L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato : l’attualità di un’opera datata (Da “Lutte de Classe” n° 119, aprile 2009)

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L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato : l’attualità di un’opera datata
23 marzo 2009

125 anni fa, nella primavera del 1884, Friedrich Engels finiva la stesura de L'origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato. Nella prefazione alla prima edizione, egli spiegava: "I capitoli che seguono rappresentano, in un certo qual modo, l'esecuzione di un lascito. Karl Marx stesso si era riservato il compito di esporre i risultati delle indagini di Morgan, collegandoli ai risultati della sua (posso dire nostra, entro certi limiti) indagine materialistica della storia, mettendo così in evidenza tutta la loro importanza. Marx era morto nel 1883 e Engels si accingeva ad eseguire questo lascito morale.

Al contrario del Capitale di Marx e di altri scritti dei due amici rispetto all'economia politica, scritti che partivano dallo studio di un fenomeno in atto sotto i loro occhi e che rimangono di una bruciante attualità, L'origine della famiglia rimane molto segnata dal livello delle conoscenze scientifiche e storiche dell'epoca e delle ipotesi che si potevano provare a dedurre.

E' ad esempio significativo che Engels denunci la società di classe "lungo i 2500 anni della sua esistenza", mentre oggi si sa che le prime civiltà per le quali si può parlare di classi sociali e di Stato sono comparse almeno tre millenni prima.

La scala dei tempi è cambiata

Infatti, all'epoca in cui scrive Engels, la scala dei tempi nella storia della Terra così come in quella delle società umana non è quella che oggi viene considerata.

Certamente, alla fine dell'800 non si era più disposti, negli ambienti scientifici, ad accettare i calcoli basati su estrapolazioni dalla Bibbia per cui, secondo gli autori, la presunta nascita di Gesù veniva collocata da 3500 a 7000 anni dopo la creazione del mondo. Ancora nel Seicento, un certo James Usher giunse ad affermare perentoriamente che la creazione era avvenuta all'inizio della notte precedente il 23 ottobre dell'anno 4004 a.c.! Furono essenzialmente i geologi, studiando la velocità del deposito dei sedimenti marini o quella dell'erosione, a fare accettare cronologie più lunghe, dell'ordine di parecchie centinaia di milioni di anni.

Ma alla fine dell'Ottocento, queste stime furono riviste al ribasso con i calcoli di un famoso fisico, William Thomson, più conosciuto sotto il nome di Lord Kelvin, con maggiore autorità in quanto la fisica ha la fama di una scienza "esatta". Secondo calcoli basati sulla velocità del raffreddamento della terra, poi sull'energia irraddiata dal sole, Lord Kelvin attribuiva alla terra un'età di 20 ai 40 milioni di anni. Il che fece dire a Darwin, convinto che l'evoluzione degli esseri viventi avesse necessitato molto più tempo, che questo Lord Kelvin era "uno spettro odioso". Ma fino ai primi anni del ventesimo secolo, si era propensi a ritenere che la Terra non potesse avere più di un centinaio di milioni di anni.

Si dovette attendere la scoperta della radioattività nel 1896 e i lavori successivi perché i fisici potessero spiegare l'origine del calore prodotto nelle profondità della terra e di quello irradiato dal sole, in modo da avere un mezzo di datazione affidabile delle rocce che costituiscono la crosta terrestre. E fu solo 20 anni dopo che il miliardo di anni diventò l'unità di misura dell'età della Terra.

E' dunque ovvio che il modo in cui Engels rintraccia la storia delle società umane è segnato dalla scala dei tempi geologici ammessa alla sua epoca, ed anche dai limiti delle conoscenze rispetto alla preistoria dell'umanità cosi' come alla storia delle prime civiltà.

Una storia lunghissima

Questo è particolarmente vero rispetto alla storia della famiglia.

Morgan, partendo dalle relazioni familiari esistenti tra gli Irochesi dell'America del Nord e dalle relazioni anteriori, e vedendo delle vestigia nella terminologia impiegata in esse, aveva elaborato una storia della famiglia nella quale l'evoluzione delle tecniche aveva una parte determinante. Aveva concepito uno schema rintracciando il percorso che avrebbe portato alla famiglia moderna da un'ipotetica promiscuità primitiva in cui le relazioni sessuali non fossero state sottomesse a nessuna regola. Marx ed Engels non potevano che aderire con entusiasmo a questa concezione materialistica. Per Morgan come per Engels questa evoluzione si era compiuta in qualche millennio (l'età ipotizzata della specie umana) passando dalle stesse tappe per tutti i popoli.

