28 giugno 2003 - Una lettera di Lutte Ouvrière alla Ligue Communiste Révolutionnaire

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Carteggio Lutte Ouvrière-Ligue Communiste Révolutionnaire
giugno-settembre 2003

Il Comitato Esecutivo di Lutte Ouvrière ha preso la decisione, il 28 giugno 2003, di indirizzare la seguente lettera alla direzione della LCR, per preparare un incontro, a settembre, destinato, prima dei nostri rispettivi congressi, a discutere di eventuali candidature e campagne comuni alle prossime elezioni regionali ed europee.

All'ufficio politico della LCR

Cari compagni,

A causa dei movimenti sociali, avete dovuto rimandare al fine settimana del 1 novembre il vostro congresso previsto per giugno 2003 e, secondo quanto ci ha detto Alain Krivine, ciò vi pone un problema rispetto alle nostre attitudini rispettive alle elezioni Regionali ed Europee. In effetti all'inizio voi non dovevate prendere a giugno che delle decisioni di principio e le decisioni definitive erano riportate ad una riunione speciale a dicembre, mentre la nuova data del vostro congresso vi porta a dover fare le vostre scelte definitive all'inizio di novembre.

Per queste ragioni, Alain Krivine ci ha detto che gli sembrava preferibile avere almeno uno scambio di punti di vista a settembre. È evidente che un tale scambio sia auspicabile ma, dato che i tempi sono corti - solo due mesi tra settembre e il vostro congresso all'inizio di novembre- e che da parte nostra, come sapete, abbiamo le nostre scadenze all'inizio di dicembre dove decideremo definitivamente della nostra attitudine in queste elezioni, pensiamo che non sia inutile preparare un tale scambio di punti di vista esponendovi o piuttosto ri-esponendovi fin da adesso il nostro modo di vedere le cose per queste future campagne elettorali.

In primo luogo, riaffermiamo che non abbiamo alcuna obiezione di principio a presentarci con voi. La nostra attitudine l'ha largamente provato negli anni scorsi, in particolare alle Europee in cui ci siano presentati due volte insieme e in cui, tre volte, siete stati fuori perché non avete voluto candidarvi né con noi, né da soli.

Il problema di un accordo tra di noi per una campagna o per delle candidature comuni è solo politico, cioè è quello del centro di gravità di una tale campagna.

Fatto sta che le vostre e le nostre opzioni politiche sono, ben spesso, differenti. Tra queste divergenze alcune sono circostanziali, se non tattiche, e non sono necessariamente fondamentali e poi ce ne sono altre più fondamentali. Queste ultime riguardano in particolare il partito rivoluzionario da costruire, vale a dire la sua composizione, il suo programma o l'assenza di programma definito, e la politica che può sostenere rispetto agli altri partiti, associazioni o correnti, che si diano obiettivi politici dichiarati o no. Noi abbiamo, come sapete, concezioni profondamente diverse su tale questione.

Ciononostante ce ne sono altre, apparentemente più circostanziali, ma che potrebbero rivelarsi importanti in futuro. Per esempio, l'elezione Presidenziale in cui ci siamo candidati separatamente ha visto, tra i due turni, apparire una frattura grave e profonda tra di noi.

Noi abbiamo rifiutato di chiamare a votare Chirac mentre voi l'avete fatto senza riserve. Certo, avete utilizzato una formula che vi evitava di dire precisamente che chiamavate a votare Chirac. Ma avete detto, in maniera indiretta, che bisognava "battere Le Pen nelle piazze e nelle urne". Non dicevate "votate Chirac !" Ma il militante, il simpatizzante, il lavoratore che voleva seguire la vostra consegna, vale a dire battere Le Pen nelle urne, cosa doveva fare nella cabina elettorale, se non votare Chirac ?

Questa formulazione ambigua poteva sembrare astuta ad alcuni dei vostri militanti, ma ciò non toglie che voi fate parte, oggi e per molto tempo, della maggioranza che ha eletto o piuttosto plebiscitato Chirac.

