50 anni dopo la morte di Stalin, 15 anni dopo la perestroika, 11 anni dopo la scomparsa dell'Urss, dove va la Russia ? - Cercle Léon Trotsky
Durante un forum e seminario di affari tenutosi alla fine dell'ottobre 2002, sotto egida del Centro francese del commercio estero e della Missione economica dell'ambasciata di Francia a Mosca, un economista universitario ricordava che in Russia, "l'investimento e drammaticamente debole ed è caduto di più dell'80% dal 1990. Trattandosi di investimenti stranieri, le scorte accumulate dal 1992 non superavano 36 miliardi di dollari, ossia circa 23 dollari per anno e per abitante, un livello molto debole rispetto a quello dell'Ungheria (...) che ha attratto annualmente 205 dollari per abitante".
Anche se si fa l'ipotesi, poco probabile, che l'ammonto del denaro entrato in Russia comincerebbe a superare l'ammonto di quello che ne esce, il volume complessivo degli investimenti sarebbe determinante. Ora, da quel punto di vista, la Russia rimane molto indietro, soprattutto rispetto al grado di sviluppo che aveva raggiunto l'economia sovietica.
L'Onu ha notato che la Cina, in questi ultimi anni, ha ricevuto 23 volte più investimenti stranieri che la Russia. La Bers nota che, dal 1991, la Russia ha ricevuto 70 dollari di investimenti diretti per abitante, mentre in Europa centrale e nei tre paesi baltici, la media è di 1365 dollari : venti volte di più.
In questi paesi, a differenza della Russia, la penetrazione del capitale occidentale è massiccia. Per esempio, in Ungheria, il 72,5% dell'industria è nelle mani dei capitali occidentali, che realizzano l'88,6% delle esportazioni del paese. Questo piccolo paese ha ricevuto 22 miliardi di dollari di investimenti stranieri diretti in un decennio, più della Russia che è quindici volte più popolata e la cui economia e incomparabilmente più potente.
Se si fa il paragone con altre grandi potenze industriali, lo scarto diventa un abisso. Dal 1989 al 1999, la Svezia ha ricevuto quattro volte più investimenti diretti (68 miliardi di dollari) della Russia; la Francia (182 miliardi) 13 volte di più; la Germania (225 miliardi) 15 volte di più, la Gran Bretagna (394 miliardi) più di 25 volte di più ! Queste cifre sono eloquenti perché nei paesi sviluppati le convulsioni di un'economia mondiale in crisi distruggono più posti di lavoro che non ne creano. E quando il patronato trasferisce le sue attività, non lo fa verso la Russia.