Russia : Una primavera di scioperi ? (Da "Lutte de Classe" n° 106 - estate 2007)

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Russia : une primavera di scioperi?
21 giugno 2007

Dalla rielezione di Putin alla presidenza della federazione russa nel 2004, si sta assistendo ad una timida ma effettiva rinascita delle mobilitazioni sociali e delle proteste della popolazione, anche, da poco tempo, nel campo sindacale e in quello degli scioperi.

All'inizio del 2005, la collera dei pensionati aveva portato nelle piazze mezzo milione di persone. La mobilitazione spontanea in quasi 600 città era stata una sorpresa per le autorità la cui legge federale n° 122 aveva appena soppresso la maggior parte delle agevolazioni, ereditate dall'epoca sovietica, di cui pensionati ed invalidi godevano ancora. Teoricamente, la fine della gratuità dei trasporti urbani e delle medicine era accompagnata da un compenso finanziario. Ma chi ci poteva credere dal momento che, dopo la scomparsa dell'Unione sovietica, si era visto come in pochi mesi l'inflazione aveva ridotto a poca cosa salari, pensioni e risparmi, gettando milioni di persone nella miseria, a cominciare dai più anziani ?

PENSIONATI, INQUILINI DELLE CASE DI LAVORATORI ED OPERAI

Il timore del potere rispetto alla contestazione di questo popolo modesto, di cui il potere stesso dice di essere il difensore, fu tale che arretrÙ? su questa legge e su decisioni simili che prendevano di mira gli studenti. Questi non si erano mobilitati, ma Putin preferì evitare di verificare se fossero stati capaci dello stesso coraggio delle "babuscke" che erano andate davanti ai cordoni della polizia per difendere i magri vantaggi che accompagnavano le loro pensioni !

Dopo il passo indietro del governo, il movimento ricadde, per quanto sembrava che avesse cambiato lo stato d'animo di alcuni settori dell'opinione. Comunque, nelle province cosà come in qualche quartiere delle "due capitali", non di rado gruppi più o meno consistenti si mobilitarono contro l'aumento del prezzo dei trasporti o delle spese che si aggiungevano all'affitto. Ci furono anche reazioni contro l'adozione nel 2005 del codice dell'alloggio, che rendeva ancora più difficile e oneroso l'accesso ad una casa per la maggior parte della popolazione, compreso tra l'altro il trasferimento delle spese d'abitazione a carico degli inquilini, spese che prima erano assunte dagli istituti di case popolari. Lo stesso avvenne contro le decisioni d'espulsione, prese nell'ambito di speculazioni immobiliari, contro gli inquilini di case di studenti o di lavoratori. In effetti, con la privatizzazione degli alloggi negli anni novanta, queste case scomode, anzi insalubri, che le autorità volevano chiudere, spesso sono rimaste l'unica possibilità per giovani famiglie operaie di trovare una casa a prezzo accettabile mentre i prezzi impazziscono.

Ma la maggiore novità sta nel sorgere di lotte e movimenti più offensivi che, tra l'altro, hanno coinvolto delle frazioni della classe operaia in quanto tale, almeno per quanto se ne può giudicare da lontano e da quanto risulta dalla stampa russa che rende molto poco conto dei conflitti sociali del paese.

Nel marzo scorso il mensile finanziario internazionale Forbes, la cui edizione russa si presenta nella testata come "uno strumento per i capitalisti", ha elencato gli scioperi e la nascita di sindacati in varie imprese con questo titolo in prima pagina : "gli operai contro il capitale". Ma per quanto si sappia, questo riguarda un numero ristretto di imprese mentre in intere regioni, che sono la maggioranza, non succede (ancora ?) niente.

SINDACATO "UFFICIALE"...

Accanto e contemporaneamente agli scioperi per l'aumento dei salari, altri si svolgono per il miglioramento dei contratti collettivi -o semplicemente per imporne uno-, o per costringere le direzioni a rispettare i pochi diritti che il codice russo del lavoro riconosce ai salariati. E tra questi c'è il diritto di creare un sindacato che non sia della confederazione sindacale "ufficiale", la FNPR.