Possiamo dirvi che in questi momenti, eravamo quasi unanimi a Lutte Ouvrière, all'eccezione forse di alcuni compagni della nostra minoranza, ad essere contenti di non aver presentato una candidatura comune al primo turno, per vedere poi, 48 ore dopo, le nostre organizzazioni dividersi su una questione politica cruciale poiché, da parte nostra, noi consideriamo la vostra attitudine come un tradimento delle vostre idee e delle nostre.

Voi dite che era per essere nella corrente della "politicizzazione della gioventù " contro Le Pen. Ma la mobilizzazione di questa gioventù spinta da voi e da altri a considerare Chirac come il male minore, un salvatore potenziale, non era una presa ma una perdita di coscienza, e da un anno ne vediamo le conseguenze.

Con questo pretesto, voi vi siete piazzati nella corrente della maggioranza di Chirac. Da parte del PCF e del PS, ciò non ci stupisce. Al governo durante cinque anni, hanno agito in modo tale da perdere una grande parte del loro elettorato, facendo il letto alla destra -d'altronde non è neanche la prima volta- e demoralizzando i lavoratori durante cinque anni. E, ciliegia sulla torta, invitando a votare Chirac, consegnavano i lavoratori all'offensiva antioperaia attuale. E con la vostra modesta parte voi ci avete contribuito. E se noi abbiamo perduto numerosi voti alle legislative seguenti, voi ne avete perduto quasi altrettanti, vale a dire che non avete neanche ricevuto il prezzo della vostra assenza di coraggio politico.

Ciò vuol dire che non basta un accordo superficiale per presentarsi insieme. Avete detto e ripetuto che noi eravamo settari, ma non era forse questo un modo per nascondere il vostro opportunismo? E quello che voi chiamate settarismo, non è semplice fedeltà alle idee?

Per ritornare alle elezioni e definire il quadro nel quale potremmo ricercare tale accordo, ricordiamo che il nostro obiettivo principale è, appunto, di approfittare delle campagne elettorali per difendere le nostre idee. Ciò vuol dire difendere il ruolo che il mondo del lavoro può giocare nella trasformazione sociale, senza fare il gioco delle correnti piccolo borghesi, vale a dire opportuniste per definizione, anche se le loro lotte e le loro idee sono, per poco o molto tempo, nobili e generose e se alcune delle loro azioni meritano di essere sostenute, senza tuttavia alcuna concessione alla loro ideologia riformista.

Noi militiamo per costruire un partito che difenda gli interessi politici e sociali del mondo del lavoro, vale a dire un partito che ha per obiettivo di distruggere il capitalismo per costruire una società basata sulla proprietà collettiva dei grandi mezzi di produzione. Ciò vuol dire un partito proletario, di cui tutti i militanti accettino questi obiettivi, poiché l'idea che ci possano essere diversi anticapitalismi, come voi scrivete, ci è totalmente estranea. Certo, una campagna elettorale non è la preparazione di una rivoluzione sociale e, in funzione della situazione sociale e politica, deve poggiare su uno o più assi limitati, ma noi consideriamo che le nostre campagne non possono che iscriversi nei nostri obiettivi più generali.

Noi non pensiamo che "l'altermondialismo" sia un "nuovo internazionalismo", né che manifestazioni come Porto Alegre, Seattle, Genova, ecc., per quanto possano essere legittime e positive, siano lo schizzo di una lotta antiimperialista efficace e di una organizzazione internazionale dei lavoratori. E dunque non riuscirete a farci dire o scrivere tali affermazioni. Non solo rifiutiamo di allinearci su organizzazioni come Attac o i Verdi, ma ci teniamo a prendere le distanze dai loro obiettivi enunciati, per i primi, e dalla loro politica per i secondi.

