Le elezioni comunali, bilancio e prospettive (da Lutte de Classe n° 117 – dicembre 2008 - Congresso di Lutte Ouvrière)

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Le elezioni comunali, bilancio e prospettive
15 ottobre 2008

(Questo testo è stato votato dal Congresso di Lutte Ouvrière, 6 e 7 dicembre 2008)

All'ultimo congresso abbiamo deciso di candidarci alle elezioni comunali del 2008 ricercando un accordo con i partiti di sinistra laddove sarebbe stato possibile e sotto il nostro proprio nome laddove non lo sarebbe stato. Nell'ambito di un sistema elettorale truffa che lascia ben poche possibilità ai rivoluzionari di accedere alle possibilità di espressione che possono risultare dalla loro presenza in assemblee elette, il movimento operaio ha sempre considerato che tali accordi con partiti riformisti o addirittura liberali potevano essere presi in considerazione.

Tale decisione teneva conto della situazione politica del momento, cioè del fatto che un anno dopo l'elezione di Sarkozy alla presidenza della Repubblica e dopo più di cinque anni di governi di destra non avrebbe avuto molto senso ricominciare la campagna del 2001, cioè proporre ai lavoratori di votare in occasione di queste comunali sia contro la politica della sinistra sia contro quella della destra. Tanto più che se i partiti di sinistra si discreditano ogni volta che vanno al governo, più spesso suscitano nuove illusioni appena la destra assume per qualche tempo il potere, allo stesso modo di quel gigante della mitologia greca, Anteo, che trovava nuove forze appena toccava terra. Come hanno mostrato i risultati di queste elezioni, è un'illusione estremista credere che questi partiti suscitino lo schifo dei lavoratori.

Le decisione che abbiamo presa teneva anche conto del carattere locale di queste elezioni, del fatto che i consigli comunali in realtà non hanno molti poteri e che è lo Stato centrale il responsabile principale delle mancanze in materia di alloggi decenti, di trasporti collettivi e di sistema sanitario di cui soffre la popolazione lavoratrice. La gestione comunale da parte dei riformisti, che siano del PCF o del PS, è ovviamente ben lungi dal preoccuparsi solo degli interessi della popolazione lavoratrice, anche se in generale li prende più in considerazione della destra semplicemente perché questa popolazione costituisce il loro elettorato. Ma non ha senso opporre a questa gestione una buona gestione che sarebbe quella dei rivoluzionari. Tenuto conto della legislazione attuale e delle forze che i rivoluzionari oggi sono in grado di mobilitare, non sarebbe neanche possibile fare oggi a partire dei comuni il lavoro che fecero le prime giunte comunali socialiste o comuniste.

Anche se la nostra attività di propaganda locale è indipendente dalle elezioni comunali e dai loro risultati -la dobbiamo portare avanti e così facciamo anche in città in cui non abbiamo consiglieri comunali- questi ultimi possono essere punti di riferimento per avviare questo lavoro di influenza locale. Più di ciò che i nostri eletti avrebbero potuto dire nei consigli comunali, ci interessava ciò che avrebbero detto alla popolazione in questa veste.

Nei casi in cui il Partito comunista e il Partito socialista si confrontavano al primo turno con liste concorrenti, abbiamo privilegiato la ricerca di un accordo col primo, non tanto perché ci fosse apparso più a sinistra del suo rivale o perché avesse avuto solo un ruolo secondario nei governi dell'unione della sinistra. Perché il fatto che il PCF abbia occupato solo modesti incarichi ministeriali niente toglie alla sua responsabilità nel disorientamento e la demoralizzazione del mondo del lavoro, dovute alla politica di questi governi "di sinistra". In un certo senso la sua responsabilità era ancora maggiore rispetto a quella del partito socialista in quanto godeva di un credito ben più importante presso la popolazione lavoratrice. Abbiamo privilegiato gli accordi col PCF perché esso organizza o ha la simpatia del maggior numero di lavoratori combattivi e perché dobbiamo avere una politica nei confronti di questi lavoratori.

Complessivamente, laddove abbiamo concluso degli accordi per partecipare a liste d'unione le cose si sono svolte in modo corretto. Solo in due casi siamo stati portati a ritirarci prima del secondo turno per non ritrovarci su una lista che comportava anche dei candidati del Modem. Nel contesto politico difficile per noi in cui si svolgevano queste elezioni comunali il risultato è relativamente soddisfacente per quanto riguarda il numero dei nostri eletti.

La ricerca di candidati per costituire le nostre liste, sia che abbiamo presentato delle liste "Lutte Ouvrière", sia che abbiamo alla fine partecipato a liste d'unione, ci ha permesso di stabilire contatti con un numero non indifferente di simpatizzanti che non conoscevamo. Fare di questi simpatizzanti passivi dei simpatizzanti attivi e politicizzarli è un compito necessario non solo per stringere i legami con loro ma anche per sviluppare la nostra attività di influenza locale.

Tale attività locale non è affatto contraddittoria con l'importanza che abbiamo sempre dedicata alla nostra presenza nelle imprese e alla nostra stampa d'impresa. Essa al contrario ci può permettere di accrescervi la nostra influenza creando nuovi bollettini. E' un obiettivo che non dobbiamo perdere di vista.