

A Collas, sicuramente, gli operai hanno scioperato dal 25 aprile al 16 maggio, il che rappresenta quindici giorni lavorativi. Hanno quindi perduto un po' di denaro di cui una parte, del resto, è stata ricuperata dalle collette.

Ma i lavoratori di Collas non sono per niente delusi. Hanno diretto uno sciopero loro stessi. Malgrado l'ostilità della CGT hanno resistito. Hanno anche vinto. Certo, i 3 franchi di premio, sono al loro attivo. Il pagamento delle ore di sciopero, poi, senza essere una vittoria, è già un successo. Quell'operaio di Collas era assai fiero quando raccontava quello che gli aveva detto un altro operaio della fabbrica: "Comunque è veramente grazie a voi, che lavorate agli ingranaggi, se abbiamo avuto i 1600 e i 900 franchi".

Ma i lavoratori di Collas erano anche felici e fieri di avere vinto contro gli ostacoli, nello stesso tempo quelli dei capi e quelli dei burocrati. Per loro, il settore era una piccola repubblica dove regnavano la libertà e la democrazia.

"Da noi, non c'è capo ; decidiamo noi" diceva fieramente un operaio. Erano fieri del proprio movimento perché ci partecipavano veramente.

Ogni mattino, e spesso parecchie volte al giorno, aveva luogo un'assemblea nella quale si decideva quello che si sarebbe fatto.

Prima i picchetti, poi le delegazioni, agli altri reparti durante la prima settimana, alle altre imprese durante la seconda.

E poi solidarietà. Alcuni gruppi partivano fin dal mattino per recarsi dai negozianti o alla porta delle imprese, col distintivo del comitato di sciopero e con cassette sigillate. Non perché si temeva che certi scioperanti si potessero mettere il denaro in tasca; ma perché gli operai volevano che tutto fosse "regolare". La sera, si contava il denaro.

Delegazioni delle imprese recavano il loro sostegno morale e il prodotto delle loro collette.

Tutto era scritto e affisso alla bacheca del comitato di sciopero. Tutto fu distribuito equamente alla fine dello sciopero: i lavoratori avevano potuto vivere con la paga durante tutto il conflitto.

Rammentiamo che il comitato di sciopero aveva preso la precauzione di cominciare l'azione il giorno dopo la paga.

Dalla parte della CGT era diverso; il denaro arrivava pure sotto forma di collette o di doni di sindacati.

Un giorno, la CGT annunciò che gli scioperanti avrebbero potuto ricevere un chilo di baccalà e un chilo di lenticchie. Se ne parlò a lungo a Collas, delle lenticchie e del baccalà della CGT. La CGT aveva anche chiesto ai lavoratori di iscriversi per eventuali soccorsi.

Fu una bella protesta quando il responsabile del comitato di sciopero prese la parola in un'assemblea generale per dire: "quelli che si sono iscritti per i soccorsi della CGT avranno la loro parte fra poco".

Effettivamente, grazie alla nostra squadra di pulizia dei reparti, avevamo ritrovato la lista degli iscritti in fondo ad una pattumiera.

Piccoli particolari, certo, ma che dimostrano bene la differenza tra un movimento diretto dagli operai stessi e un'azione diretta burocraticamente.