Da "Lutte Ouvrière" #1457 - 7 giugno 1996
Venerdì 31 maggio, il governo di Romano Prodi ha ottenuto un voto di fiducia alla camera dei deputati. Così, un po più di un mese dopo le elezioni del 21 aprile che le hanno dato la maggioranza parlamentare, la coalizione dell'Ulivo si insedia al governo. Ma questa "sinistra", la cui principale componente è l'ex Partito comunista divenuto PDS (Partito democratico della sinistra), non promette un bel futuro alla classe operaia.
Prodi non ha lasciato ambiguità sui provvedimenti che esso potrebbe varare. In Italia come negli altri paesi -e anche di più- l'obiettivo dei governi é di limitare il disavanzo del bilancio dello Stato e di fare pagare alla popolazione le somme enormi inghiottite nel sostegno al padronato, il cui risultato è la picchiata dei conti pubblici. Ci saranno quindi, ha già dichiarato Prodi, "ancora sacrifici fino al 1998".
Poi il direttore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha parlato per Prodi col dichiarare, il giorno stesso del voto di fiducia, che occorre ridurre il disavanzo del bilancio di ancora 20000 miliardi di lire circa. E come ? Non tanto con nuove tasse, ha detto, ma con tagli nelle spese dello Stato, tra l'altro le spese sociali. Perché secondo lui le spese sanitarie "tendono ad aumentare più che il reddito" e sarà necessario di rivedere "i criteri che regolamentano l'accesso alle prestazioni".
La personalità stessa di Prodi indica cosa se ne può aspettare. Questo economista democristiano, ex dirigente dell'IRI è stato salutato dagli ambienti della finanza internazionale per il modo in cui ha proceduto ad alcune privatizzazioni. Ma è anche circondato nel governo di altre personalità dello stesso genere come l'ex primo ministro e ex governatore della banca d'Italia Ciampi, fautore di precedenti piani di austerità.
Per dare un'immagine d'incorruttibilità, Prodi ha installato al ministerio dei Lavori Pubblici l'ex giudice di "mani pulite" Antonio di Pietro, che passa per un uomo di destra. E poi ci sono tutti i ministri del PDS, venuti in genere dall'ala destra del partito, quella che per anni ha spinto per la socialdemocratizzazione accelerata dell'ex PC : Walter Veltroni, che si definisce un "kennediano" italiano, o Napolitano, il leader della destra del partito che oggi è diventato ministro degli Interni.
Eppure il governo ha avuto i voti di tutta la sinistra o quasi : non solo quelle degli eletti dell'Ulivo, che gli erano già acquisite, ma anche quelle di Rifondazione comunista. Mancava un voto però : quello di Mara Malavenda, impiegata alla fabbrica Alfa-Fiat di Pomigliano d'Arco, sindacalista del Cobas locale e eletta sulle liste di Rifondazione. Mara Malavenda, di fronte alla Camera, ha dichiarato di non potere votare la fiducia ad un governo antioperaio e antipopolare come quello di Prodi. E ha ricordato che Prodi, come presidente dell'IRI, è stato un responsabile della svendita dell'Alfa (allora proprietà dello Stato) alla Fiat.
E' vero che, appena dato l'annuncio che non avrebbe votato la fiducia a Prodi, Mara Malavenda era stata espulsa dal gruppo parlamentare di Rifondazione. Si vede che Bertinotti non scherza con la disciplina... quando si tratta di dare la cauzione del suo partito ad un governo antioperaio.