Un esercito modernissimo contro giovani disarmati, carri armati ed elicotteri da combattimento contro lanci di pietre, ecco quello che succede nei territori palestinesi occupati da Israele.
Anche se la polizia dell'Autorità palestinese avesse voluto impedire la rivolta generalizzata, non ci sarebbe riuscita. Alcuni dei suoi poliziotti hanno sparato addosso ai soldati israeliani. Ma il fatto che le vittime siano quasi tutte Palestinesi civili, spesso bambini, dimostra la sproporzione delle forze. Eppure, è il Primo ministro israeliano che ha lanciato un ultimatum, minacciando di intensificare la guerra diretta contro il popolo palestinese. Ma intensificarla in che modo ? Non possono massacrare tre millioni di Palestinesi !
Sette anni dopo gli accordi di Oslo, che dovevano sboccare sulla pace, ecco dunque di nuovo la regione messa a ferro e fuoco. In quel periodo, incapace di vincere la resistenza dell'Intifada, l'insurrezione del popolo palestinese, Israele accettò di discutere l'eventualità di uno Stato palestinese con Arafat. Ma l'unica preoccupazione dei dirigenti d'Israele e delle grandi potenze era di ottenere da Arafat e dalla sua polizia che controllassero il proprio popolo. E quel sedicente "processo di pace" ha portato solo ad una caricatura di Stato palestinese, minuscolo, frazionato, circondato da filo spinato, una mosaica di campi di concentramento, come quello di Gaza dal quale si può uscire per andare a lavorare in Israele solo con un'autorizzazione.
E soprattutto questo processo non ha per niente attenuato la miseria nella quale vive senza speranza la maggioranza dei Palestinesi. Si tratta di una situazione esplosiva perché, dietro alle rivendicazioni nazionalistiche, c'è la rivolta contro la miseria.
Perciò, non c'è da stupirsi di fronte alla rivolta, dopo la prima provocazione, di queste donne e uomini che subiscono da decinni l'occupazione da parte di Israele e che, malgrado i discorsi sulla pace, sono trattati come bestiame da stabbiare o da respingere.
Ehud Barak, il Primo ministro, che ha giustificato la provocazione del capo della destra Sharon, il quale ha fatto sparare addosso ai manifestanti con vere pallottole ed ha mandato carri armati, pretende di essere di sinistra ed era stato eletto con la promessa di fare la pace. Così in Francia, ai tempi della guerra contro l'Algeria, i governi della sinistra eletti per fare la pace, avevano invece proseguito la guerra.
Le grandi potenze fanno la parte del buon Samaritano, preoccupato dalla pace. Ipocriti ! Sono loro che sostengono ed armano lo Stato d'Israele, ed appoggiano la sua politica, o addirittura la determinano. Perché fin dall'inizio, Israele è stato la loro agenzia mediorientale. Perfino adesso, quando fanno finta di prendere le distanze con la repressione, Washington non ha deciso contro Israele lo stesso embargo che impone a Cuba da decenni, col pretesto che Castro non rispetta le libertà democratiche. A maggior ragione è escluso che le grandi potenze minaccino di mandare i loro bombardieri - come lo hanno fatto contro la Serbia -per costringere Israele a rispettare il diritto del popolo palestinese ad avere il suo proprio Stato.
Per quanto riguarda i regimi arabi reazionari, che fanno finta di indignarsi, c'è da ricordare il "Settembre nero" durante il quale l'esercito di Giordania provocò una strage nei campi palestinesi. Tutti questi regimi temono che la rivolta di questo popolo disperato, la cui giovinezza è pronta ad affrontare un esercito a mani nude piuttosto di vivere nell'oppressione e la miseria, diventi un esempio da seguire per tutti i popoli oppressi della zona.
Il dramma per le masse palestinesi è che non c'è nessun partito che si impegni nella prospettiva di unire la lotta di tutti gli oppressi del Medio Oriente, compresi gli Israeliani, e che le loro legittime rivolte possono essere incanalate nel vicolo cieco del nazionalismo reazionario o dell'integralismo religioso.
Questo è un dramma anche per il popolo israeliano, anche se nel suo seno molti sono gli incoscienti che approvano la politica bellicista dei dirigenti. Anche i carcerieri alla fine vivono in una paura permanente. Il futuro appartienne alla fraterna intesa dei due popoli, ma questa si potrà costruire solo contro i loro rispettivi dirigenti.
Arlette Laguiller