Quest'ultima, che appare quasi infeudata al potere politico e alle direzioni delle imprese, è l'erede delle vecchie strutture statali che inquadravano la classe operaia sul posto di lavoro nell'URSS di Brezhnev o Gorbaciov. Anche se il suo nome -Federazione dei sindacati indipendenti di Russia- non accenna tanto a questa filiazione, essa ha conservato finora dei "sindacati" VCSPS dell'URSS sia la posizione di interlocutore ufficiale delle direzioni e delle autorità nelle imprese, sia le risorse che derivano dalla gestione dei servizi sociali. Spesso l'adesione a questi organismi è l'unico modo di avere accesso alle colonie di vacanze, asili nido, buoni di soggiorno in un centro di vacanze messo a disposizione dall'azienda...

La FNPR dice di raggruppare 31,5 milioni di salariati. Questo rappresenta il 42,5% dei 69 milioni di persone attive e 5 milioni di disoccupati. Al suo ultimo congresso alla fine del 2006, la FNPR ha registrato nuove defezioni a favore di sindacati "non ufficiali". Questi dicono di rappresentare 2,5 milioni di tesserati, di cui 1,5 milione per il principale, VKT (Confederazione panrussa del lavoro), mezzo milione per Sotsprof (sindacati socialisti) e altrettanto per alcuni altri di cui Zasctscita Truda (Difesa del lavoro).

Nel periodo successivo alla scomparsa dell'URSS, la FNPR si presentÙ? come difensore degli "interessi del collettivo di lavoro" -un modo per inglobare, come all'epoca sovietica, l'insieme del personale dal direttore alla donna delle pulizie. E nella gara alle privatizzazioni di quell'epoca, la FNPR mise tutto il suo peso nel convincere i lavoratori di decine di migliaia di fabbriche che non dovevano "passare in mani straniere". Questo significava che i lavoratori dovevano aiutare la direzione in carica, e quelli che l'appoggiavano nella burocrazia locale e nazionale, ad ottenere la proprietà giuridica dell'impresa.

Con l'appoggiare direttori aziendali da essa presentati come legittimi, la FNPR fu qualche volta portata a sostenere lotte operaie con forme radicali. L'esempio più famoso fu nel 1998, sullo sfondo di confronti con la polizia e le bande padronali, lo sciopero con occupazione, poi la rimessa in moto da parte degli operai del TsBK di Vyborg, vicino alla Finlandia, un combinato produttore di cellulosi che una parte dei burocrati che lo controllavano voleva cedere ad una ditta occidentale.

Questo corporativismo della FNPR, certamente visto da una parte dei lavoratori come un male minore nel caos post sovietico, e l'appoggio che ha sempre avuto da parte delle autorità , spiegano perché essa ha conservato una quasi egemonia, anche se questa si sta sgretolando a vantaggio di cosiddetti sindacati "alternativi".

... E SINDACATI "INDIPENDENTI"

All'epoca sovietica, direttori d'imprese e dirigenti "sindacali" della VCSPS facevano parte di categorie sociali vicine e complementari della stessa burocrazia. Lavorando fianco a fianco, erano legati da una complicità di interessi, che si esprimeva nelle relazioni più o meno paternaliste delle direzioni e dei "sindacati" col personale, a patto che questo non si mettesse in testa di rivendicare.

E' questa base, sia sociale che umana, dell'egemonia della FNPR che si sta riducendo e tende a scomparire contemporaneamente ai cambiamenti interni vissuti dalla Russia. Innanzitutto perché nelle imprese, a cominciare da quelle in cui capitalisti occidentali hanno fatto investimenti, i metodi di gestione stanno cambiando, così come stanno cambiando i responsabili della gestione. In secondo luogo perché sono nati dei sindacati più attraenti per una frazione combattiva dei salariati, questo mentre nelle imprese arrivava una nuova generazione di lavoratori le cui reazioni e l'atteggiamento rispetto all'inquadramento (e al sindacato "della casa") erano meno segnati dall'epoca precedente.

In tali condizioni alcuni datori di lavoro potrebbero lasciare uno spazio ai sindacati "indipendenti", tanto più che i responsabili nazionali di questi sindacati moltiplicano le prove della loro integrazione nella società russa così com'è.