E' profondamente erroneo secondo noi considerare il femminismo, la lotta contro l'omofobia, l'ecologia o "l'altermondialismo" come lotte che si collocherebbero tutte sullo stesso piano ed in particolare sullo stesso piano della lotta anticapitalistica, poiché ciò vuol dire sminuire quest'ultima. Ricordiamo per inciso che noi siamo la prima organizzazione politica ad aver scelto una donna come portavoce alle elezioni e che siamo ancora la sola organizzazione di estrema sinistra a farlo. E' con le nostre scelte e con i nostri atti che portiamo avanti una lotta femminista, e non a parole. Sarà la sostituzione della società capitalistica basata sulla proprietà privata, sullo sfruttamento, sulla ricerca del profitto, le ineguaglianze che potrà definitivamente risolvere gli altri problemi. Far credere il contrario, o non dirlo esplicitamente, vuol dire condurre quanti possono unirsi a noi in strade senza uscita. E' per questo che noi non utilizziamo formule di questo tipo. Noi rifiutiamo anche, per esempio di utilizzare le formule ambigue che voi utilizzate per definire il partito che voi auspicate, del tipo "a sinistra della sinistra " oppure "100% a sinistra". Se il vostro scopo, in queste campagne, è di attirare le correnti di cui riprendete a vostro conto le idee, è meglio non contare su di noi. In primo luogo, perché noi non difendiamo formule ambigue che nascondono idee che non sono le nostre. E poi, perché tutto il passato recente ha mostrato che quelli di cui voi dite che sono " orfani di partito " sono fondamentalmente ostili ad ogni idea di partito, soprattutto con voi (e ancora di più con noi).

Per noi è necessario che il mondo del lavoro possa contare su almeno un partito che difende gli interessi politici e sociali, in altre parole gli interessi di classe, dei lavoratori. Un partito che denuncia le menzogne della borghesia e dei suoi uomini politici, ma che nello stesso tempo illumina i lavoratori sui discorsi delle correnti opportuniste di cui non si può dire che non raggiungano il campo della borghesia. Un partito che non mente, che non trucca, che non utilizza astuzie per giustificare politicamente i suoi allineamenti, come al secondo turno della Presidenziale, sulla sinistra governativa, col pretesto di combattere un pericolo fascista allora inesistente.

Riassumendo, il contenuto delle nostre campagne è la ragione maggiore della nostra presenza nelle elezioni.

Il numero dei voti, oppure il fatto di avere degli eletti, non rappresentano per noi che la misura del riscontro avuto dalle nostre affermazioni. Ecco perché le nostre campagne devono riflettere chiaramente le idee che noi difendiamo.

Di più, evidentemente, non abbiamo alcuna intenzione, per ottenere degli eletti, di fare accordi tra i due turni delle regionali con membri dei partiti che hanno partecipato al governo, poiché non vogliamo dare alcuna legittimazione alla politica che ha portato i lavoratori nella situazione in cui si trovano oggi. Dunque, se faremo insieme delle liste comuni alle regionali ed alle europee, ciò non potrà essere che sulla base di una politica comune che difenda esplicitamente questa attitudine.

Non potremo accettare, alle regionali come alle europee, che un testo di dichiarazione d'intenti identico per tutte le liste, steso al livello nazionale, comune alle nostre due organizzazioni. Di più, un accordo fra di noi dovrebbe comprendere, per le regionali come per le europee, una lista comune in tutte le regioni, e non una ripartizione delle regioni con un sostegno reciproco.

Evidentemente noi non porremo ostacoli al fatto che ci siano, su tali liste, rappresentanti altre tendenze che LO o la LCR, ma in nessun caso accetteremo che siano capolista. D'altronde, queste liste dovrebbero figurare con la sigla LO-LCR, poiché l'accordo sarebbe tra di noi.

Vi facciamo notare che, benché le nostre discussioni al momento delle precedenti comunali su eventuali accordi siano state paralizzate dal vostro desiderio di esplorare 36 000 piste presso associazioni e movimenti tanto diversi quanto mal definiti, non siete mai riusciti a trovare qualcun altro che LO per concludere un tale accordo su scala nazionale. Nella situazione attuale, le elezioni regionali non hanno alcun carattere locale, di fatto si tratta di un'elezione nazionale e noi non dobbiamo tenere ai lavoratori un linguaggio diverso secondo le regioni. La stessa cosa vale evidentemente per le europee, malgrado il cambiamento del modo di scrutinio. È per questo che preferiamo fare questa premessa fin dall'inizio, affinché i nostri incontri incomincino su basi chiare e non si anneghino in mezzo al guado.

