Elezioni comunali del 2008: una protesta contro il governo e la sua politica (Da "Lutte de Classe n° 112 – Aprile 2008)

Εκτύπωση
Elezioni comunali del 2008: una protesta contro il governo e la sua politica
27 marzo 2008

La spinta elettorale a sinistra che si è espressa al primo turno delle comunali è stata confermata al secondo.

Nonostante le particolarità delle elezioni comunali, con la loro parte di problemi locali, il bilancio o addirittura la personalità del sindaco, la natura delle alleanze per costituire delle liste, il risultato di queste elezioni svoltesi dopo 10 mesi di presidenza di Sarkozy, ha espresso chiaramente una protesta contro il governo di destra e la sua politica.

Tale spinta a sinistra si è espressa sulla base di una forte astensione. Al secondo turno per esempio la percentuale di astensioni, ossia il 38%, è stata addirittura quella più alta per delle elezioni comunali dalla guerra in poi. Una frazione importante della popolazione, tra l'altro appartenente alle classi popolari, non si interessa alle elezioni. Ma la relativa crescita del numero degli astenuti non ha riguardato allo stesso livello l'elettorato di sinistra e l'elettorato di destra. Questa differenza stessa è uno degli elementi della spinta a sinistra.

Si constata infatti che l'elettorato di sinistra si è più fortemente mobilitato che non durante le ultime comunali nel 2001. Non è stato il caso dell'elettorato di destra. Anche nelle città dove dopo il primo turno, il municipio di destra appariva particolarmente minacciato, e dove la partecipazione è stata più forte al secondo turno che al primo, sembra che questo aumento della mobilitazione sia stato soprattutto quello dell'elettorato di sinistra.

Nelle argomentazioni tendenziose della destra che, per mascherare il suo insuccesso elettorale, ribadisce che si tratta di un semplice riequilibrio, c'è accanto ad una grossa bugia una piccola parte di verità.

Nel 2001 la situazione politica era l'inverso di quella del 2008. Il governo era quello di Jospin, in carica da quattro anni. Chi prendeva provvedimenti antioperai era questo governo. Era questo governo che manteneva il blocco dei salari, lasciava passare i licenziamenti nelle grandi imprese -basti ricordare la chiusura della Renault di Vilvorde all'indomani dell'arrivo di Jospin al governo-, sopprimeva posti di lavoro nei servizi pubblici, faceva ancora più privatizzazioni che il governo di destra di Balladur che lo aveva preceduto.

Una parte importante dell'elettorato di sinistra, delusa dalla politica di destra fatta da questo governo che si affermava "di sinistra", aveva espresso questa delusione astenendosi nelle comunali del 2001, senza parlare della frazione meno numerosa ma significativa che aveva allora scelto di votare per l'estrema sinistra.

E bisogna anche ricordare che un anno dopo queste elezioni comunali, alla presidenziale del 2002, l'astensione dell'elettorato di sinistra era costata 4 milioni di voti ai candidati del PS e del PC, Jospin e Hue. Jospin aveva dovuto lasciare a Le Pen il diritto di partecipare al secondo turno.

Ma il movimento in senso contrario che si è appena prodotto fa più che riequilibrare la situazione: la destra ha perso non solo una maggior parte delle città che aveva conquistate nel 2001, ma anche alcune altre che controllava da molto tempo.

La lezione politica di queste elezioni è doppia. Da un lato l'elettorato di sinistra aveva delle ragioni per mobilitarsi contro questa variante particolarmente cinica e provocatoria della destra al potere quale la squadra Sarkozy-Fillon. Ha colto il voto per le liste di sinistra come uno strumento di protesta contro Sarkozy e la sua politica. Questa relativa rimobilitazione dell'elettorato di sinistra per votare contro Sarkozy si è svolta principalmente a favore del PS. Per una parte minore, è stata anche a favore del PC come pure delle liste "a sinistra della sinistra", qualunque fosse la loro composizione, nei posti in cui erano presenti.

Dall'altro lato una parte dell'elettorato che ha portato Sarkozy alla presidenza non ha voluto mobilitarsi per assicurare l'elezione dei suoi rappresentanti nei comuni. C'è di tutto in questa frazione dell'elettorato di destra che si è allontanata da Sarkozy. Sarkozy ha cercato nelle ultime settimane della campagna di conquistare la componente più reazionaria di questo elettorato, ricavando dalle sue riserve di demagogia discorsi sulla sicurezza e contro gli immigrati. Sembra che non ci sia riuscito, anche se questo elettorato non è tornato per questo verso il Fronte Nazionale.

Ma ci sono anche probabilmente tra i delusi dell'elettorato di destra quelli che sono stati toccati da alcuni dei provvedimenti retrogradi del governo quali per esempio il ticket sulle medicine o "l'oblío" della sua promessa di migliorare un po' la situazione dei pensionati.

All'uscita del secondo turno, il numero di municipi di più di 15 000 abitanti controllati dalla sinistra è passato da 291 a 350 mentre il numero di quelli controllati dalla destra è diminuito da 342 a 262.

Una quindicina di municipi sono controllati dal MoDem (centro destra). Anche il PC si salva. Fra le città di più di 30 000 abitanti, ne perde tre ma ne riconquista altre tre. E secondo le indicazioni dell'Humanité, per quanto riguarda le città di più di 9000 abitanti, quelle controllate da un sindaco del PC sarebbero passate da 86 al 91.

Ma un fatto significativo è che sulle tre città di più di 30 000 abitanti perse dal PC, una sola, Calais, è stata ripresa dalla destra. Aubervilliers è stata presa dal PS e Montreuil dall'ecologista Voynet.