Così il dirigente di Sotsprof Serghei Khramov, che si afferma "apolitico", non ha smesso di galleggiare dal Partito socialdemocratico e dal Partito del lavoro di Russia alle formazioni nazionalistiche quali Per la Patria, Unione Eurasiatica, poi Patrioti, per finire (?) a Russia Giusta, un partito padroneggiato dal Cremlino per difendere "l'uomo che lavora" ! Nello stesso modo il dirigente dei minatori NPG, Alessandro Sergheiev aveva raggiunto il gruppo dei consiglieri presidenziali di Eltsin. Quanto al sindacato dei piloti, la sua direzione ha partecipato alla fondazione del partito socialdemocratico di Egor Gajdar, ex braccio destro di Eltsin ai tempi della sua "terapia d'urto". Senza dimenticare Oleg Chein, copresidente del sindacato Difesa del Lavoro, che fu a lungo un personaggio alla moda in certi ambienti dell'estrema sinistra in Russia e all'estero. Dopo essersi fatto eleggere come deputato "marxista" nel 1999, raggiunse il partito Rodina (la Patria) e fu integrato nel suo ufficio politico prima di proseguire la carriera in Russia Giusta, il secondo partito putiniano della Duma!

A questo va aggiunto il fatto che, senza eccezione, tutti questi cosiddetti sindacati "indipendenti" hanno adottato un tipo di funzionamento interno tra i più opachi e antidemocratici, con una direzione che non rende conto a nessuno e decide da sola gli orientamenti politici del sindacato senza nessun controllo dei tesserati.

FORD, GM, RENAULT E GLI ALTRI

E' in tale contesto che in questi mesi si è assistito a scioperi successivi, di cui alcuni sono stati almeno in parte vittoriosi. Questo ha toccato settori che fino a questo momento venivano descritti sia in Russia che in Occidente come socialmente privilegiati. Si tratta in particolare di categorie e di settori in cui si sono investiti capitali occidentali come Mac Donald's, Heineken, Coca-Cola.., e l'automobile dove certi movimenti hanno fatto scuola. Si sono estesi sia dalla fabbrica di un costruttore a quella di un'altro, sia da un'impresa ad un'altra geograficamente vicina ma di un settore economico diverso.

Nel marzo scorso si è svolto il terzo sciopero in pochi mesi alla fabbrica Ford di Vsevolojsk vicino a San Pietroburgo. Gli scioperanti hanno ottenuto rapidamente aumenti dal 14 al 22%, più o meno equivalenti a 100 dollari mensili per tutti, momenti di riposo supplementari in compenso della durezza del lavoro, e il riconoscimento del loro sindacato che, creatosi nel 2006, dice di raggruppare il 70% del personale.

Incoraggiati da tale esempio, ai primi di aprile i conduttori dei camion postali di San Pietroburgo, di cui alcuni hanno lasciato la FNPR, scioperarono e dichiararono di volere creare il loro proprio sindacato. Stessa cosa nella regione di Vsevolojsk, a Nevskie Porogi : gli operai di questa fabbrica d'imballaggi rivendicavano un aumento del salario, il raddoppio della tariffa dei giorni festivi lavorati, l'ammissione di un ispettore del lavoro nella fabbrica (ci la dice lunga sulle condizioni di lavoro in questa fabbrica e sul non rispetto, da parte delle direzioni, delle poche tutele legali dei lavoratori), e la messa a disposizione di un locale per il sindacato "alternativo" nuovamente creato.

Sempre in primavera, una lotta ebbe come risultato di ottenere dai tribunali l'imposizione del reintegro di militanti del sindacato "autonomo" Edinstvo (Unità ) nella fabbrica della joint-venture General Motors-Avtovaz della città di Togliatti. Infatti, spesso, le direzioni licenziano i salariati che provano ad organizzarsi, e tra l'altro ad organizzare i loro compagni di lavoro, per cui una parte degli attuali conflitti in Russia, che possono durare mesi e addirittura anni, mirano ad imporre la riassunzione di militanti sindacali.