Ma in realtà la storia delle relazioni familiari si è estesa durante un periodo di quasi 200 000 anni (secondo la cronologia oggi accettata) se consideriamo solo l'homo sapiens, e in un periodo di milioni di anni se si risale all'origine del genere homo, perché non c'è nessuna ragione per cui i predecessori ominidi non avessero elaborato, tra gli elemento della loro cultura, costumi e regole in questo campo della vita sociale. Non c'è neppure nessuna ragione per dire che questi costumi siano stati gli stessi in gruppi umani che conoscevano condizioni materiali molto diversificate nello spazio e nel tempo.

Ma se le conoscenze attuali rendono evidente il fatto che oggi è largamente superata la visione di Morgan ed Engels sull'evoluzione della vita sociale nelle società che si sono successe durante tutta la preistoria, esse non consentono di darne un'immagine molto più esatta.

L'assenza di ogni traccia scritta fa sì che nessun ricercatore possa affrontare in un modo che non sia materialista (più o meno conseguente) lo studio della preistoria. Lo studioso non ha nessun grand'uomo, nessun eroe, nessuna battaglia, nessuna piccolissima storia di adulterio reale da esaminare. E' l'evoluzione delle tecniche del taglio della pietra ad essere stata a lungo al centro delle sue preoccupazioni, e questo dai primi utensili utilizzati più di due milioni di anni fa alle amigdale levigate del neolotico.

Lo studio delle abitazioni preistoriche ritrovate permette anche di farsi una buona idea del modo in cui si alimentavano gli uomini che vi dimoravano, e di immaginare anche quali fossero le dimensioni dei gruppi umani. Ma ovviamente le relazioni sociali che esistevano in questi gruppi non hanno lasciato tracce sufficienti per darne una buona conoscenza.

Per il periodo -breve rispetto alla storia dell'umanità- in cui incisioni, sculture, sono arrivate fino a noi, il numero importante di simboli sessuali, le statuine femminili conosciute sotto il nome di "Venere" dimostrano che tutto ciò che era legato alla riproduzione aveva una parte importante nella vita intellettuale dei nostri antenati. E' legittimo pensare che la donna come genitrice godesse di una considerazione particolare. Ma non si può sapere fino a che punto la divisione sessuale del lavoro, che l'ha allontanata dalle grandi cacce e di conseguenza dalla possibilità di portare armi, l'abbia svantaggiata. Tanto più che le condizioni materiali di vita dei gruppi umani furono molto diverse nello spazio come nel tempo.

Gli studi degli etnologhi sulle cosiddette società primitive non consentono ugualmente alcuna conclusione in materia, perché anche queste società hanno dietro di sé tutta una storia che ci è sconosciuta. In che modo le relazioni sociali esistenti a partire dalle popolazioni amerindiane, respinte da millenni nella giungla brasiliana, possono testimoniare di ciò che erano i costumi dei primi abitanti del continente americano che avevano varcato lo stretto di Behring?

Se le popolazioni aborigene d'Australia avevano sistemi di parentela molto diversi da quelli che Morgan ed Engels avevano immaginato, ciò riflette davvero il modo in cui vivevano i primi sapiens che hanno popolato l'Australia, secondo gli autori, 40 000, 50 000 o 60 000 anni fa?

In verità, l'unica cosa di cui possiamo essere certi è che la storia delle relazioni familiari a partire dagli homo sapiens, e a maggior ragione dall'insieme degli Ominidi, è molto più complessa di ciò che i migliori pensatori del diciannovesimo secolo potessero immaginare. Ma noi non siamo in una situazione molto migliore della loro per conoscere tale storia, che potrebbe anche rimanere per sempre l'oggetto di speculazioni intellettuali senza portare ad alcuna certezza.