Alain Krivine ci ha detto che la maggioranza dei compagni della LCR era favorevole a candidature comuni con noi. Ma noi abbiamo potuto notare da quanto si era espresso nei vostri testi preparatori che ciò supponeva che noi adottassimo la vostra politica e le vostre formule. Cosa che rifiutiamo e dovete sapere che ciò non è negoziabile.

Dunque vi spediamo questa lettera affinché possiate discutere su basi chiare delle nostre eventuali possibilità di accordi elettorali al momento della preparazione del vostro congresso.

Vi ricordiamo che non abbiamo, né gli uni negli altri, perduto niente presentandoci separatamente all'elezione presidenziale. Come ve lo avevamo detto prima della presidenziale, tutta la stampa, compresa la vostra, ha costantemente utilizzato nei suoi ragionamenti il totale dei risultati dell'estrema sinistra, vale a dire che le nostre candidature, benché separate, non hanno diviso il nostro impatto.

Per quanto vi riguarda, avete d'altronde potuto verificare, o più esattamente verificare per la seconda volta dopo le comunali del 2001, che la vostra politica sotto la vostra bandiera incontrava un elettorato non insignificante. In questo senso vi abbiamo reso un servizio, senza nuocere né a voi né a noi, poiché noi abbiamo fatto lo stesso risultato che nel 1995.

In più, sul piano militante avete, come dite, guadagnato dell'influenza ma avete potuto constatare negli ultimi movimenti che sul piano del credito come anche su quello dell'influenza militante, noi non abbiamo perduto rispetto a voi né credito né forze, al contrario.

Infine, fin da adesso, noi ripetiamo la nostra opposizione totale per le regionali ad accordi tra i due turni con chiunque, tranne accordo formale delle nostre due organizzazioni. Il non rispetto di una tale clausola, anche in una sola regione, comporterebbe automaticamente la rottura del nostro accordo per le europee, accordo che dovrebbe d'altronde, per ragioni di vicinanza delle campagne, essere concluso nello stesso tempo che quello per le regionali.

Nel caso di candidature comuni, noi non abbiamo nessuna intenzione di imporvi le nostre proprie idee e le nostre proprie formulazioni, ma non accetteremo la reciproca. E' per questo che ci abbiamo tenuto a precisarvi in anticipo il quadro ed i limiti di quanto noi potremmo fare e ci sembra evidente che le regionali condizionano le europee, poiché è impossibile presentarsi separatamente alle regionali e insieme alle europee, data la semi-regionalizzazione di queste ultime e la prossimità nel tempo delle due elezioni.

Detto questo, sarebbe assolutamente possibile ed utile trovare un accordo per trasformare queste campagne elettorali in una lotta sul terreno delle rivendicazioni essenziali e vitali del mondo del lavoro. In primo luogo sulla questione dell'occupazione, dei licenziamenti collettivi e della disoccupazione, con rivendicazioni essenziali quali l'interdizione assoluta dei licenziamenti collettivi e la requisizione delle imprese che licenziano e fanno profitti nello stesso tempo, e soprattutto il controllo pubblico della collettività sulla contabilità delle grandi imprese.

Una tale campagna dovrebbe prolungare la lotta contro le misure governative sulle pensioni, la regionalizzazione futura di tutta l'educazione nazionale, e dovrebbe denunciare le ambiguità sindacali e quelle (per non dire di più) del PS.

Sviluppando una campagna su tali questioni da cui dipende la vita quotidiana e l'avvenire dei lavoratori, senza fare un catalogo di rivendicazioni, abbiamo largamente i mezzi di una tale lotta comune. Soprattutto dopo gli ultimi scioperi in cui la parola "lavoratore" ha preso tutto il suo senso per numerose categorie di salariati che, come gli insegnanti, hanno preso coscienza del fatto che appartengono, con i ferrovieri, i lavoratori delle poste e ben altri, alla stessa classe sociale.

In un tale quadro, se vogliamo intenderci, lo possiamo, e voi avete adesso, al momento di preparare il vostro congresso, tutti gli elementi per giudicare su quali basi le nostre discussioni potrebbero incominciare.

Con i nostri saluti fraterni,

Per il Comitato Esecutivo di Lutte Ouvrière,

Georges KALDY