Dopo lo scoppio di un conflitto per questi stessi motivi, ma anche per chiedere aumenti di salario, in una fabbrica di sigarette di Mosca, sciopero appoggiato dalla sezione FNPR, la direzione alla fine soddisfaceva la maggior parte delle rivendicazioni. Stessa cosa alla birreria industriale Jarpivo di Jaroslavl. In Perm, grande città degli Urali, di fronte alla minaccia di un piano di ristrutturazione, furono i lavoratori del deposito municipale dei trasporti a creare una sezione sindacale di Zasctscita Truda.

A maggio, toccò alla Renault Avtoframos di Mosca, un costruttore che due anni fa si vantava in una sua pubblicazione, Global, di avere cercato innanzitutto "un vantaggio di costi" col sistemare "la più grande delle fabbriche di costruttori automobili insediate in Russia". Costui non precisava l'ammontare dei salari (che girano intorno a 15000 rubli ossia l'equivalente di 440 euro, mentre il salario medio a Mosca, eccezionale per la Russia, è di 25000 rubli), ma Global sottolineava che si trattava di una "fabbrica completamente manuale".

Con investimenti in macchinari che non gli sono costati molto e grazie alla forza manuale dei suoi operai moscoviti, la Renault ha potuto dichiarare, nell'ottobre scorso, di avere prodotto 50000 macchine Logan alla Avtoframos. Cinque mesi dopo, i lavoratori della fabbrica, dove si era appena creata una sezione della stessa MPRA (Unione interregionale dei lavoratori del'automobile) di Ford, Nokian Tyres e GM-Avtogaz, ottenevano dalla direzione il riconoscimento della loro organizzazione sindacale.

Allo stesso tempo questo sindacato poneva un preavviso di sciopero per il 30% di aumento del salario, sapendo che un lungo periodo può separare l'appello allo sciopero dallo sciopero stesso... quando il sindacato rispetta la legislazione. Infatti le leggi federali e il Codice del Lavoro russo impongono, per riconoscere la legalità di uno sciopero, condizioni molto restrittive : organizzazione di una commissione di "risoluzione dei conflitti" e di assemblee del personale ripetute ad una settimana d'intervallo in presenza della direzione, voto maggioritario obbligatorio ogni volta, pubblicazione di un protocollo enunciando i motivi dello sciopero, al quale deve chiamare un sindacato ufficialmente riconosciuto. Tale gabbia è stata concepita per soffocare sin dalla nascita ogni velleità di rivendicare, e quindi gli scioperanti spesso ne fanno a meno !

DALLA PERESTROJKA AD OGGI

Gli scioperi massicci dei minatori, che in effetti sostenevano il campo dei fautori di Eltsin contro il potere di Gorbaciov, avevano segnato gli ultimi anni dell'URSS. Poi, col passare degli anni novanta e delle due presidenze di Eltsin, gli scioperi diventarono più rari.

La classe operaia, come tutta la popolazione lavoratrice del paese, rimaneva sotto il colpo della scomparsa dell'URSS a fine 1991 e di ciò che ne era risultato : la privatizzazione-saccheggio dell'economia, la "terapia d'urto", il crollo del tenore di vita di decine di migliaia di persone, i salari in gran parte pagati con ritardo e divorati dall'inflazione, il caos politico e sociale. E un nuovo abisso si aprì col collasso finanziario dell'agosto 1998 e le sue conseguenze.

In tale contesto gli scioperi, quando sorgevano, erano lotte di lavoratori che combattevano con le spalle al muro, provando ad ottenere il pagamento di un arretrato di salario o ad evitare la liquidazione della loro impresa. Oppure erano fatti da lavoratori che, fortemente concentrati e con condizioni di lavoro tali che gli scioperanti non si potevano facilmente sostituire, avevano più possibilità di difendersi. Erano anche gli stessi settori in cui erano rimasti alcuni sindacati "alternativi" nati durante la perestrojka: quelli dei minatori di carbone (con il loro sindacato NDPR), dei macchinisti delle ferrovie, dei piloti, controllori aerei, dei portuali... Nell'agosto 2005, forte dei suoi 2300 tesserati, l'RPD, sindacato dei portuali del porto di mare di San Pietroburgo, fece scattare uno sciopero che costrinse i loro padroni a negoziare un nuovo contratto collettivo che non imponeva più condizioni di lavoro "inferiori alle norme minime fissate dalla legge".

