Dopo le elezioni, i lavoratori greci dovranno continuare a lottare

Εκτύπωση
26 gennaio 2015

(da Lutte Ouvrière - 26 gennaio 2015)

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"Syriza è l'uscita dell'euro, la fine del sostegno finanziario e il caos," è in sostanza ciò che ha voluto far credere la Troika - il FMI, la BCE e Bruxelles -per scoraggiare gli elettori dal votare Syriza. Il ricatto non ha funzionato e il popolo greco non si è lasciato impressionare. Votando in massa per la sinistra radicale, ha espresso il suo rifiuto dell'austerità e dei sacrifici, e ne può essere orgoglioso!

Dal 2009, i greci hanno visto crollare le loro condizioni di vita. La disoccupazione è triplicata, salari e pensioni sono diminuiti del 10, 20 o 30%. Migliaia di negozi hanno chiuso, il sistema sanitario è stato in gran parte smantellato, migliaia di statali sono stati licenziati.

Fatta eccezione per alcune centinaia di famiglie legate agli armatori e al gran capitale della distribuzione e della costruzione, l'intera popolazione è stata colpita. Ingegneri, dirigenti, operai, dipendenti pubblici, tutti hanno subito licenziamenti, ritardi di pagamento e decurtazioni dello stipendio. Nell'impossibilità di far fronte alle spese quotidiane, la loro vita è cambiata.

Alcune famiglie si sono abituate a vivere senza elettricità, altre si rivolgono alle associazioni umanitarie per curarsi e alle mense dei poveri per potere mangiare. I cosiddetti piani di "salvataggio" hanno dato ai banchieri le garanzie che volevano, ma la Grecia è diventata un paese del Terzo Mondo.

Dopo cinque anni di discesa all'inferno, la popolazione non si rassegna ai sacrifici. Questa è una lezione per tutti noi e pegno di per il futuro.

Oggi, le speranze si volgono verso Syriza e il suo dirigente Tsipras. Ma è sufficiente fidarsi di coloro che sono arrivati al potere promettendo meraviglie? Sicuramente no!

Qui in Francia, abbiamo pagato a caro prezzo tali illusioni! Sono state le speranze poste in alcuni chiacchieroni quali Mitterrand, Jospin e Hollande a portare demoralizzazione, spoliticizzazione e l'attuale successo di demagoghi di destra nelle classi popolari.

In Grecia, i lavoratori ne hanno fatto amara esperienza. Nel 2009 Papandreu, leader del Partito socialista, aveva promesso di "rompere con la dittatura dei mercati finanziari". Arrivato al potere, aveva assicurato che i banchieri sarebbero stati pagati secondo le scadenze previste, qualunque fosse stato il costo per i lavoratori.

La storia non si ripete identica, ma bisogna far tesoro degli errori del passato. Non è di speranze che i lavoratori hanno bisogno, ma di coscienza.

Tsipras ha promesso che farà pagare i più ricchi, compresi gli armatori e la Chiesa ortodossa. Ha anche promesso di rinegoziare con la Troika il pagamento del debito. Nel momento in cui tutti riconoscono che questo debito non sarà mai pagato e che le cure di austerità hanno fatto più male che bene, forse otterrà dai creditori che allentino un po' la morsa. Con una decina di miliardi forse alleggerirà le sofferenze dei più poveri.

Ma questo non farà uscire i greci dalla povertà e dalla disoccupazione. Non più in Grecia che altrove si possono creare posti di lavoro e aumentare salari e pensioni senza mettere a repentaglio i profitti capitalisti. Per garantire servizi pubblici sanitari e educativi dignitosi, bisogna fare pagare i più ricchi.

Non ci potrà essere un miracolo: non si porrà fine all'austerità senza estirpare le sue radici: lo sfruttamento, il profitto e il potere dei capitalisti. Darsi solo l'obiettivo di combattere gli abusi dei capitalisti corrotti e mafiosi, come ha fatto Syriza, è condannarsi all'impotenza.

Per ritrovare condizioni di vita degne del 21° secolo, dovremo condurre una lotta spietata contro il potere della borghesia e dei finanzieri. Per avere successo, questa lotta dovrà essere basata sulla forza collettiva dei lavoratori e la loro azione cosciente, perché sono gli unici in grado di riorganizzare la società nell'interesse della grande maggioranza.

Questo non è l'obiettivo di Syriza, ma deve essere quello dei lavoratori greci. Essi non hanno aspettato l'elezione per presentare le loro esigenze. Essi hanno ripetutamente dimostrato la loro combattività e determinazione a lottare per difendere le loro condizioni d'esistenza. Gli si può solo augurare che continuino.

Se le elezioni possono servire ad esprimere un'opinione, non consentono però di cambiare il rapporto di forza con i capitalisti. Per fare questo, le uniche armi dei lavoratori, greci come francesi, sono quelle della lotta di classe, le manifestazioni e gli scioperi. Sarà da lì, e non da Syriza, che potrà venire la salvezza.