A proposito della rendita petrolifera e del suo uso

50 anni dopo la morte di Stalin, 15 anni dopo la perestroika, 11 anni dopo la scomparsa dell'Urss, dove va la Russia ? - Cercle Léon Trotsky
25 aprile 2003

Il petrolio, secondo il governo russo, sarebbe "il carburante della transizione". La Russia, che è il primo esportatore mondiale di petrolio davanti all'Arabia Saudita, ne ricava la maggior parte degli introiti di divise.

Si capisce che la burocrazia voglia tenere per sé la gallina dalle uova d'oro e si oppone alla possibilità che dei trust stranieri ci mettano le mani sopra. Ciò spiega gli scarsi investimenti esteri nel petrolio russo in rapporto alle altre ex repubbliche sovietiche, soprattutto l'Azerbaijan . La fusione annunciata, qualche giorno fa, tra Lukos e Sibneft per creare una grande compagnia russa che rappresenterebbe il quarto gruppo mondiale del settore, mira ancora a mantenere le risorse petrolifere sotto il controllo nazionale.

Eppure, a febbraio, BP ha annunciato la creazione di una società con le holding russe Alfa e AAR, che permetterebbe a BP di aumentare del 25% la sua produzione. Quest'accordo, dice il presidente dell'Alfa, sarebbe il segno di una "crescita della fiducia degli investitori esteri".

Perché questo ammorbidimento di fronte ai capitali esteri ? Lo Stato russo non aveva scelta. Da mesi, si chiede cosa potrà vendere e a chi, per far fronte al suo debito internazionale . Di più, associarsi a BP gli permette di sperare che questa investirà in Russia i 6,7 miliardi di dollari promessi in un settore, vitale per lo Stato russo ma che subisce un'assenza relativa di investimenti. E questo perché le società russe che controllano il petrolio e il gas non investono che dopo aver utilizzato le attrezzature fino alla corda, visto che una buona parte dei proventi accresce il flusso dei capitali in fuga. Il resto ritorna sotto le forme più opache possibili.

Questi capitali petrolieri, che rappresentano l'80% del totale degli investimenti esteri diretti in Russia, non sono fatti essenzialmente dai trust occidentali, ma dai gruppi russi, attraverso le loro strutture basate nei paradisi fiscali, dove finalmente tornano i profitti di tali operazioni. Si può dire che, anche senza petrolio, la Svizzera, Cipro e le isole Caimano profittano dei petrodollari più della Russia .

L'economia russa rovinata dal saccheggio burocratico è diventata quasi esclusivamente un'economia di rendita di cui approfitta in primo luogo l'Occidente. In fin dei conti, anche il petrolio, solo fattore un po' dinamico dell'economia russa, contribuisce allo sviluppo... dell'Occidente imperialista.