Gli insegnanti, i lavoratori dell'energia o della sanità scioperarono anche parecchie volte a livello di una città , di una regione o addirittura del paese. Così nell'ottobre 2005 gli insegnanti rivendicarono l'aumento del 50% del salario, tanto basso, tra l'altro, che lo stesso governo aveva previsto di aumentarlo del 20%!

Oggi la situazione non è molto diversa, tranne la frequenza maggiore degli scioperi, nonostante le stupidaggini che si possono leggere sulla stampa occidentale quando descrive il relativo miglioramento economico conseguente all'impennata dei prezzi del petrolio e del gas (di cui la Russia è uno dei maggiori produttori ed esportatori) e sottintende che la situazione della classe operaia sta migliorando.

UN "MIGLIORAMENTO" PER CHI?

Se nelle grandi agglomerazioni la costruzione segue un buon ritmo, innanzi tutto quella di grattacieli e residenze di lusso -per "l'élite" affermano promotori e pubblicitari- trovare una casa diventa sempre più difficile per la popolazione lavoratrice. Quanto alle centinaia di migliaia di lavoratori della costruzione e dei lavori pubblici, in maggior parte in provenienza dall'Asia centrale, essi sono trattati come manodopera sfruttabile a volontà . Spesso costretti a dormire all'interno del cantiere e spogliati dal padrone dei loro documenti sin dall'arrivo, ricercati dalla polizia che ricatta gli "illegali", non percepiscono neanche la parvenza del salario minimo ufficiale. Nelle aziende forestali della Siberia e in alcune industrie di provincia, la situazione degli immigrati dell'ex-URSS e di quelli venuti dalla Cina è ancora peggiore.

Certamente, soprattutto nelle grandi metropoli, il salario nominale dei lavoratori che hanno un passaporto interno in regola è aumentato notevolmente: secondo le statistiche ufficiali sarebbe raddoppiato dal 1999. Ma questo aumento viene dopo un tale crollo del potere d'acquisto dei salari negli anni novanta, al punto che, sempre secondo i dati ufficiali, il salario reale rimane ancora inferiore del 20% al suo livello del 1989 ! E si può aggiungere che questo salario può comportare dal 60 al 75% di premi, variabili e non garantiti. Questo anche nei settori più prosperi dell'economia, come l'industria degli idrocarburi, motore del famoso "miglioramento" ! Ottenere un aumento della parte fissa del salario, e allo stesso tempo dell'insieme della busta paga, è stato tra l'altro una delle ragioni dello sciopero di migliaia di lavoratori di Neftyugansk, nel luglio 2006 in Surgut, maggiore centro petrolifero della Siberia occidentale, uno sciopero vittorioso.

Quanto alle condizioni di lavoro, il Codice del Lavoro rivisitato da Putin nel 2001 ha innanzi tutto sancito il rapporto di forze prevalente tra datori di lavoro e salariati e stabilito che si può portare l'orario di lavoro fino a dodici ore al giorno. Oppure che il datore di lavoro può imporre dodici ore di straordinario alla settimana, e fino a sedici con l'accordo del personale !

Nell'industria, in mancanza di notevoli investimenti produttivi, i guadagni di produzione risultano innanzi tutto dall'intensificazione dello sfruttamento. E spesso anche i pochi limiti previsti dal Codice del Lavoro non sono rispettati dalle imprese, anche nei settori lontani dalla produzione.

Nel settore dei servizi, impiegati e quadri possono lavorare sei giorni su sette, con riposi settimanali o annuali più o meno a piacere delle direzioni, con giornate di lavoro di dieci ore e più, in aziende che funzionano 24 ore su 24 come si può leggere sulle vetrine dei commerci, anche quelli più modesti. E questo forse ha contato per la creazione nel 2006 di un sindacato "autonomo" alla Citybank, stabilimento finanziario russo di primo piano !

E poi, nemmeno è sparita la piaga del decennio precedente, vale a dire i salari non pagati,.

