Questi compagni fanno scattare una campagna d'agitazione contro il premio progressivo di produzione (PPP), la cui gerarchizzazione giova di più agli "improduttivi" che ai "produttivi". Nel reparto 6, che conta 1.200 lavoratori, viene lanciata una petizione che raccoglierà 850 firme, malgrado l'ostilità e l'ostruzionismo dei dirigenti del sindacato CGT.
Il 15 febbraio 1947 esce per loro iniziativa il primo numero di un bollettino intitolato La Voix des travailleurs de chez Renault (La voce dei lavoratori della Renault).
Lo stesso 15 febbraio la sezione sindacale convoca una riunione per nominare i rappresentanti ad una "conferenza di produzione". Del premio, e della sua ripartizione, non si parla.
Gli operai che sono all'origine della petizione invitano i lavoratori ad andare alla riunione.
Ecco il testo della loro convocazione:
"Compagni dei reparti 6 e 18,
la nostra sezione sindacale convoca una riunione per designare i delegati ad una conferenza di produzione. Ma non dà nessuna risposta alla nostra petizione sulla questione del premio.
Sappiamo che i rappresentanti sindacali vogliono soffocare la nostra protesta.
Essi, temendo di doversi spiegare sul premio di fronte a tutti, vogliono vietare l'ingresso della riunione ai non tesserati.
Non bisogna lasciarci soffocare dai loro procedimenti burocratici.
Ci vediamo tutti stasera alla mensa aziendale, tesserati e non tesserati, per imporre l'uguaglianza del premio.
Alcuni operai del settore"
Mentre di solito le riunioni sindacali sono deserte, quel giorno sono presenti più di un centinaio di lavoratori.
I dirigenti della CGT si sono preparati ad ogni eventualità e hanno posto alla porta dei militanti che vietano l'ingresso ai non tesserati, nonché ai tesserati che non sono in regola con le quote.
Occorre dire che in questo periodo tutti gli operai erano "tesserati", dato che questo era pressoché imposto dall'apparato sindacale. I bolli e i giornali erano venduti apertamente nei reparti, e si individuava presto chi li rifiutava.
Tuttavia, da qualche tempo, alcuni lavoratori facevano lo sciopero del pagamento del bollo.
Gli operai che sono all'origine della petizione fanno allora osservare che il fatto di non essere in regola con le quote, soprattutto per un periodo inferiore a tre mesi, non può essere considerato come dimissione. E siccome sono, di gran lunga, i più numerosi, spingono un po' e entrano nella stanza della mensa aziendale che serve da luogo di riunione.
Dopo il rapporto del delegato sulla famosa "conferenza di produzione", parecchi operai intervengono per opporsi al premio di produzione.
Allora si alza con rabbia il segretario del sindacato: "Risulta che si voglia impedire alla CGT di parlare (la CGT è lui, non i tesserati). Pare che qui si faccia demagogia ".
Alla parola "demagogia", un operaio si alza dicendo. "Abbiamo capito, la seduta è tolta!". E esce, seguito dall'uditorio, tranne 13 fedeli dell'apparato sindacale!
In seguito a questo episodio, come ha detto tanto bene il nostro compagno, abbiamo capito. Abbiamo capito che se si vuole fare qualcosa, occorre farlo senza i sindacati e perfino contro di essi.
I compagni raggruppati intorno a La voix des travailleurs de chez Renault proseguono l'attività. Fanno uscire il loro bollettino ogni quindici giorni, e organizzano riunioni che raggruppano 10, 12, 15 persone. La loro influenza cresce. Presto le riunioni si tengono con membri del MFA (Mouvement Français pour l'Abondance), movimento economista che raggruppa anzitutto capi di basso rango, anarchici, sindacalisti della CNT, bordighisti e trotskisti del PCI.
Queste assemblee riuniscono da 50 a 60 persone e si risolvono con grande disordine, poiché ciascuno cerca di far prevalere il proprio parere.
Il MFA critica la richiesta di aumenti di salario che, a suo giudizio, non porterebbero a niente. Ma di fronte agli aumenti dei prezzi, contro i quali non si può fare niente, accettano di aderire alla proposta di un aumento del salario.
Il PCI (trotskista) vuole, costi quel che costi, battezzare tali riunioni "comitato di lotta", per piegarle ad una disciplina comune, sia negli obiettivi, sia nell'organizzazione dell'azione.
Gli anarchici della CNT discutono dell'istinto gregario delle masse. Non hanno scopo preciso. "Occorre scioperare. Vedremo dopo".
In quanto ai bordighisti, sono divisi in due correnti. L'una ritiene che conti anzitutto la "teoria", che occorre studiare a fondo, aspettando che gli operai siano di per sé pronti ad impegnare battaglia (sotto la loro direzione, ovviamente). L'altra è a favore dell'azione immediata. Per rovesciare il potere borghese e sostituirlo con un potere operaio, ma senza la dittatura (?) di un partito. Clima poco favorevole ad impegnare un'azione positiva.
