Quando la barbarie del mondo ci raggiunge

Εκτύπωση
16 novembre 2015

Almeno 129 morti e più di 300 feriti; i terroristi che hanno colpito venerdì sera 13 novembre hanno ucciso freddamente e metodicamente più donne e uomini che hanno potuto: quelli che erano seduti all'aperto in un caffè, gli spettatori del Bataclan, quelli che si trovavano allo Stadio di Francia.

Hanno ucciso senza fare distinzioni, a caso, per terrorizzare. Quando la barbarie si scatena in questo modo, non si può che essere presi dall'orrore. Niente può giustificare tali stragi. Questi atti vengono da nemici di tutta l'umanità e, per conseguenza, da nemici dei lavoratori.

Nel momento in cui siamo ancora sconvolti per quello che è accaduto, i principali dirigenti politici approfittano di questa emozione: ci vogliono silenziosi e allineati dietro alla loro politica. Lunedì pomeriggio 16 novembre tutta la classe politica si è solennemente riunita in congresso per appellarsi all'unità nazionale. Il giorno prima, Hollande aveva ricevuto Sarkozy e Le Pen all'Eliseo.

Ci parlano di unità, ma la destra e il Fronte Nazionale smetteranno la loro nauseante gara a chi la spara più grossa contro i musulmani e contro gli stranieri? Il governo metterà fine a questo clima di ostilità generalizzato? Certo che no! Con lo stato d'emergenza e l'indurimento delle misure poliziesche, bisogna aspettarsi il moltiplicarsi dei controlli basati sull'aspetto fisico e il sospetto generalizzato che incoraggerà i peggiori razzisti.

Per Hollande, Sarkozy e Marine Le Pen, "l'unità nazionale" consiste nell'unirsi dietro di loro per fare la guerra. Anche se la destra e il FN criticano la politica di Hollande che sarebbe ancora troppo lassista, ci ordinano tutti di fare blocco dietro allo Stato e di sostenere lo sforzo bellico, di accettare lo stato di emergenza e la limitazione delle libertà. Chi non sostiene questo percorso di guerra, tuonano loro, sta con i jihadisti!

Ebbene no, non ci lasceremo impressionare da questo genere di ricatti. Bisogna denunciare tanto i terroristi quanto i responsabili dello Stato francese.

I jihadisti del Daesh (un altro nome dell'Isis) esercitano una delle dittature più feroci che ci siano mai state nelle regioni che dominano. Taglieggiano la popolazione, la costringono a vivere secondo dei precetti medievali, riducono le donne in schiavitù e liquidano quelli che non la pensano come loro. Le loro vittime sono tanto dei musulmani come dei cristiani, a riprova che non si tratta di uno "scontro di civiltà" o di una "guerra di religione", ma di una lotta per il potere e per il controllo delle ricchezze della regione.

Ma questi mostri non sono nati dal niente. Per mantenere il loro dominio in questa regione del Medio Oriente, che un tempo avevano colonizzato, i dirigenti dei paesi imperialisti non hanno mai esitato ad appoggiarsi ai peggiori regimi, su delle dittature medievali come l'Arabia Saudita o sullo stato di Israele che opprime il popolo palestinese.

Quando ha fatto loro comodo, hanno armato dei gruppi e hanno manovrato per far nascere delle opposizioni. In Iraq gli Stati Uniti hanno rovesciato Saddam Hussein, distrutto il suo esercito e messo in piedi un regime che ha escluso i sunniti. Oggi questi li ritroviamo alla testa del Daesh.

Le grandi potenze hanno scatenato la "guerra contro il terrorismo" 14 anni fa, dopo l'attentato alle Torri gemelle. A quell'epoca c'erano uno o due focolai terroristi. Oggi ce ne sono decine. Invece di sradicare il terrorismo, gli interventi imperialisti lo nutrono.

Un mese fa in Turchia, dei terroristi fecero 97 morti. 15 giorni fa un aereo russo si è schiantato sul Sinai: 224 morti. Lo scorso giovedì a Beirut, una bomba ha falciato 44 persone. Quanto alla guerra in Siria, questa ha già fatto 250.000 morti. Allora, non è vero che la barbarie è aumentata di un gradino dopo che ha colpito Parigi, ci ha semplicemente raggiunto.

La Francia non può essere un'isola di sicurezza e felicità in un oceano di miseria e di guerre. Un mondo dove 67 famiglie possiedono l'equivalente di quello che hanno per sopravvivere 3,5 miliardi di esseri umani, un mondo dove l'Africa e il Medio Oriente sono degli eldorado bramati dai capitalisti, ma degli inferni per le loro popolazioni, non può che generare delle mostruosità. Non potremo sbarazzarcene che prendendo il male alla radice, ovvero il dominio di questo folle sistema economico.

Allora, non lasciamoci irreggimentare dietro questa "Union sacrée" degli imperialisti! Non lasciamo che Hollande, Sarkozy, Le Pen, parlino in nostro nome! È vitale che noi, i lavoratori, quale che sia la nostra origine, ci sentiamo una classe unita dai nostri interessi, per difenderci da questa minoranza che ci sfrutta e che sprofonda il mondo nella barbarie.

(Editoriale di Lutte Ouvriére, lunedì 16 novembre 2015.)