Così nella fabbrica Kholodmach di Jaroslavl (materiali frigorifici per l'industria), scioperi, assemblee del personale, occupazione dei locali della direzione, creazione di un sindacato, licenziamento della sua fondatrice, sono avvenuti dal 2003 in un contesto di non pagamento dei salari. Stessa situazione al nord di Mosca in due fabbriche di Ribinsk, la Poligraphmach (macchine poligrafiche) e la Ribinkhleb (alimentari) dove il sindacato ha chiamato i salariati a rifiutare dei salari tagliati al punto da non rappresentare più che l'equivalente di... 32 euro ! Sempre alla fine 2006, metalmeccanici di Tula avevano iniziato uno sciopero della fame perché da mesi la loro fabbrica non li pagava più. Un caso più recente è quello del combinato AKDP (alimentari per bimbi), vicino al mare d'Azov : avvertita di un imminente sciopero, la direzione ha pagato agli operai una parte dei cinque mesi di salario che doveva, pur minacciando di licenziare chi non si sarebbe accontentato.

L'ATTEGGIAMENTO DEGLI AMBIENTI D'AFFARI

Col sottolineare il basso livello dei salari in Russia rispetto ai costi mondiali della forza-lavoro, il già citato dossier di Forbes spiegava che "gli imprenditori russi erano pronti a cedere aumenti dal 10 al 15%". Almeno se vi fossero costretti. Da quel punto di vista, è molto istruttivo un altro articolo, "una scuola sindacale di direzione", pubblicato in aprile nel principale giornale russo degli ambienti d'affari, Kommersant.

Trattando degli scioperi recenti e del rafforzamento dei sindacati "indipendenti" che spesso ne sono all'origine, scriveva : "Gia nel 2006 i periti prevedevano un rincaro del costo della manodopera nelle fabbriche di Mosca e San Pietroburgo. [Difatti] al momento gli stessi consorzi automobilistici non si preoccupano più di tanto dei conflitti con i salariati di Russia. Alla sede russa della GM, ci si dice sicuri che "il livello dei salari e vantaggi sociali dei nostri collaboratori ci consente perfettamente il confronto con la concorrenza". Alla Nissan "si sta seguendo la situazione e si è pronti ad un dialogo costruttivo con i lavoratori" [...] La Toyota e la Volkswagen hanno rifiutato di fare commenti [...]. Quanto ai produttori automobilistici russi, sono assolutamente sereni. Alla SeverstalAvto si dichiara che "la direzione della compagnia non ha divergenze con i sindacati della fabbrica" mentre alla Avtovaz si sottolinea che il sindacato Unità non crea problemi perché raggruppa meno dell'1% dei salariati".

Il gran numero di imprese in cui comunque un sindacato "indipendente" non è tollerato, e di quelle in cui i suoi animatori sono stati licenziati -e poiché si tratta spesso di uno o due militanti questo decapita il sindacato- dimostra però che i datori di lavoro non sono sempre tanto "sereni" quanto alcuni affermano. E si può scommettere che non ci sarebbe traccia di serenità se la situazione diventasse diversa rispetto a quella odierna, in cui nella gran maggioranza delle imprese russe non c'è né sciopero, né tentativo di creare un sindacato differente dalla FNPR. Tanto più che, a prescindere dalla stabilizzazione o meno della situazione economica e politica sotto Putin, i burocrati, i parvenus e gli autentici borghesi che si sono spartite le imprese sanno benissimo che la loro posizione sociale rimane fragile.

QUALE PROSPETTIVA ?

Ovviamente, come rivoluzionari, non possiamo che rallegrarci di quello che appare come un sussulto dell'attività della classe operaia in Russia. E questo anche se rimane ben difficile valutarne l'ampiezza e l'eventuale profondità .

Tra le molteplici questioni che si pongono a quel riguardo, c'è quella di sapere se l'aspetto dominante della situazione è quello delle lotte difensive, o se c'è tra i lavoratori una ripresa di fiducia nelle proprie forze. Ci si può innanzitutto chiedere se, tra i lavoratori, alcuni si pongono delle domande sul futuro della società russa, sulle trasformazioni che ha subito, sulle ragioni di queste trasformazioni e la direzione che esse prendono.

