L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
Il 17 luglio 1968 un piccolo gruppo di ufficiali superiori, condotti da i capi della sicurezza e della guardia nazionale, occupavano i punti strategici di Bagdad con le loro truppe. Il generale Al Bakr, che era stato il portavoce del baassismo in seno all'esercito durante il colpo di Stato del 1963, fu proclamato presidente di un consiglio rivoluzionario formato da sette militari, tra cui tre baassisti, e si sistemò al potere.
Una nuova costituzione fu proclamata per istituzionalizzare il regime nato dal colpo di Stato. Faceva dell'Islam la religione di Stato e dello statalismo, battezzato socialismo perché questo era di moda, il fondamento dell'economia. E l'insieme delle istituzioni del regine erano subordinate alla direzione del Baas.
Il Baas doveva ancora consolidare il suo controllo sull'insieme dell'apparato di Stato e sul resto della società.
Allora cominciò un nuovo periodo di terrore, contro tutte le correnti di opposizione senza eccezione, in particolare nell'esercito e nella funzione pubblica, che fu accompagnato da numerose esecuzioni pubbliche per l'"educazione" della popolazione.
Il consolidamento del controllo del Baas sull'insieme della società si avvalse anche di alcune misure sociali, come l'annullamento degli indennizzi che i contadini senza terra beneficiari della riforma agraria dovevano pagare ai proprietari fondiari, o come l'instaurazione di un codice del lavoro, la fissazione di un salario minimo e la creazione di un embrione di previdenza sociale.
Nel campo economico queste misure certamente miglioravano un po' la condizione operaia, ma al tempo stesso aiutavano il Baas ad assicurarsi la devozione di un apparato sindacale, destinato ad inquadrare la classe operaia, a prevenire i conflitti sociali ed impedire lo sviluppo di qualunque forma di organizzazione operaia indipendente, proseguendo peraltro la repressione contro gli altri militanti.
Infatti durante tutto questo tempo le torture, le "sparizioni" e gli assassinii di "sospetti" anonimi continuavano. Tanto più che ognuna delle fazioni che si contendevano il potere in seno al Baas aveva costruito e perfezionato il suo proprio apparato di repressione.
La fazione del presidente Al-Bakr, per esempio, si appoggiava da un lato sulla Guardia Nazionale che divenne al tempo stesso una milizia baassista e la guardia personale del presidente, e dall'altro sull'apparato del partito Baas, alla testa del quale Al Bakr aveva nominato il suo parente Saddam Hussein nel 1966. Peraltro questa fazione doveva finalmente vincere, alla fine del 1971, dopo avere già inviato in esilio, emarginato o fatto "sparire" tutte le personalità del Baas che sarebbero state in grado di contestarla. Nel frattempo Saddam Hussein era diventato membro del Consiglio di Comando della Rivoluzione, in cui era il responsabile della sicurezza nazionale e della Guardia Nazionale. Così, dopo dieci anni di colpi di Stato e di repressione contro le classi popolari, quello che emergeva come numero due del regime non era altro che uno dei manovrieri meno scrupolosi del partito Baas.