Infatti oltre alla competizione elettorale sinistra contro destra, c'era quella che all'interno della sinistra opponeva PC e PS. In parecchi municipi con un sindaco del PC, in periferia di Parigi, ma anche nella periferia di Lione e di alcune città di provincia, il PS ha presentato le sue proprie liste provocando delle elezioni primarie all'interno della sinistra.

Queste primarie imposte dal PS non gli sono riuscite nella maggior parte dei casi. Nella regione parigina, a parte Pierrefitte, ad arrivare in testa dell'elettorato di sinistra è stato il PC. Stessa cosa nella periferia di Lione. A Vaulx-en-Velin per esempio il sindaco apparentato al PC è passato addirittura al primo turno, il che non era successo quando era alla testa di una lista d'unione della sinistra nel 2001.

Però in quattro città della Seine-Saint-Denis, nonostante sia arrivato dietro il PC al primo turno, il PS non ha ritirato la sua lista al secondo turno, facendo una guerra vera e propria al suo ex alleato. Sia a Saint-Denis che a La Courneuve, Bagnolet e Aubervilliers, il PS ha fatto chiaramente la scommessa che l'elettorato di destra gli avrebbe fornito il numero di voti che mancavano per conquistare il municipio a detrimento del PC. In tre di queste città la manovra non è riuscita. Saint-Denis, La Courneuve e Bagnolet hanno conservato un sindaco del PC. Invece a Aubervilliers l'aiuto dei voti della destra ha permesso alla liste del PS di registrare una vittoria poco gloriosa contro il suo concorrente del PC.

Nello stesso modo a Montreuil è stata una parte dell'elettorato di destra ad arbitrare il duello che opponeva la Verde Dominique Voynet all'apparentato comunista Brard.

Parecchi dirigenti del PS hanno preso le distanze rispetto a ciò che PS e PC chiamano "disciplina repubblicana", espressione sbandierata tante volte contro i candidati d'estrema sinistra.

Sarebbe probabilmente falso parlare in questo caso di iniziative locali. Basta sentire Ségolène Royal ed alcuni altri dirigenti del PS per capire che questo è sottomesso alla tentazione di abbandonare le alleanze a sinistra, particolarmente col PC, a vantaggio di un'intesa col MoDem. Parecchi capolista del PS, come Rebsamen a Digione, hanno integrato dei rappresentanti del Modem alle loro liste anche prima del primo turno. Altri hanno scelto di integrarli tra i due turni.

Non da oggi il PS che tanto ha fatto in passato per demolire l'udienza elettorale del PC, è preoccupato da questo contraccolpo che gli fa perdere allo stesso tempo questo complemento elettorale che gli dava una possibilità di ritornare al governo. E' anche da tempo che il PS prova la tentazione di abbandonare la strategia di unione della sinistra per trovare alleati a destra. Il MoDem è in qualche modo l'incarnazione di questa tentazione. I risultati del MoDem in queste elezioni comunali non sono però tali che un eventuale cambio d'orientamento del PS verso esso possa apparire come una scommessa vincente. Ma tra oggi e le prossime elezioni presidenziali e legislative molte cose possono cambiare.

Appena ottenuto il successo i dirigenti della sinistra hanno cominciato a dichiarare che Sarkozy deve tener conto dell'avvertimento datogli dall'elettorato. Hanno avuto già la sera del secondo turno la risposta a questa loro ingiunzione quando Fillon ha affermato chiaramente che proseguirà la politica già iniziata. Altri hanno ripreso la stessa canzone, tra l'altro Raffarin che ha attribuito l'insuccesso della destra al fatto che le "riforme" non sarebbero state portate avanti ad un ritmo abbastanza rapido.

Se l'avvertimento si limita al solo risultato delle elezioni comunali, Sarkozy e soci proseguiranno con le loro misure antioperaie. E' anche probabile che saranno accentuate, perché sanno che dal punto di vista elettorale hanno ancora quattro anni davanti a loro, ed è loro interesse prendere le misure più impopolari nel prossimo periodo e non durante i sei mesi che precederanno la presidenziale e le legislative del 2012.

E al di là di questi piccoli calcoli politici, c'è l'esigenza del grande padronato. Le decisioni già annunciate, come quella di respingere ancora l'età del pensionamento, o come la flessibilità del contratto di lavoro, sono esigenze del grande padronato. E se questo non trova ostacolo il governo ubbidirà.

E poi c'è il contesto economico generale, la crisi finanziaria e le sue prevedibili conseguenze per l'economia produttiva. Colpito dalle conseguenze dei sobbalzi della propria economia, il grande padronato e il governo non possono sperare di salvaguardare gli alti profitti delle imprese se non col demolire ancora di più le condizioni d'esistenza dei lavoratori, coll'abbassamento dei salari, con la generalizzazione della precarietà, col ridurre in modo drastico le spese sociali per poter aiutare in modo più massiccio ancora il grande padronato.

Sarkozy può giurare che non ci saranno misure di austerità, farà ciò che il padronato gli dirà di fare. Forse al prezzo di assumere un'armata di sedicenti intellettuali del tipo di Attali per ricorrere a giochi semantici per evitare i discorsi troppo chiari.

Non saranno i discorsi a fare arrabbiare il mondo del lavoro, sarà la realtà che c'è dietro. Se le misure antioperaie si accentueranno, se la crisi si aggraverà, la classe operaia non avrà altra scelta per salvarsi dalla miseria e dalla decadenza, che di impegnare una lotta determinata, esplosiva, contro il padronato e i suoi bassi servitori del mondo politico.

27 marzo 2008