L'Iraq obiettivo e vittima delle grandi manovre dell'imperialismo - Cercle Léon Trotsky
L'Iraq odierno, con i suoi 25 milioni di abitanti, occupa una superficie uguale all'80% di quella della Francia, di cui metà da zone desertiche o aride. Ha frontiere comuni con sei altri Stati : la Turchia a nord, l'Iran ad est, il Kuwait e l'Arabia saudita a sud, la Giordania e la Siria ad ovest.
Come la maggior parte dei paesi del Medio Oriente, l'Iraq è una costruzione artificiale recente, risultante dallo smantellamento dell'Impero ottomano all'indomani della prima guerra mondiale, quando le potenze imperialiste rivali si divisero le spoglie dell'impero sconfitto.
Questa regione del Medio Oriente nondimeno fu la culla di vecchissime civiltà. Parecchi Stati, tra i primi della storia dell'umanità, vi si sono succeduti. Nel 16° secolo, l'Impero ottomano in piena fase di espansione assorbì questa regione. L'attuale territorio dell'Iraq coincide con tre grandi province di questo impero. Al sud, la provincia di Bassora era popolata da Arabi musulmani di rito sciita, in parte nati da popolazioni venute dalla Persia. Al centro, anche quella di Bagdad aveva una popolazione principalmente araba, ma divisa tra sunniti e sciiti. E al nord, la provincia di Mosul aveva una maggioranza curda.
Nel 19° secolo l'Impero ottomano, già in fase di declino, divenne preda delle borghesie europee in espansione, che si diedero a fare a pezzi questa regione che l'impero aveva unificata.
La Gran Bretagna fu la prima potenza occidentale ad investire nell'economia ottomana in generale, e in particolare quella irachena. Comprando la lealtà di alcuni clan feudali posizionati lungo le coste del golfo persico e della penisola arabica, essa diede vita alla fine del 19° secolo ad una serie di "protettorati", in realtà delle vere e proprie colonie.
Questi protettorati costieri furono all'origine dei mini Stati artificiali che oggi vengono chiamati collettivamente "Emirati arabi" - degli Stati dove insignificanti clan feudali hanno potuto mantenere il loro regno, prima grazie alla protezione dell'imperialismo inglese, poi grazie ai dollari che hanno guadagnati attraverso la protezione dei profitti dei consorzi del petrolio.
Il caso di uno di questi mini Stati, il Kuwait, merita una menzione particolare, poiché la sua integrità territoriale fu usata come pretesto per la guerra del Golfo nel 1991. Nel 19° secolo, Kuwait era solo un piccolo porto di pesca in fondo al Golfo persico, nella provincia ottomana di Bassora. Ma era l'unico posto della costa dove era possibile di costruire un porto per le navi d'alto mare. La Gran Bretagna riuscì ad accaparrarsene l'uso conquistando l'appoggio di un clan feudale locale, gli Al Sabah. Nel 1899 fu siglato un accordo che trasformava la regione in un protettorato inglese sul quale Londra riconosceva la sovranità di questo clan. Otto anni dopo, malgrado le impotenti proteste dell'impero ottomano, vi si costruì la prima base militare occidentale permanente nel Medio Oriente.
I Britannici non rimasero soli a lungo nella regione. A partire dalla metà del 19° secolo, le banche francesi riuscirono a poco a poco a controllare le finanze dell'Impero ottomano. Verso il 1870 la Banca imperiale ottomana, che faceva da banca centrale all'Impero, era controllata dalla Banca dell'Unione parigina.
Nel 1887 però, per allentare il controllo dell'alta finanza francese, il sultano ottomano si rivolse alle banche tedesche per ottenere i fondi necessari alla costruzione di una ferrovia Istanbul-Ankara-Bagdad-Bassora. Questo progetto scatenò rivalità omeriche tra le grandi potenze concorrenti. La Francia, la Gran Bretagna, la Germania e la Russia imperiale impegnarono più di 20 anni di arguzie e montature per arrivare ad un accordo. Si divisero cinicamente tutte le fonti di profitto che l'impero ottomano poteva offrire.
Nel frattempo era apparso un nuovo elemento scottante: il petrolio, scoperto sin dagli anni 1870 vicino a Mosul. Fin tanto che il suo unico uso si limitava alla luce, non interessava a nessuno. Ma nel 1901 l'ammiragliato britannico decise che il futuro della sua flotta dipendeva dalla sostituzione del carbone col petrolio.
Da quel momento il controllo della produzione e delle riserve petrolifere fu un elemento strategico vitale per gli imperialismi rivali nella regione, e stava per esserlo sempre di più. La questione della ferrovia di Bagdad assunse una tutt'altra importanza. Tanto più che la Germania esigeva l'esclusività dei diritti minerari, e quindi petroliferi, poiché essa finanziava la costruzione ferroviaria, il che ovviamente era inaccettabile per la Francia e la Gran Bretagna.
Alla vigilia della prima guerra mondiale ci fu finalmente un accordo su questa famosa ferrovia. La Germania fu costretta a rinunciare al controllo dei due terzi della linea, e anche ai diritti minerari che stava rivendicando, in cambio di una semplice partecipazione minoritaria allo sfruttamento futuro del petrolio di Mosul.