Ma L'origine della famiglia segna una data capitale nella storia delle idee perché, come scrive Engels nella prefazione della sua opera, "fino all'inizio del decennio che va dal '60 al 70 non si poteva parlare di una storia della famiglia. La scienza storica in questo campo era ancora interamente sotto l'influenza dei cinque libri di Mosé. La forma patriarcale della famiglia, ivi descritta in maniera più circostanziata che altrove, non soltanto veniva considerata, senz'altro, come la più antica, ma veniva anche identificata, previa eliminazione della poligamia, con la odierna famiglia borghese, cosicché, propriamente, la famiglia non avrebbe in generale percorso alcun sviluppo storico."

L'idea che la famiglia, così come la concepiva la società borghese, non fosse esistita da sempre, e che le relazioni tra uomini e donne, e più in generale tra tutti gli esseri umani, potessero in futuro, in una società in cui sarebbero scomparsi lo sfruttamento e l'oppressione, essere molto diverse da ciò che erano allora, stava per essere fatta propria da tutto il movimento operaio socialista.

Engels e la nascita dello Stato

Se le idee di Engels sulla storia della famiglia devono molto a Morgan, l'elaborazione riguardante la nascita dello Stato è il frutto dei suoi lavori e di quelli di Marx.

L'apporto di Engels ne L'origine... non risiede tanto nella spiegazione del ruolo dello Stato quale strumento della classe dominante, né dei compiti del proletariato rispetto allo Stato borghese.

Il Manifesto Comunista aveva dato nel 1847 solo una risposta imprecisa a questo problema, affermando la necessità del'"organizzazione del proletariato in classe dominante". Ma dopo il 18 brumaio di Luigi Napoleone Bonaparte, Marx pensava che "il prossimo tentativo della rivoluzione in Francia dovrà consistere non più nel far passare la macchina burocratica e militare in altre mani, come è stato fino ad ora, bensi a spezzarla. E la Comune di Parigi del 1871 confermò pienamente tale pronostico.

L'apporto di Engels ne L'origine... fu di dimostrare come il passaggio di gruppi umani ad un'economia di produzione, con l'agricoltura e l'allevamento, e non più di predazione simile a quella dei cacciatori-raccoglitori che li avevano preceduti, aveva reso possibili lo sfruttamento, la divisione della società in classi, e necessitato allo stesso tempo la nascita dello Stato come organo apparentemente al di sopra delle classi e incaricato di mantenere l'ordine sociale esistente per impedire una guerra di classe permanente.

Sul problema delle origini dello Stato, all'epoca in cui Engels scriveva, le conoscenze riguardanti l'inizio della civiltà erano ben più povere di quelle che abbiamo oggi. Rispetto all'Europa occidentale, al Medio Oriente, per parlare solo di queste regioni, si era cominciato a decifrare la scrittura cuneiforme, i geroglifici, ma si sapevano ben poche cose su queste civiltà e anche sulla loro epoca. Da questo punto di vista è significativo che Engels si riferisca essenzialmente alla storia delle civiltà greca e romana e a quella degli antichi germani.

Ma queste lacune nelle conoscenze dell'epoca avevano, rispetto al discorso di Engels, poca importanza perché quello che lo interessava era di capire come erano nati gli stati che, attraverso i secoli, avrebbero portato a questo sistema capitalista di cui era un ardente avversario. Né Marx né Engels, volevano essere degli storici che studiano la storia per la storia. Tutti gli scritti di Engels, compresi quelli relativi alla storia degli antichi germani o alle guerre dei contadini del Cinquecento, sono stati testi di battaglia, destinati ad armare meglio il proletariato. E se Marx qualche volta ha evocato un "modo di produzione asiatico" originale, non ci si è mai attardato. Ciò che interessava l'uno e l'altro era di capire meglio come si erano sviluppate le società che avrebbero portato al capitalismo moderno, per poterlo combattere meglio.

In tale ottica, le parti de L'origine della famiglia... che corrispondono alla comparsa della proprietà privata e alla nascita dello Stato rimangono ricche d'insegnamenti per i militanti comunisti odierni. Lenin nell'agosto del 1917 non si era sbagliato, e in pieno tormentone rivoluzionario dedicò un libro intero, Stato e rivoluzione, a ricordare, di fronte al tutte le interpretazioni opportunistiche, ciò che erano le idee di Marx ed Engels su questo problema per meglio armare il partito bolscevico per le battaglie che lo aspettavano.

E questa eredità che Lenin difendeva, vogliamo che diventi nostra.

23 marzo 2009