I compagni di "La voix des travailleurs de chez Renault" rispondono ai compagni del PCI che non si può intitolarsi "comitato di lotta", né agire come tale.
"Siamo compagni di varie tendenze dicono in sostanza con una formazione diversa, quindi con idee e posizioni diverse. Mettersi d'accordo tra di noi è utopico. Ciò che occorre è lavorare ad organizzare i lavoratori. E' nostro diritto di cercare di influenzarli a seconda delle nostre convinzioni ma è nostro dovere sottometterci alle loro decisioni collettive.
I comitati sono gli organi di lotta della classe operaia in cui gli operai eleggono rappresentanti revocabili ad ogni momento per attuare le decisioni prese dalla maggioranza dei lavoratori.
Dobbiamo aiutare i lavoratori a costituire i loro comitati e non proclamarci noi stessi come comitato di lotta".
I compagni di La voix des travailleurs de chez Renault quindi propongono di smettere le discussioni che saranno necessariamente sterili in mancanza del controllo della grande massa dei lavoratori. Propongono di accordarsi su due obiettivi:
1 - Di fronte all'aumento dei prezzi, alla politica del governo e alla complicità delle organizzazioni che si appellano alla classe operaia, proporre ai lavoratori di rivendicare un aumento dei salari di dieci franchi sul salario di base.
2 - In considerazione del fatto che solo lo sciopero può permettere di raggiungere tale rivendicazione, iniziare l'agitazione in vista dello sciopero.
In effetti, soltanto i compagni di La voix des travailleurs de chez Renault fanno agitazione in tal senso nel loro bollettino. In quanto alla CNT, fa uscire volantini dove scrive in caratteri sempre più grandi la parola "sciopero", senza altra spiegazione.
Questa agitazione si sviluppa in un'atmosfera sempre più favorevole, tanto più che, da qualche tempo, di fronte all'ascesa dei prezzi, delle reazioni spontanee, anche se sempre represse e ostacolate dall'apparato stalinista della CGT, si svolgono in vari settori della fabbrica.
Su questo soggetto, ecco ciò che scriverà Pierre Bois in un articolo stampato in La révolution prolétarienne e intitolato L'ascesa dello sciopero:
"Da qualche settimana, nella fabbrica, si svolgevano vari movimenti tutti originati da una rivendicazione salariale. Mentre la produzione è aumentata del 150% in un anno (da 66,5 veicoli nel dicembre 1945 a 166 nel novembre 1946) il nostro salario è stato aumentato soltanto del 22,5%, mentre l'indice ufficiale dei prezzi è aumentato dal 60% all'80%.
Nell'isola Seguin (una parte della fabbrica costruita su questa isola della Senna -NdT), la sospensione del lavoro fu originata da una questione di cottimo. Al reparto riparazioni dalla rivendicazione di un salario basato sul rendimento. Alla modellatura-fonderie, gli operai hanno scioperato per una settimana. Purtroppo non hanno fatto niente per fare conoscere il loro movimento perché pensavano che "da soli si ha più possibilità di successo".
Dopo una settimana di sciopero, hanno ottenuto un aumento di quattro franchi, tranne che per i P1.
C'è stato uno sciopero anche nel settore dell'"artiglieria". Hanno scioperato prima i tornitori (giovedì 27 febbraio, in seguito all'arrivo dei cronometristi). Gli altri operai del settore si sono mostrati solidali col movimento e hanno avanzato una rivendicazione generale di 10 franchi l'ora, e portato avanti la regolamentazione a 100%. Ciò equivarrebbe alla soppressione del lavoro a cottimo. Sotto la pressione della CGT, il lavoro ha ripreso. Alla fine i lavoratori non hanno ottenuto niente, tranne un adeguamento del saggio del premio, dal quale risulta un aumento di 40 centesimi all'ora.
Al reparto 5 (tempra, settore Collas), da una sospensione del lavoro è risultato un aumento di 2 franchi.
Al reparto 7 (matrici), gli operai, che sono quasi tutti specializzati, avevano rivendicato da tre mesi l'aumento dei salari. Non ottenendo nessuna risposta, sospesero spontaneamente il lavoro.
In un altro settore, gli operai lanciano una petizione per chiedere la rielezione dei delegati, con i seguenti risultati: 121 astensioni, 42 schede nulle che recano scritte significative nei confronti della direzione sindacale, 172 al delegato CGT, 32 al delegato CFTC.
Nel settore Collas, gli operai fanno circolare petizioni contro la cattiva ripartizione del premio di rendimento. Altri settori imitano questa manifestazione di malcontento, ma si scontreranno con l'opposizione sistematica dei dirigenti sindacali.
Lo slancio del reparto 31, settore Collas, che aveva sospeso spontaneamente il lavoro per solidarietà col reparto 5, non è riuscito a trascinare il resto del dipartimento ed è stato bloccato dai delegati.
Lo si vede bene, da parecchie settimane si manifesta una crescente agitazione. Dappertutto volontà di trarne un risultato, ma dappertutto pure sabotaggio sistematico dei dirigenti sindacali e mancanza assoluta di direzione e coordinamento".