A tutte queste domande si possono dare solo risposte politiche. E queste, ovviamente, non possono venire né dagli attuali partiti russi, né dai capi sindacali, anche se "indipendenti".

Ora, nelle condizioni odierne della Russia, per ritrovare non solo alcuni riflessi di lotta di classe ma anche le idee della lotta di classe, la comprensione della necessità e del significato di questa battaglia per la classe operaia, ci vorrebbero uomini capaci di trasmettere tali idee e tale coscienza. Ma per questo, essi le dovrebbero avere acquisite prima. E dovrebbero capire veramente, e cioè cercare di capire profondamente ciò che è successo in Russia e in Unione sovietica da pressoché un secolo, qual è stata la posta in gioco per le classi ed i gruppi sociali esistenti, non solo per il futuro della società russa, ma del movimento operaio internazionale e finalmente dell'umanità .

Nell'ex URSS, da una decina d'anni esistono in effetti delle correnti che si affermano d'estrema sinistra. Poco numerosi, senza una vera esperienza né un proprio capitale politico, sono inoltre piccolissimi gruppi composti di studenti, qualche volta d'insegnanti, senza legami, anche solo sottili, con la classe operaia. Tra l'altro, da quando esistono, non hanno mai cercato davvero, né voluto collegarsi ad una classe operaia di cui alcuni dicevano addirittura, per giustificarsi, che "non lottava".

Certamente, non lo possono più dire in questo modo, ma il problema non cambia molto nel merito. Basta vedere come, di fronte al "disgelo" degli scioperi della primavera scorsa, essi si precipitano sulle soluzioni già pronte, peraltro assolutamente inadeguate, soluzioni suggerite, se ce ne fosse bisogno, dalle correnti internazionali dell'estrema sinistra a cui sono collegati. Si tratta di ben pietosi elargitori di consigli, i quali chiacchierano sulle "prospettive per le sinistre anticapitaliste" che verrebbero aperte dalla "contestazione sociale", o non vedono altra soluzione per chi in Russia si riferisce alle idee rivoluzionarie che di mettersi a rimorchio della direzione di tale o tale altro sindacato che si afferma "alternativo". Secondo loro questo sarebbe il modo di andare verso la classe operaia. Come se bastasse "andare al popolo", caricaturando i populisti russi dell'Ottocento -che, almeno, ci andarono davvero- senza, tra l'altro, sapere per che cosa !

Ma ci sono anche motivi di pensare che, in qualche posto di un immenso paese come la Russia, fortemente industrializzato e quindi con l'esistenza di una classe operaia numerosa, sia concentrata che presente un po' da tutte le parti del paese, esistono piccoli gruppi di lavoratori ed intellettuali che si pongono un po' più seriamente alcune delle questioni del momento.

Fino a che punto questi gruppi e questi singoli riusciranno a dare le risposte alle questioni che si pongono ? Lo vedremo in futuro. Ma questo futuro dipenderà anche dalla loro volontà di ritrovare le idee socialiste, comuniste, di lotta di classe, la coscienza, che sarebbero utili ed indispensabili ai lavoratori.

Anche senza cercare di paragonare ad ogni costo periodi molto diversi e distanti un secolo tra loro, si può fare presente che il Partito operaio socialdemocratico di Russia sorse da piccoli gruppi sparsi sull'allora ancora più vasto territorio dell'impero zarista, piccoli gruppi che all'inizio rappresentavano solo se stessi, ma che, a forza di tenacia e con modestia seppero trovare la strada della socialdemocrazia da cui sarebbe nato il bolscevismo.

E' sicuro che, più la classe operaia russa sarà costretta a lottare, e l'appetito di profitti della burocrazia e della nuova borghesia non le lascerà altra scelta, e più si porrà , per coloro che avranno saputo ritrovarle, la questione della trasmissione delle idee socialiste, comuniste, rivoluzionarie, e quelle della lotta di classe cosciente ed organizzata. Fosse solo per il tramite della letteratura, alcuni piccoli gruppi ritroveranno la strada delle idee rivoluzionarie, del marxismo ? Non è un pronostico, è solo un augurio e l'espressione di una necessità.